...: Scrittura del Giorno :...

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Argo.50
20venerdì 1 gennaio 2016 07:45
- dal 01/01/16 al 31/12/16 -








Argo.50
10venerdì 1 gennaio 2016 08:06
Venerdì 1° gennaio
Rendete grazie a Geova, poiche egli e buono (Sal. 106:1)
Geova, che ci dà “ogni dono buono e ogni regalo perfetto”, merita davvero la nostra gratitudine (Giac. 1:17). Come un Pastore amorevole si prende teneramente cura dei nostri bisogni fisici e spirituali (Sal. 23:1-3). Ha dimostrato di essere “per noi rifugio e forza”, soprattutto in momenti particolarmente difficili (Sal. 46:1). Oggi molti danno per scontate le cose belle che hanno. Influenzati dal mondo commerciale e dalla pubblicità, milioni di persone cercano di avere sempre di più anziché accontentarsi di ciò che già possiedono. Anche noi potremmo essere influenzati da questo spirito di ingratitudine. Come gli antichi israeliti, potremmo diventare ingrati e perdere l’apprezzamento per la nostra preziosa relazione con Geova e per le benedizioni che abbiamo ricevuto da lui (Sal. 106:7, 11-13). Le difficoltà della vita potrebbero facilmente sopraffarci, facendoci perdere di vista le benedizioni che abbiamo (Sal. 116:3). w15 15/1 1:1-3
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10sabato 2 gennaio 2016 08:17
Sabato 2 gennaio
Il piccolo stesso diverrà mille (Isa. 60:22)
Nel XX secolo le guerre hanno mietuto milioni di vittime, in particolare le due guerre mondiali. Ma nel 1942, mentre infuriava la seconda guerra mondiale, Nathan Knorr, che all’epoca soprintendeva all’opera dei Testimoni di Geova, pronunciò il discorso intitolato “Pace — Può essa durare?” Il discorso presentava prove tratte da Rivelazione capitolo 17 secondo le quali quella guerra avrebbe portato non ad Armaghedon, ma a un periodo di pace (Riv. 17:3, 11). La fine della seconda guerra mondiale, comunque, non coincise con l’inizio di una pace totale. Secondo una stima, tra il 1946 e il 2013 ci sono stati 331 conflitti armati che hanno causato la morte di milioni di persone. Tuttavia, nello stesso arco di tempo molti paesi hanno goduto di relativa pace e i servitori di Geova se ne sono avvalsi per predicare la buona notizia. Quali sono stati i risultati? Nel 1944 c’erano meno di 110.000 proclamatori del Regno in tutto il mondo; oggi c'è ne sono circa 8.000.000! w15 15/2 4:6, 7
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10domenica 3 gennaio 2016 08:00
Domenica 3 gennaio
Per fede Mosè, quando fu cresciuto, rifiutò di esser chiamato figlio della figlia di Faraone (Ebr. 11:24)
Mosè sapeva bene cosa aveva da offrire l’Egitto. Era un membro della casa reale. Era stato “istruito in tutta la sapienza degli egiziani” (Atti 7:22). Godeva di ricchezze, potere e privilegi che un normale egiziano poteva soltanto sognare. Eppure all’età di 40 anni Mosè prese una decisione che con tutta probabilità sconcertò la famiglia reale che lo aveva adottato: non scelse neanche la vita “normale” dell’egiziano medio, ma quella degli schiavi. Il motivo? Era un uomo di fede (Ebr. 11:24-26). Questo gli permise di spingere lo sguardo molto oltre il mondo fisico circostante. Da uomo spirituale qual’era, nutriva fede in “Colui che è invisibile”, Geova, e nelle sue promesse (Ebr. 11:27). Anche noi dobbiamovedere più di quanto appare ai nostri occhi: dobbiamo essere “di quelli che hanno fede” (Ebr. 10:38, 39). w14 15/4 1:1-3
Argo.50
10lunedì 4 gennaio 2016 08:31
Lunedì 4 gennaio
Esultò nello spirito santo e disse: “Ti lodo pubblicamente, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai attentamente nascosto queste cose ai saggi e agli intellettuali” (Luca 10:21)
In una circostanza Gesù Cristo “esultò nello spirito santo”, e forse riusciamo a immaginarlo con un ampio sorriso e con gli occhi che gli brillano per la gioia. Cosa era accaduto? Aveva da poco inviato 70 discepoli a predicare la buona notizia del Regno di Dio e gli stava molto a cuore sapere come avrebbero assolto l’incarico. Gli accaniti nemici della buona notizia erano tanti e tra questi c’erano gli scaltri e dotti scribi e farisei. Costoro avevano indotto molti a disprezzare sia Gesù, considerato un semplice falegname, che i suoi discepoli, visti come “uomini illetterati e comuni” (Atti 4:13; Mar. 6:3). Ciò nondimeno, questi ultimi erano tornati traboccanti di entusiasmo. Avevano predicato malgrado l’opposizione ricevuta persino dai demoni! w15 15/3 1:1
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10martedì 5 gennaio 2016 07:57
Martedì 5 gennaio
La vostra espressione sia sempre con grazia, in modo da sapere come dare risposta a ciascuno (Col. 4:6)
Diversi anni fa una sorella stava parlando della Bibbia con il marito non Testimone. A un certo punto lui disse di credere nella Trinità. Intuendo che suo marito molto probabilmente non aveva ben chiaro in cosa consistesse questa dottrina, lei con tatto gli chiese: “Credi che Dio sia Dio, che Gesù sia Dio e che lo spirito santo sia Dio, ma che comunque c’è un solo Dio e non tre?” Sorpreso, lui rispose: “No, non è questo che credo!” Ne seguì una bella conversazione sulla vera natura di Dio. Questo episodio illustra l’importanza di fare con tatto domande ben ponderate. Inoltre non dobbiamo sentirci a disagio di fronte ad argomenti spinosi come la Trinità, l’inferno o l’esistenza di un Creatore. Se facciamo affidamento su Geova e sull’addestramento che ci fornisce, saremo spesso in grado di dare una risposta convincente, che possa toccare il cuore di chi ci ascolta. w14 15/5 1:1, 2
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10mercoledì 6 gennaio 2016 07:47
Mercoledì 6 gennaio
Devi amare Geova tuo Dio (Matt. 22:37)
Gesù Cristo dichiarò: “Io amo il Padre” (Giov. 14:31). Disse anche: “Il Padre ha affetto per il Figlio” (Giov. 5:20). Questo non dovrebbe sorprenderci. Dopotutto, per epoche incalcolabili durante la sua esistenza preumana, Gesù operò in qualità di “artefice” di Dio (Prov. 8:30). Lavorando a stretto contatto col Padre, Gesù imparò molto intorno alle Sue qualità e trovò innumerevoli ragioni per amarlo. Amare qualcuno implica un sentimento di profondo affetto per lui. Il salmista Davide cantò: “Proverò affetto per te, o Geova mia forza” (Sal. 18:1). Questi sono gli stessi sentimenti che dovremmo nutrire noi. Ma possiamo amare Dio dal momento che non lo vediamo? (Giov. 4:24). Sì, e le Scritture ci comandano di esprimere tale amore. Mosè, ad esempio, esortò il popolo di Israele: “Devi amare Geova tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima e con tutta la tua forza vitale” (Deut. 6:5). w14 15/6 1:1-3
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10giovedì 7 gennaio 2016 08:25
Giovedì 7 gennaio
Tu e tutta la tua assemblea, siate presenti domani dinanzi a Geova, tu ed essi e Aaronne (Num. 16:16)
A prima vista tutti gli uomini che stavano davanti al sommo sacerdote Aaronne potevano sembrare leali servitori di Geova. Ma in realtà, a eccezione di Aaronne, si trattava di ribelli arroganti che volevano usurpare il sacerdozio (Num. 16:1-11). Si erano illusi che Dio avrebbe accettato la loro adorazione, ma per lui, che legge i cuori e poteva vedere la loro ipocrisia, quella convinzione era un insulto (Ger. 17:10). Appropriatamente, il giorno prima Mosè aveva predetto: “La mattina Geova farà conoscere chi gli appartiene” (Num. 16:5). E infatti una chiara distinzione tra i veri adoratori e quelli falsi fu evidente quando “un fuoco uscì da Geova e consumava [Cora e] i cecentocinquanta uomini che offrivano l’incenso” (Num. 16:35; 26:10). Al tempo stesso Geova risparmiò la vita di Aaronne, dimostrando la propria approvazione per colui che era il vero sacerdote e un suo sincero adoratore (1 Cor. 8:3). w14 15/7 1:1, 2
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10venerdì 8 gennaio 2016 07:51
Venerdì 8 gennaio
Non è bene che l’uomo stia solo. Gli farò un aiuto, come suo complemento (Gen. 2:18)
La donna era un dono divino unico nel suo genere, nel senso che doveva essere l’aiuto perfetto dell’uomo. Inoltre avrebbe avuto lo speciale privilegio di avere figli. Si legge infatti che “Adamo mise a sua moglie il nome di Eva, perché doveva divenire la madre di tutti i viventi” (Gen. 3:20; nt.). Che dono stupendo fece Dio alla prima coppia umana! Avevano la facoltà di procreare altri esseri umani perfetti. In tal modo la terra sarebbe infine divenuta un paradiso abitato da persone perfette, che avrebbero tenuto sottoposte le altre creature viventi (Gen. 1:27, 28). Per ricevere le benedizioni riservate loro, Adamo ed Eva dovevano ubbidire a Geova e riconoscere la sua sovranità (Gen. 2:15-17). Solo a tali condizioni avrebbero potuto adempiere il proposito stabilito per loro. Purtroppo, però, subirono l’influenza di Satana, “l’originale serpente”, e peccarono contro Dio (Riv. 12:9; Gen. 3:1-6). w14 15/8 1:1-3
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10sabato 9 gennaio 2016 07:54
Sabato 9 gennaio
Le armi della nostra guerra non sono carnali (2 Cor. 10:4)
È volontà di Dio che i veri cristiani vadano in guerra e uccidano persone di un altro paese? Negli scorsi 100 anni, molti che si professavano cristiani hanno spesso fatto proprio questo. Cappellani militari cattolici hanno benedetto truppe e armi in guerre combattute contro cattolici appartenenti a nazioni nemiche. E i cappellani protestanti non hanno agito diversamente. La seconda guerra mondiale è stata un esempio fin troppo eloquente del massacro che ne è risultato. Come si comportarono i Testimoni di Geova in quel periodo di guerra? La storia mostra che mantennero la propria neutralità cristiana. Perché assunsero questa posizione? Primariamente perché seguivano l’esempio e gli insegnamenti di Gesù, che disse: “Da questo tutti conosceranno che siete miei discepoli, se avrete amore fra voi” (Giov. 13:35). Inoltre fecero tesoro dell’applicazione più ampia del ragionamento che l’apostolo Paolo fece ai cristiani di Corinto (2 Cor. 10:3). w14 15/9 1:1, 2
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10domenica 10 gennaio 2016 08:36
Domenica 10 gennaio
La fede è la sicura aspettazione di cose sperate (Ebr. 11:1)
Affermiamo spesso che il Regno di Dio è l’unica soluzione a tutti i nostri problemi. Quali basi abbiamo per nutrire incrollabile fede nel Regno? Il Regno messianico è una disposizione presa dall’Onnipotente stesso al fine di portare a compimento il suo proposito riguardo alla creazione. Si basa su un fondamento incrollabile: l’assoluto diritto che Geova ha di governare. Aspetti importanti relativi al Regno — il suo re, i coregnanti, il loro dominio — sono stati tutti legalmente stabiliti per mezzo di patti, ovvero contratti o accordi legali in cui una delle parti è rappresentata o da Dio o da suo Figlio Gesù Cristo. Riflettere su questi patti farà aumentare la nostra comprensione del modo in cui il proposito di Dio si realizzerà immancabilmente; ci aiuterà anche a comprendere quanto sia solida la disposizione del Regno messianico (Efes. 2:12). w14 15/10 1:1, 2
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10lunedì 11 gennaio 2016 08:11
Lunedì 11 gennaio
Ecco, il popolo dei figli d’Israele è più numeroso e più potente di noi (Eso. 1:9)
“Di conseguenza gli egiziani resero i figli d’Israele schiavi sotto la tirannia. E rendevano amara la loro vita con una dura schiavitù in lavori di malta d’argilla e mattoni e con ogni forma di schiavitù nel campo” (Eso. 1:13, 14). Il faraone arrivò a ordinare che tutti i neonati ebrei maschi venissero messi a morte (Eso. 1:15, 16). Mosè nacque proprio in quel tempo. Quando aveva tre mesi, fu nascosto da sua madre fra le canne del Nilo dove venne trovato dalla figlia del faraone, la quale lo adottò. Provvidenzialmente, nei suoi primi anni Mosè fu cresciuto dalla sua fedele madre, Iochebed, e diventò un leale servitore di Geova (Eso. 2:1-10; Ebr. 11:23-25). Geova “osservò” le sofferenze degli israeliti e decise di usare Mosè per liberarli dagli oppressori (Eso. 2:24, 25; 3:9, 10). Sarebbero così diventati un popolo “ricuperato” da Geova (Eso. 15:13; Deut. 15:15). w14 15/11 4:5, 6
Argo.50
10martedì 12 gennaio 2016 07:25
Martedì 12 gennaio
Ascoltatemi, voi tutti, e afferrate il significato (Mar. 7:14)
Una persona può sentire che qualcuno le sta parlando. Può anche distinguere il tono della voce. Ma di che utilità sarebbe se non capisse il significato delle parole dette? (1 Cor. 14:9). In maniera simile, furono in migliaia a udire quello che Gesù diceva. Benché parlasse una lingua che le persone potevano capire, però, non tutti comprendevano il significato delle sue parole. Per questa ragione Gesù disse loro quanto sopra. Perché molti non afferravano il significato delle parole di Gesù? Alcuni avevano preconcetti e motivi errati. Riferendosi a questi, Gesù disse: “Abilmente voi mettete da parte il comandamento di Dio per ritenere la vostra tradizione” (Mar. 7:9). Tali persone non cercavano davvero di afferrare il significato delle sue parole. Non volevano cambiare il loro modo di fare e di vedere le cose. Anche se forse avevano gli orecchi aperti, i loro cuori erano completamente chiusi! (Matt. 13:13-15). w14 15/12 1:1, 2
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10mercoledì 13 gennaio 2016 08:05
Mercoledì 13 gennaio
Chiunque continua a guardare una donna in modo da provare passione per lei ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore (Matt. 5:28)
Spesso tutto parte dagli occhi (2 Piet. 2:14). Molti cristiani che sono caduti in una condotta errata hanno indebolito le loro difese morali leggendo testi a sfondo erotico, guardando materiale pornografico o altri contenuti sordidi su Internet. Alcuni hanno guardato film, programmi televisivi o spettacoli teatrali sessualmente espliciti. Altri sono andati in night club, hanno assistito a spettacoli di spogliarello o hanno frequentato appositi centri per farsi fare massaggi sensuali. In un mondo privo di qualsiasi ritegno e che si abbandona a ogni sorta di immoralità, è fin troppo facile per un cuore ingannevole e difficile da correggere sviluppare sentimenti romantici per una persona che non è il proprio coniuge (Ger. 17:9, 10). Gesù disse: “Dal cuore vengono malvagi ragionamenti, assassinii, adultèri, fornicazioni” (Matt. 15:19). w15 15/1 4:4, 5
Argo.50
10giovedì 14 gennaio 2016 09:05
Giovedì 14 gennaio
Il cibo solido è per le persone mature, per quelli che mediante l’uso hanno le loro facoltà di percezione esercitate per distinguere il bene e il male (Ebr. 5:14)
Il discernimento è sinonimo di buon senso, cioè la capacità di distinguere ciò che è giusto da ciò che è sbagliato e poi di prendere la decisione più saggia. Secondo un’opera di consultazione è un “criterio di valutazione, sul piano morale o intellettuale” (Vocabolario della lingua italiana di Devoto-Oli). Il cristiano che ha discernimento parla e agisce in modi graditi a Dio. Sceglie parole che possano edificare gli altri anziché ferirli (Prov. 11:12, 13). È “lento all’ira” (Prov. 14:29). “Cammina diritto” e rimane sulla strada che porta alla vita (Prov. 15:21). Come possiamo acquistare discernimento? Studiando la Parola di Dio e mettendo in pratica quello che impariamo (Prov. 2:1-5, 10, 11). È particolarmente utile considerare la vita di Gesù, il più grande esempio di discernimento di tutti i tempi. w15 15/2 2:10
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10venerdì 15 gennaio 2016 08:52
Venerdì 15 gennaio
A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro ancora uno (Matt. 25:15)
Nella parabola dei talenti Gesù illustra con chiarezza un obbligo dei suoi seguaci unti. È importante comprendere il significato di questa parabola perché riguarda tutti i veri cristiani, che abbiano la speranza della ricompensa celeste o terrena. La parabola dei talenti costituisce parte della risposta di Gesù ai suoi discepoli circa “il segno della [sua] presenza e del termine del sistema di cose” (Matt. 24:3). Pertanto, si riferisce ai nostri giorni ed è parte del segno che identifica la presenza di Gesù e il suo dominio quale Re. Quella dei talenti è una delle quattro parabole collegate tra loro riportate in Matteo da 24:45 a 25:46. Anche le altre tre, ovvero quella dello schiavo fedele e discreto, quella delle dieci vergini e quella delle pecore e dei capri, furono pronunciate da Gesù nel rispondere alla domanda circa il segno della sua presenza. w15 15/3 3:1-3
Argo.50
00sabato 16 gennaio 2016 07:44
Sabato 16 gennaio
Nel caso che tu abbia avvertito qualcuno malvagio ed egli realmente non si ritrae dalla sua malvagità e dalla sua via malvagia, egli stesso morirà per il suo errore; ma in quanto a te, avrai liberato la tua propria anima (Ezec. 3:19)
I veri cristiani hanno già l’amicizia di Geova e la speranza della vita eterna. Si rendono comunque conto che è loro responsabilità “avvertire il malvagio perché si ritragga dalla sua malvagia via per conservarlo in vita” (Ezec. 3:17, 18). Ovviamente non svolgono il ministero solo per evitare di incorrere nella colpa del sangue. Amano Geova e il prossimo. Gesù illustrò il vero significato dell’amore e della misericordia nella sua parabola del buon samaritano. Chiediamoci: “Al pari del samaritano, sono ‘mosso a pietà’? Questo mi spinge a dare testimonianza?” Di certo non vorremmo mai comportarci come il sacerdote e il levita, accampando scuse e “[passando] oltre dal lato opposto” (Luca 10:25-37). La fede nelle promesse di Dio e l’amore per il prossimo ci motiveranno a partecipare il più possibile all’opera di predicazione prima che sia troppo tardi. w14 15/4 2:14
Argo.50
00sabato 16 gennaio 2016 07:44
Sabato 16 gennaio
Nel caso che tu abbia avvertito qualcuno malvagio ed egli realmente non si ritrae dalla sua malvagità e dalla sua via malvagia, egli stesso morirà per il suo errore; ma in quanto a te, avrai liberato la tua propria anima (Ezec. 3:19)
I veri cristiani hanno già l’amicizia di Geova e la speranza della vita eterna. Si rendono comunque conto che è loro responsabilità “avvertire il malvagio perché si ritragga dalla sua malvagia via per conservarlo in vita” (Ezec. 3:17, 18). Ovviamente non svolgono il ministero solo per evitare di incorrere nella colpa del sangue. Amano Geova e il prossimo. Gesù illustrò il vero significato dell’amore e della misericordia nella sua parabola del buon samaritano. Chiediamoci: “Al pari del samaritano, sono ‘mosso a pietà’? Questo mi spinge a dare testimonianza?” Di certo non vorremmo mai comportarci come il sacerdote e il levita, accampando scuse e “[passando] oltre dal lato opposto” (Luca 10:25-37). La fede nelle promesse di Dio e l’amore per il prossimo ci motiveranno a partecipare il più possibile all’opera di predicazione prima che sia troppo tardi. w14 15/4 2:14
Argo.50
00domenica 17 gennaio 2016 08:28
Domenica 17 gennaio
Ciascuno continui a cercare non il proprio vantaggio, ma quello altrui (1 Cor. 10:24)
La maggior parte di noi cristiani ha una vita molto piena, pertanto stabiliamo cos’ha la precedenza e ci programmiamo con cura (Efes. 5:16; Filip. 1:10). Se succede qualcosa che scombina i nostri piani, è facile che ci irritiamo. Perciò apprezziamo chi mostra rispetto per il nostro tempo e i nostri impegni essendo ragionevole nella scelta del momento in cui contattarci e non trattenendosi troppo a lungo. E noi, tenendo conto della regola aurea, come possiamo avere la stessa considerazione nel ministero? (Matt. 7:12). Dobbiamo cercare di capire qual è il momento migliore per fare visita alle persone. Quand’è che sono a casa di solito? Quando saranno più disposte ad ascoltarci? In alcune zone i migliori risultati nella predicazione di casa in casa si ottengono nel tardo pomeriggio o nelle prime ore della sera. Se è così anche nella nostra zona, non potremmo svolgere almeno parte del nostro servizio di casa in casa in questa fascia oraria? w14 15/5 2:11, 12
Argo.50
00lunedì 18 gennaio 2016 07:42
Lunedì 18 gennaio
L’amore è longanime e benigno (1 Cor. 13:4)
Mettendo in pratica ciò che Paolo scrisse riguardo all’amore, ci eviteremo molti problemi, saremo felici e riceveremo le benedizioni di Dio (1 Cor. 13:4-8). Proprio come Dio è longanime, o paziente, e benigno nei suoi rapporti con gli esseri umani imperfetti, anche noi dobbiamo manifestare pazienza e benignità agli altri quando fanno degli errori e agiscono in modo sconsiderato o persino maleducato. “L’amore non è geloso”: il vero amore ci impedirà di nutrire un indebito desiderio di ciò che è del nostro prossimo, sia che si tratti di un privilegio nella congregazione o di altro. Inoltre, se abbiamo amore non ci vanteremo né ci gonfieremo d’orgoglio. Dopotutto, “gli occhi alteri e il cuore arrogante, la lampada dei malvagi, sono peccato” (Prov. 21:4). L’amore “non si comporta indecentemente” nei confronti del prossimo. Pertanto ci spingerà a non mentire agli altri, a non rubare e a non fare alcuna cosa che possa violare le leggi e i princìpi di Geova. Grazie all’amore, inoltre, non ci preoccuperemo solo di noi stessi, ma saremo attenti anche ai bisogni altrui (Filip. 2:4). w14 15/6 2:14-16
Argo.50
00martedì 19 gennaio 2016 08:20
Martedì 19 gennaio
Fuggi i desideri propri della giovinezza (2 Tim. 2:22)
Quando siamo chiamati a proteggere la nostra amicizia con Geova, dobbiamo agire con prontezza e risolutezza. È questo lo spirito del monito che Paolo diede con le parole riportate sopra. All’epoca Timoteo era ormai adulto, avendo probabilmente passato la trentina. Ma non sempre gli insensati “desideri propri della giovinezza” nascono solo in chi è più giovane. Timoteo doveva quindi ‘fuggirli’ ogniqualvolta si fossero presentati; in altre parole, doveva “[rinunciare] all’ingiustizia” (2 Tim. 2:19). Gesù stava affermando qualcosa di simile quando disse: “Se il tuo occhio ti fa inciampare, cavalo e gettalo via da te” (Matt. 18:9). Oggi i cristiani che fanno tesoro della sua esortazione agiscono con risolutezza davanti a una minaccia alla propria spiritualità, senza tentennare o perdere tempo. Alcuni Testimoni che prima di conoscere la verità avevano problemi con l’alcol hanno deciso di astenersi del tutto dalle bevande alcoliche. Altri evitano certi divertimenti che non sono di per sé sbagliati ma possono risvegliare qualche debolezza morale (Sal. 101:3). w14 15/7 2:18, 19
Argo.50
00mercoledì 20 gennaio 2016 07:30
Mercoledì 20 gennaio
Faccio tutto per amore della buona notizia, per divenirne partecipe con altri (1 Cor. 9:23)
Paolo desiderava con tutto sé stesso raggiungere “il maggior numero di persone” possibile nel suo ministero (1 Cor. 9:19-22). La sua speranza era di ‘guadagnare i giudei, quelli sotto la legge, quelli senza legge e i deboli’. Voleva parlare “a persone di ogni sorta, per salvare a tutti i costi alcuni” (Atti 20:21). Come possiamo imitare lo spirito di Paolo quando ci prepariamo a parlare della verità a “ogni sorta di uomini” del nostro territorio? (1 Tim. 2:3, 4). Ogni mese Il ministero del Regno suggerisce delle presentazioni che facciamo bene a usare. Se però a livello locale ci sono altri argomenti che stanno a cuore alla gente, prepariamo delle presentazioni interessanti su quei temi. Pensiamo alla nostra zona, alle persone che ci vivono e a cosa le preoccupa maggiormente. Poi scegliamo un passo biblico adatto alle loro necessità. w14 15/8 2:14, 15
Argo.50
00giovedì 21 gennaio 2016 07:48
Giovedì 21 gennaio
Vivo mediante la fede verso il Figlio di Dio, che mi amò e si consegnò per me (Gal. 2:20)
Come possiamo contrastare lo scoraggiamento? Uno dei modi più efficaci per riuscirci è meditare sul riscatto, cosa che faceva anche l’apostolo Paolo. A volte si sentiva un “misero uomo” (Rom. 7:24). Ma sapeva che Cristo era morto, non per persone perfette, bensì per i peccatori come lui. Paolo riconosceva che il riscatto si applicava a livello personale anche a lui. Vedere il riscatto come un dono personale da parte di Geova può aiutare in maniera straordinaria anche noi. Questo non vuol dire che lo scoraggiamento sparirà all’istante. In una certa misura alcuni potranno dover lottare contro questo attacco subdolo fino al nuovo mondo. Ma non dimentichiamo che saranno quelli che non si daranno per vinti a ricevere il premio. Siamo sempre più vicini al giorno glorioso in cui il Regno di Dio stabilirà la pace e riporterà tutti gli esseri umani fedeli alla perfezione. Dimostriamoci dunque determinati a entrare in questo Regno, anche se attraverso molte tribolazioni. w14 15/9 2:20, 21
Argo.50
00venerdì 22 gennaio 2016 07:40
Venerdì 22 gennaio
Non come il patto che conclusi con i loro antenati, “il quale mio patto essi stessi infransero” (Ger. 31:32)
Quali analogie ci sono tra il patto della Legge e il nuovo patto? Il primo era stipulato tra Geova e l’Israele naturale; il secondo tra Geova e l’Israele spirituale. Mosè era il mediatore del patto della Legge; Gesù è il Mediatore del nuovo patto. Il patto della Legge fu convalidato con sangue animale; il nuovo patto con il sangue versato da Gesù. La nazione di Israele sotto il patto della Legge era guidata da Mosè; quelli inclusi nel nuovo patto sono guidati da Gesù, il Capo della congregazione (Efes. 1:22). Che relazione c’è tra il nuovo patto e il Regno? Il patto produce una nazione santa i cui componenti hanno il privilegio di divenire re e sacerdoti nel Regno celeste. Questa nazione costituisce la parte secondaria del seme di Abraamo (Gal. 3:29). Pertanto, il nuovo patto avvalora il patto abraamico. w14 15/10 2:7, 12, 13
Argo.50
00sabato 23 gennaio 2016 07:13
Sabato 23 gennaio
Certamente porrò la mia faccia contro l’anima che mangia il sangue, e in realtà la stroncherò di fra il suo popolo (Lev. 17:10)
Geova comandò agli israeliti di non mangiare “qualsiasi sorta di sangue”. Astenersi dal sangue, umano o animale, è anche un requisito cristiano (Atti 15:28, 29). Rabbrividiamo al solo pensiero che Dio ‘ponga la sua faccia contro di noi’ e ci allontani dalla sua congregazione. Noi lo amiamo e vogliamo ubbidirgli. Anche in una situazione di vita o di morte, siamo determinati a non cedere a suppliche e richieste di coloro che non lo conoscono e a cui non interessa ubbidirgli. Sappiamo che potremmo essere scherniti perché ci asteniamo dal sangue, ma noi vogliamo ubbidire a Dio (Giuda 17, 18). Riusciamo a capire perché Geova ci comanda di non mangiare “qualsiasi sorta di sangue”? Afferriamo il motivo per cui Dio considera sacro il sangue? Sostanzialmente per lui il sangue è la vita (Gen. 9:4). w14 15/11 2:10, 14
Argo.50
00domenica 24 gennaio 2016 07:38
Domenica 24 gennaio
Raccolsero gli eccellenti in vasi, ma gli inadatti li gettarono via (Matt. 13:48)
Comprendere la lezione contenuta in questa parabola ci aiuterà a evitare di rimanere eccessivamente turbati o delusi se una persona che studia la Bibbia o un nostro figlio non fa propria la verità. Questo potrebbe succedere nonostante i nostri migliori sforzi. Il fatto che una persona accetti uno studio biblico o cresca in una famiglia di cristiani non garantisce di per sé che stringerà un’intima relazione con Geova. A chi non è disposto a sottomettersi al dominio di Geova non sarà permesso di far parte del Suo popolo. Questo significa forse che chi ha lasciato la verità non potrà mai più rientrare a far parte della congregazione? O che coloro che non hanno dedicato la propria vita a Geova saranno considerati per sempre “inadatti”? No, per tutti loro c’è ancora l’opportunità di diventare amici di Geova prima dello scoppio della grande tribolazione. È come se Geova li esortasse con le parole: “Tornate a me, e certamente io tornerò a voi” (Mal. 3:7). w14 15/12 2:9, 11, 12
Argo.50
00lunedì 25 gennaio 2016 07:44
Lunedì 25 gennaio
In quanto l’avete fatto a uno di questi miei minimi fratelli, l’avete fatto a me (Matt. 25:40)
All’inizio del suo discorso riportato in Matteo capitoli 24 e 25, Gesù indicò che il segno della sua presenza avrebbe incluso una caratteristica notevole: la buona notizia del Regno sarebbe stata “predicata in tutta la terra abitata” (Matt. 24:14). E poco prima di parlare delle pecore e dei capri aveva narrato la parabola dei talenti. Gesù pronunciò quella parabola per imprimere nella mente dei suoi discepoli unti con lo spirito, i suoi “fratelli”, l’importanza di partecipare con zelo all’opera di predicazione. Tuttavia, l’esiguo numero di unti rimasti sulla terra durante la presenza di Gesù ha di fronte una sfida enorme: predicare “a tutte le nazioni” prima che venga la fine. La parabola delle pecore e dei capri mostra che gli unti avrebbero ricevuto un aiuto. Pertanto, uno dei modi principali in cui coloro che sono giudicati pecore mostrano benignità nei confronti dei fratelli di Cristo è sostenendoli nell’opera di predicazione. w15 15/3 4:9, 10
Argo.50
00martedì 26 gennaio 2016 08:41
Martedì 26 gennaio
Se ti volgi per fare il bene, non ci sarà un’esaltazione? Ma se non ti volgi per fare il bene, il peccato è in agguato all’ingresso, e la sua brama è verso di te (Gen. 4:7)
Tutti gli avvertimenti che Geova dà sono autentiche prove della sua amorevole e vigile cura nei confronti di ognuno di noi. È vero, la Bibbia esiste da secoli, le pubblicazioni preparate dalla sua organizzazione vengono scritte a beneficio di milioni di persone e i consigli che riceviamo alle adunanze sono rivolti all’intera congregazione. Eppure, in tutti questi casi Geova invita ognuno di noi a prestare ascolto alla sua Parola per aiutarci a correggere le nostre inclinazioni. Perciò si può dire che quella che riceviamo da lui è amorevole cura a livello personale. Per fare tesoro degli avvertimenti di Dio dobbiamo innanzitutto comprendere che si interessa sinceramente di noi. Poi dobbiamo mettere in pratica la sua Parola sforzandoci di eliminare qualunque pensiero gli dispiaccia (Isa. 55:6, 7). Se ascoltiamo le raccomandazioni che ci vengono date, ci risparmieremo molte sofferenze. w14 15/4 5:4, 6, 7
Argo.50
00mercoledì 27 gennaio 2016 07:52
Mercoledì 27 gennaio
Ci sarà grande tribolazione come non è accaduta dal principio del mondo fino ad ora, no, né accadrà più (Matt. 24:21)
In merito alla sua presenza invisibile e al termine del sistema di cose, Gesù disse le parole riportate sopra. Questa tribolazione senza precedenti avrà inizio quando Geova si servirà delle potenze politiche per distruggere “Babilonia la Grande”, l’impero mondiale della falsa religione (Riv. 17:3-5, 16). E poi cosa accadrà? Dopo l’annientamento della falsa religione, Satana e vari elementi del suo mondo attaccheranno i servitori di Geova. Per esempio, a proposito di “Gog del paese di Magog” le Scritture predicono: “Verrai come una bufera. Sarai come nuvole per coprire il paese, tu e tutte le tue schiere e molti popoli con te”. Dal momento che i Testimoni di Geova non hanno un esercito e sono le persone più pacifiche al mondo, sembreranno essere un facile bersaglio. Ma attaccarli si rivelerà un grave errore (Ezec. 38:1, 2, 9-12). w14 15/5 4:2, 3
Argo.50
00giovedì 28 gennaio 2016 08:55
Giovedì 28 gennaio
Ero mandriano e pungitore di fichi di sicomori (Amos 7:14)
Come dimostra il caso del profeta Amos, Geova notò il potenziale di un suo servitore, anche se a molti questi poteva apparire un individuo insignificante o assolutamente comune. L’impavida risposta che Amos diede al corrotto sacerdote Amazia confermò oltre ogni dubbio che Geova aveva scelto la persona giusta e che poteva valorizzare in lui qualità che non erano a prima vista così evidenti (Amos 7:12, 13, 16, 17). È proprio vero: Geova nota il potenziale di ogni suo servitore. In un’occasione assicurò al re Davide che lo avrebbe sempre guidato ‘col suo occhio su di lui’ (Sal. 32:8). Sapere questo non ci incoraggia? Anche se abbiamo poca fiducia in noi stessi, Geova può aiutarci a superare i limiti che riteniamo di avere e a raggiungere obiettivi che pensavamo fuori dalla nostra portata. Proprio come un istruttore di arrampicata osserva attentamente un rocciatore alle prime armi per aiutarlo a trovare gli appigli migliori, Geova desidera guidarci nel nostro progresso spirituale. w14 15/6 4:6-8
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