BELLACHIOMA E I SETTE NOMI

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INES TABUSSO
00lunedì 24 ottobre 2005 11:42
CORRIERE DELLA SERA
24 ottobre 2005

«Non pretendo elogi ma sono contro le falsificazioni della realtà»
«Rockpolitik ennesimo attacco al premier»
Berlusconi contro Celentano e la tv pubblica nel nuovo libro di Vespa. «Ogni giorno sui canali della Rai battute contro di me»

ROMA - «Non c'era bisogno di Adriano Celentano per avere ventate di libertà in televisione. Basta guardare ogni giorno i canali Rai per vedere battute contro il presidente del Consiglio da parte di Serena Dandini e Sabina Guzzanti, Gene Gnocchi ed Enrico Bertolino, Dario Vergassola, Corrado Guzzanti e altri che cerco di non tenere a mente. Oltre, è ovvio, a Rockpolitik». Così il premier Silvio Berlusconi nel libro di Bruno Vespa «Vincitori e vinti. Le stagioni dell'odio dalle leggi razziali a Prodi e Berlusconi» in uscita all'inizio di novembre, di cui sono uscite oggi alcune anticipazioni.
«E' SOLO L'ULTIMO EPISODIO» - Il premier parla della prima puntata di Rokpolitik, la trasmissione di Adriano Celentano che ha debuttato nei giorni scorsi su Raiuno. «Quello di giovedì 20 ottobre - dice a Vespa il presidente del Consiglio - è soltanto l'ultimo episodio di un sistema della comunicazione, televisione ma anche della stampa, che dal 2001 ha sistematicamente attaccato l'operato del governo e il presidente del Consiglio. Mi accusano di controllare le principali 6 reti televisive nazionali, mentre la verità è sotto gli occhi di tutti: l'intero palinsesto di Rai 3 è mirato contro il presidente del Consiglio e contro il governo, l'informazione di Canale 5 dà spesso più spazio alle ragioni dell'opposizione piuttosto che alle nostre, Tg1 e Tg 2 sono abbastanza equilibrati. C'è solo il Tg4 dalla nostra, con Emilio Fede che tuttavia non ha mai offeso nessuno dell'opposizione. Ma sono soprattutto le trasmissioni di intrattenimento, quando si occupano di questioni sociali e politiche, a riservare più critiche che non riconoscimenti al governo. Per non parlare della stampa quotidiana».
Berlusconi sul maxischermo dello studio di Rockpolitik, la cui prima puntata è andata in onda il 20 ottobre. Di spalle Adriano Celentano (Ansa)
ELOGI E FALSIFICAZIONI - Sono parole, quelle di Berlusconi, che in parte contraddicono la linea dell'understatement adottata all'indomani della trasmissione. Il premier non parlò dell'episodio e il coordinatore di Forza Italia, Sandro Bondi, si limitò a sottolineare come Celentano in tv sia l'esempio della libertà di parola che vige in Italia. Ora però il dietrofront. «Io non pretendo un sistema dell'informazione che ci elogi - dice ancora Berlusconi nel libro -. Ma denuncio le falsificazioni dell'opposizione sul nostro lavoro che vengono presentate come verità senza alcun contraddittorio. Solo due esempi. Quando fu approvata la riforma della scuola la sinistra scatenò una campagna che ci accusava di aver abrogato il cosiddetto "tempo pieno". Non era vero, ma stampa e televisione presero per buona questa affermazione senza neppure verificarla e fummo costretti per mesi a difenderci da questa falsa accusa. È questo il metodo abitualmente adottato dalla sinistra: quello di ripetere continuamente una menzogna sino a farla apparire verità».
LE FINANZIARIE DELLA CDL - «È lo stesso metodo - prosegue il Presidente del Consiglio - adottato contro ogni nostra legge finanziaria: dal 2001 ad oggi continuano ad accusarci di aver tagliato la spesa sanitaria, mentre la verità è che in questi cinque anni l'abbiamo aumentata di quasi il 50% passando da 65 a 93 miliardi di euro. Ma questa realtà farà fatica a trovarla sui giornali o in televisione».




La più «pericolosa» è Sabina Guzzanti
Il Polo e i sette nomi di Silvio
Gli altri sono Serena Dandini, Gene Gnocchi, Corrando Guzzanti, Adriano Celentano, Dario Vergassola ed Enrico Bertolino

ROMA - Chi è più pericoloso per il governo, Sabina Guzzanti o Dario Vergassola? Chi attacca di più il presidente del Consiglio, Enrico Bertolino o Serena Dandini? E quanto danneggiano il centrodestra Gene Gnocchi o Corrado Guzzanti? Oltre al Celentano di Rockpolitik, ormai nell’occhio del ciclone, il capo del governo fa la sua lista nera dei comici che non perdono occasione per vomitare veleno su di lui e sulla maggioranza. Di questo elenco, che cosa ne pensano i politici del Polo?

Ventisette parlamentari del centrodestra, dieci di Forza Italia, otto di Alleanza nazionale, 5 dell’Udc, 4 della Lega, pungolati su questo tema, più per gioco in verità, hanno compilato la loro lista personale. Ne viene fuori una classifica, che assegnando tre punti al primo votato, due al secondo, uno al terzo produce i seguenti risultati: la più «pericolosa» è Sabina Guzzanti con 32 punti. Segue Serena Dandini, 22 punti, Gene Gnocchi, 15, quarto posto per il fratello di Sabina, Corrado Guzzanti, 14 punti, poi Adriano Celentano, 10 e Dario Vergassola, 9. Miracolato Enrico Bertolino, nessuno l’ha giudicato particolarmente dannoso. Sono stati citati, invece, e in un ipotetico gioco della torre buttati giù senza pietà, anche i giornalisti Marco Travaglio ed Enzo Biagi e il comico Daniele Luttazzi.
«Il più pericoloso è Celentano - dice convinto Riccardo Pedrizzi di An -. È quello che ha più audience ed è anche il più infido: il messaggio politico lo infila tra una bella canzone e un simpatico balletto, quando le difese immunitarie dello spettatore sono più basse». Maurizio Gasparri (sempre An) alla lista, che condivide tutta, aggiungerebbe «Maria De Filippi: la sinistra parla di tv occupata da Berlusconi e lei il sabato sera fa incontrare Fassino e la sua tata per farli discutere di patate fritte». A sorpresa Mario Borghezio (Lega) non censura nessuno: «Chi fa spettacolo può dire quello che vuole e non credo che influenzi le opinioni politiche». Ma Alfredo Biondi (Forza Italia, e genovese) mette al primo posto Vergassola: «È volgare ed oltretutto spezzino. Poi Gnocchi, troppo supponente». Maurizio Eufemi (Udc) li butta tutti dalla torre, «invece di essere artisti si mettono a fare i predicatori», Alessio Butti (An) vota per «Sabina Guzzanti, carica di odio e Vergassola perché è il più scarso».

Ignazio La Russa (sempre An) se la ride: «Secondo me la satira non danneggia nessuno e comunque io in cima alla lista ci metterei Travaglio e Luttazzi che non sono comici e fanno propaganda». Osvaldo Napoli (FI) li trova tutti «noiosi e pesanti» ma i più pericolosi sono per lui «Sabina Guzzanti e Dandini». Carolina Lussana della Lega vota per Gene Gnocchi, («Celentano lo apprezzo solo come cantante») mentre Maurizio Paniz di Forza Italia salva solo Gene Gnocchi «ma solo perché gioca a calcio come me». Pollice verso di Daniela Santanchè (An) per Corrado Guzzanti, il più «pericoloso», «ma in cima alla lista ci metterei Enzo Biagi», mentre Maria Burani Procaccini (FI) dice che «è più pericolosa la stupidità che la satira» e confessa che in cima alla lista metterebbe, ma solo per gioco, «Sabina Guzzanti, che stilla troppo veleno. E poi Travaglio». Per Gabriella Carlucci, sempre Forza Italia, sono «tutti bravi ma anche tutti politicizzati». Vota per la Dandini Piergiorgio Massidda (Forza Italia): «Perché è la più intelligente e perciò anche la più pericolosa». Elisabetta Alberti Casellati (FI) mette in cima i Guzzanti. E Francesca Martini (Lega) non ha dubbi: «Sabina Guzzanti usa la satira per fare politica». È Sabina, insomma, la più «pericolosa». Ma per Mario Pepe (FI), è tutta colpa di un mal risolto complesso edipico al femminile: «La verità è che Sabina Guzzanti odia Berlusconi perché odia il padre Paolo, senatore di Forza Italia».
Mariolina Iossa


21 ottobre 2005
Il retroscena
Il premier: da ora scelgo io
chi va in tv. Attenti a Unomattina
Vertice ad Arcore: Tremonti è bravo, altri cadono nelle trappole. Se cambia la legge, campagna massiccia di spot

ROMA— Berlusconi ha un problema da risolvere in pochi mesi: «Bisogna rilanciare il marchio di Forza Italia». Ha affrontato la questione sabato sera ad Arcore, dove ha ricevuto un gruppo di lavoro azzurro con il quale ha discusso di strategia comunicativa elettorale. Se finora, con il Mattarellum, il simbolo ha inciso solo su una parte dei seggi alla Camera, con la riforma proporzionale deciderà per intero le dimensioni del partito in Parlamento. E il peso di Forza Italia sarà importante per il ruolo futuro del Cavaliere, specie se si troverà seduto ai banchi dell’opposizione. Siccome si gioca tutto, Berlusconi è deciso a gestire tutto in prima persona, compresa la scelta dei forzisti da mandare in tv, sia sulle reti nazionali sia su quelle locali, considerate altrettanto importanti per conquistare il consenso sul territorio: «Al momento opportuno prenderò in mano la questione. Bisognerà stabilire per tempo chi mandare e dove. Come fanno i partiti di sinistra, che non lasciano nulla al caso».
Il momento però non è ancora arrivato, perché non è ancora chiaro se e in che modo verrà modificata la par condicio. Il premier continua a ritenere «determinante» cambiare quelle norme. Se i vincoli verranno allentati, ha in mente una «campagna aggressiva» attraverso un «uso massiccio» di spot televisivi. Se non sarà così, cercherà di surrogare la pubblicità catodica con un’azione «mirata e capillare » sul territorio, fatta di manifesti e convention. Tutto dipende dalla mediazione con Casini, e nonostante il presidente della Camera ancora ieri abbia fatto muro, il Cavaliere confida nel successo della trattativa. «Io capisco che Pier Ferdinando tema di vedere i voti dell’Udc risucchiati da Forza Italia », ha detto il premier sabato ai suoi: «Ma a parte il fatto che non sarebbe così, una nostra forte crescita potrebbe portare il Polo alla vittoria. E allora non è meglio cercare di vincere, piuttosto che pensare solo ai dati di partito?».
Il rilancio del marchio azzurro non può però attendere l’esito della mediazione sulla par condicio. Per questo il Cavaliere si èmesso al lavoro sulla strategia comunicativa di Forza Italia: ritiene che «la nostra presenza in televisione finora non è stata gestita al meglio ». Durante la riunione è stato sottolineato il fatto che sono pochi i messaggeri forzisti capaci di «bucare il video». È un problema che riconduce ai difetti del movimento, tutto ripiegato sul Cavaliere. Berlusconi è il «one man band» azzurro, nessuno si è mai azzardato amodificare la situazione, e non sembrano affacciarsi al momento volti nuovi. Solo Tremonti appare in grado di reggere la scena in tivvù, e più d’uno ha ricordato il duello con D’Alema a Ballarò, quando il presidente ds lo tacciò di esser stato «il consulente degli evasori fiscali», e il ministro dell’Economia gli rispose d’istinto: «Onorevole D’Alema, non ho mai immaginato cosa facesse la merchant bank di palazzo Chigi. Lasci stare, lei ha troppe cose al vento».
La scelta dei partecipanti alle trasmissioni è dunque «fondamentale», secondo Berlusconi, che ha analizzato i metodi della «tivvù di sinistra». «A Ballarò è il conduttore che decide gli ospiti. E le scelte di Floris non sono casuali. Lui punta a trovare chi possa andare in difficoltà». Il premier non avrebbe fatto nomi, epperò ha rilevato come «spesso i nostri, lusingati dall’invito, non si accorgono della trappola». Per rompere questo schema, «dobbiamo fare come i Ds. Loro scelgono chi mandare in televisione, sono loro a decidere ». Oltre alla «trappola degli ospiti» c’è poi — a detta del Cavaliere - «il trucco degli esperti»: «Magari ne invitano uno considerato vicino alla maggioranza e uno dell’opposizione. Solo che il primo pare un bollito, l’altro è bravo e simpatico. Così alla fine, se — per esempio — in trasmissione ci sono Tremonti e Fassino, Giulio è costretto a fare l’uno contro tutti ».
Ma l’allarme maggiore per il premier viene dai programmi di intrattenimento: «Vi siete accorti che la sinistra usa quelle trasmissioni per far passare il proprio messaggio politico?». Non è dato sapere se fosse già informato dell’invito a Fassino della De Filippi, è certo che alla riunione ha citato Unomattina: «Quella trasmissione è molto seguita. Solo che il pubblico di Vespa o di Floris ha già un’opinione e non è incline a cambiarla, mentre le casalinghe sono più influenzabili, perché meno politicizzate. Dunque il messaggio è capace di incidere sulle loro scelte elettorali».AForza Italia serve una squadra capace di contrastare mediaticamente l’Unione, e il Cavaliere metterà bocca sulla formazione. Intanto un gruppo d’ascolto è incaricato di studiare i programmi, verificarne gli share e valutare il comportamento degli ospiti. In attesa che si sciolga il nodo della par condicio e anche l’interrogativo sulla strategia comunicativa elettorale del partito. Sono pronte due opzioni e toccherà a Berlusconi l’ultima parola: sceglierà di vellicare «la paura» degli elettori per «l’avvento della sinistra al governo», o punterà sulla capacità di Forza Italia di offrire «un futuro migliore al Paese»?
Francesco Verderami



24 ottobre 2005
«A noi il Polo preferisce le sgallettate»
«La sinistra ha intimidito la satira»
Buttafuoco: «La destra è riuscita ad autocensurarsi. Ha cacciato persino Massimo Fini che è adorato dal pubblico di destra»

MILANO - Esiste una satira di destra che possa passare alla lente di ingrandimento il centrosinistra, per farlo soprattutto se Prodi vince le prossime elezioni? L’interrogativo lo ha posto il direttore dell’Unità Antonio Padellaro nella chiusa del suo editoriale di sabato: «L’Unione, quando sarà al governo (speriamo), si sottragga alla tentazione di promuovere direttori, giornalisti e programmi suoi. Promuova anzi la satira di destra; e se la destra non ce la fa si sottoponga volentieri alla satira di sinistra più corrosiva». Ecco perché la domanda è: ma la destra ce la farà? «Bah, la satira di destra non esiste. Non si vede perché è stata ammazzata proprio dal governo di destra».
Pietrangelo Buttafuoco, giornalista e scrittore («Le uova del drago», Mondadori), la mette giù dura. Per lui, da molti considerato uno dei pochi che fa satira a destra, la causa di questo vuoto è tutta lì, nel governo Berlusconi: «Sono riusciti ad autocensurarsi. Si sono preoccupati solo di far entrare in Rai quattro sgallettate per poi usufruirne tra le lenzuola. In questo ha ragione Minoli: chi si occupa di Rai dovrebbe esibire un certificato di pratica sessuale effettuata entro i 30 anni di età». La destra, accusa Buttafuoco, «si è chiusa nei confronti del nuovo. E di nuovi non ce ne sono perché non li cercano. Ma se hanno persino cacciato Massimo Fini, che è venerato dal pubblico di destra... Pensare che la satira l’ha inventata la destra. Basta ricordare il settimanale Lo Specchio di Nelson Page; oppure Giò Staiano, cui si ispirò Fellini per la Dolce Vita».
Uno dei pochi «sopravvissuti» si considera il vignettista Giorgio Forattini: «Sono da sempre un liberale, e questo spesso per me è stato un problema. Certo, ho fatto carriera. Ma la verità è che se non sei di sinistra non lavori. Io, poi, sono sempre stato colpito dalla sinistra che non tollera la satira: non a caso mi hanno querelato De Mita e D’Alema. E Tango fu chiuso per le mie battute su Natta». L’involuzione, per Forattini, è avvenuta dopo il cambio di guardia al governo: «Fino a quando al potere c’era la Dc, la satira era tutta di sinistra. Quando poi è salita al governo, dopo Craxi, tutti quelli che facevano satira si sono trovati in grande imbarazzo e così è morta. Oggi sono tutti intimiditi». E tutti, per il vignettista, concentrati nell’attaccare il Cavaliere: «Che non ha mai querelato nessuno. Al massimo si è incavolato. Ma contro di lui non è satira, è roba di partito». E tra i nuovi esponenti della satira di destra? «Mah, ci sono quelli del Bagaglino, che però trovo troppo schierati. Altri tempi, quelli de Il Male».

Quelli del Bagaglino, a sentir loro, ritengono invece di essere gli unici, oramai, a fare satira non di sinistra. Anzi, per Pippo Franco, tra i fondatori della compagnia, «siamo stati gli antesignani di questo genere. Era la metà degli anni ’60. Eravamo un gruppo molto eterogeneo: c’erano Gabriella Ferri, Pingitore, Lionello, Castellacci. Ma già da allora cominciò la nostra dannazione: chi satireggiava su destra e sinistra veniva definito qualunquista». Per Pippo Franco l’obiettivo è stato sempre quello di «fare satira a tutto campo. Perché la satira di parte si svuota di contenuti. Distinguo per Dario Fo, però, che pur essendo schieratissimo fa un lavoro grandioso». Ma voi del Bagaglino siete di destra? «Così dicono. In realtà, non siamo di sinistra. Ma non esiste una satira di destra perché la destra purtroppo non ha un’identificazione culturale».

«La satira? Nasce a destra». Ricorda Francesco Pingitore, regista e autore del Bagaglino. « Il Candido, Il Marcaurelio... Poi, dagli anni ’70, se ne impadronisce la sinistra. E fine. Non ce n’è più per nessuno. Tranne che per noi, ghettizzati da sempre. Mi chiedo perché quando fummo cacciati dalla Rai dei Professori nessuno pensò di manifestare. Perché siamo considerati gli ultimi mohicani di destra, forse, ma ne andiamo fieri». E quella di sinistra? «Loro fanno solo invettive. Altro è la satira, che facciamo solo noi. Senza dare martellate in testa alle persone. Noi mettemmo insieme Berlusconi e D’Alema ai tempi della Bicamerale, ad esempio: faceva ridere senza offendere». Una risposta a Pingitore, però, la dà Angelo Guglielmi . «Quelli del Bagaglino - spiega l’ex direttore di Rai Tre - fanno una satira orrenda. La verità è che manca una cultura di destra, e quindi anche una satira di destra. Mancano grandi autori, scrittori. Forattini è di destra, ora, ma proviene dalla sinistra. E pensare che io prenderei subito uno di destra a fare satira, purché bravo. Sfido chiunque a trovarlo, un Grillo di destra...».
Angela Frenda

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