"LIBERO": RENATO FARINA CI SCRIVE

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INES TABUSSO
00sabato 8 luglio 2006 14:30


08/07/2006 - "LIBERO QUOTIDIANO", Pag. 1
RENATO FARINA CI SCRIVE
di: RENATO FARINA

www.difesa.it/files/rassegnastampa/060708/BDJ2P.pdf




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CROCIATO 2006 (CON RIMBORSO A PIE' DI LISTA)



"Quando e' cominciata la quarta guerra mondiale, quella scatenata da Osama Bin Laden in nome dell'Islam contro l'Occidente crociato ed ebreo, ero animato da propositi eroici. Mi conosci come le tue tasche. La mia ambizione e' sempre stata inconsciamente quella di Karol Wojtyila: lui morire nei viaggi, io sul fronte, magari in Iraq o in Qatar".
(Renato Farina, lettera al Direttore, "Libero", 8 luglio 2006)



"Ad inchiodare il giornalista ci sono le ricevute, pare almeno due. Il Sismi pagava la fonte Betulla. E la fonte Betulla dava informazioni, cercava attraverso un ignaro cronista giudiziario di aprire squarci sull'indagine dei pm milanesi sul sequestro di Abu Omar. Cinquemila e duemila euro: questi i versamenti trovati nell'archivio di Pio Pompa, lo 007 che teneva i rapporti con la stampa.
Farina non nega quei passaggi di denaro, ma prova a dare una spiegazione plausibile: si tratta di rimborsi spese per viaggi effettuati. La linea difensiva è stata preparata in un conclave con Grazia Volo, l'avvocato che difende fra gli altri Cinzia Banelli e Stefano Ricucci. Dunque, Farina accredita la tesi dei rimborsi per gli spostamenti dovuti alla sua attività di intelligence".
(Il Giornale, 8 luglio 2006)




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I LOMBARDI ALLA PRIMA CROCIATA



"Giulianone amatissimo mi ha chiesto di non fare la verginella e di rivendicare con orgoglio quanto ho fatto: cioe' aver scelto con tutto me stesso a schierarmi dalla parte dell'occidente e di chi opera per tutelarlo. Confermo. Non muovo un passo indietro rispetto alla mia decisione. (...) In guerra non solo si puo' , ma si deve, se c'e' in ballo il bene grande della nostra discendenza e tradizione".
(Renato Farina, lettera al Direttore, "Libero", 8 luglio 2006)



"Credo che l'Europa che dobbiamo conoscere non sia fatta solo di grandi realizzazioni, l'Europa della civiltà: è anche l'Europa degli errori e dei crimini. Per questo, vorrei che si parlasse anche dell'Inquisizione per spiegare l'origine di una pratica orribile, di cui l'Europa non si è ancora completamente liberata: la tortura".
(Jacques Le Goff, storico, intervento al convegno «Europa e musei. Identità e rappresentazioni», la Repubblica, 5 aprile 2001)




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RELATIVISMO LEGALE E PRECEDENTI ILLUSTRI:



"Ho usato tutto, secondo me dentro i confini della legalita', di certo seguendo una scelta morale trepidante ma molto salda".
(Renato Farina, lettera al Direttore, "Libero", 8 luglio 2006)



"Personalmente, credo che le crociate siano state un episodio infelice, frutto di un errore concettuale. Le Crociate lasceranno nelle popolazioni orientali e soprattutto nell'Islam un ricordo profondamente ostile, che influisce ancora oggi negativamente sulle difficili relazioni tra Mussulmani e Occidentali. Il Cristianesimo è stata la religione della memoria, la religione del ricordo: i grandi personaggi del Cristianesimo sono i Santi e le tracce materiali dei Santi, le reliquie, hanno un ruolo fondamentale non solo religioso e spirituale, ma anche economico nell'Europa medievale. Sappiamo che il furto di reliquie è stata un'attività economicamente rilevante. Non bisogna pensare al furto nella sola accezione giuridica. Ci sono stati anche furti "ispirati", quasi legittimi. Una delle più importanti città europee, ad esempio, Venezia, è stata costruita a partire dal furto delle reliquie di San Marco ad Alessandria d'Egitto".
(Jacques Le Goff, storico, intervento al convegno «Europa e musei. Identità e rappresentazioni», la Repubblica, 5 aprile 2001)



C'è una norma di diritto naturale, che dice che se lo Stato ti chiede un terzo di quello che con tanta fatica hai guadagnato, questa ti sembra una richiesta giusta, e glielo dai in cambio di servizi che lo Stato ti dà. Se lo Stato ti chiede di più, o molto di più, c'è una sopraffazione nei tuoi confronti e allora ti ingegni per trovare dei sistemi elusivi o addirittura evasivi, che senti in sintonia con il tuo intimo sentimento di moralità, e che non ti fanno sentire intimamente colpevole".
(Silvio Berlusconi, all'epoca presidente del Consiglio, in visita al comando della Guardia di Finanza, Roma, 11 novembre 2004)




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CHI PIU' E MEGLIO DI LUI?



C'e' stata un'eccezione (oltre alla tua), quella di Giuliano Ferrara. Mi ha dedicato parole di amicizia e stima straordinarie, mi ha capito perfettamente. E' giunto a offrirmi un posto di lavoro, che e' il massimo. Io gli ho detto, grazie, ma ho gia' il mio. Se tu, Vittorio, mi tieni".
(Renato Farina, lettera al Direttore, "Libero", 8 luglio 2006)



"Il Consiglio dell’Ordine dei Giornalisti della Lombardia ha esaminato gli articoli e la cassetta della trasmissione televisiva "L’Infedele" in cui Giuliano Ferrara rivelava e quindi ribadiva di avere svolto, a metà degli anni Ottanta, attività di spia (a pagamento) per la Cia.
Il Consiglio, sottolineato che l’attività di spia non sia deontologicamente compatibile con l’appartenenza all’Ordine, ha dovuto constatare che al momento della rivelazione erano ampiamente decorsi i cinque anni oltre i quali, in base alla legge professionale n. 69/1963, interviene la prescrizione per un fatto suscettibile di sanzione disciplinare. Per di più nel 1985/86, Ferrara non era giornalista professionista".
(Comunicato del Consiglio dell’Ordine dei Giornalisti della Lombardia, Milano, 24 giugno 2003)



MA ANCHE VITTORIO CAPIRA':

"è più compatibile fare la spia per l'America che per l'Unione Sovietica, considerata nemico durante la guerra fredda. Io faccio da quarant'anni questo lavoro e mi son trovato bene lo stesso senza fare la spia, perché nessuno mi ha mai chiesto di farlo. Adesso non avrei neanche l'alibi economico, mi sono affrancato dal bisogno. In passato non so che cosa avrei deciso. Bisognerebbe trovarsi nella situazione. Siamo tutti capaci di fare i moralisti".
(Vittorio Feltri, direttore di "Libero", "Il Barbiere della Sera", 16 maggio 2003, LA SPIA CHE VENNE DAL FOGLIO, di Pennina, citato in ALMANACCO DEI "MISTERI D'ITALIA")



E FORSE CAPIRA' ANCHE MAURIZIO BELPIETRO:

"Faceva il giornalista in quell'epoca? Mi par di ricordare facesse lavoretti vari... Di esempi ce ne sono tanti nella storia d'Italia, in quegli anni un po' torbidi, di giornalisti che collaboravano con i servizi italiani. Giorgio Zicari era anche un bravo giornalista o Giannettini, che più che la spia compilava delle schede. Ferrara ha avuto il coraggio di dirlo. Se si facesse outing serio anche altri direbbero di aver fatto delle informative. Confesso di aver letto delle schede del Sisde... sembravano degli articoli. Bastava comprare il giornale. Due pettegolezzi, qualche analisi. Poca roba".
(Maurizio Belpietro, direttore de "Il Giornale", "Il Barbiere della Sera", 16 maggio 2003, LA SPIA CHE VENNE DAL FOGLIO, di Pennina, citato in ALMANACCO DEI "MISTERI D'ITALIA")



E MAGARI ANCHE LUCA SOFRI:

"Non vedo la contraddizione in questo doppio lavoro. Si fa il giornalista e contemporaneamente si potrebbe fare l'idraulico. Non vedo problemi etici nel raccontare qualcosa a Paesi amici, alleati, democratici. Non so se sono troppo ingenuo o troppo giovane, ma, se degli agenti mi chiedessero di raccontare come vanno le cose a La7 offrendomi dei soldi, lo farei. Purtroppo io non so mai niente! Certo, sarebbe scorretto verso La7, ma non in sé. Nel caso di Ferrara, poteva essere scorretto nei confronti delle persone di cui parlava o degli enti con cui aveva un rapporto privilegiato".
(Luca Sofri, "Il Barbiere della Sera", 16 maggio 2003, LA SPIA CHE VENNE DAL FOGLIO, di Pennina, citato in ALMANACCO DEI "MISTERI D'ITALIA")



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