Non sta scritto da nessuna parte, ma idealmente "
Devils & Dust" va a concludere una trilogia iniziata tanti anni fa con "
Nebraska" e continuata con il più recente "
The Ghost Of Tom Joad". Sono passati esattamente ventiquattro anni da quando Bruce Springsteen tolse per la prima volta la spina alla chitarra, per sfornare un lavoro totalmente acustico. "Azzardo totale" - dissero allora in molti - per quello che era considerato il peso massimo per eccellenza dell'epica rock'n'roll. E invece il
Boss all'unplugged ci si deve essere affezionato. A pensarci bene, certe storie narrate con la lingua ossuta e disarmata dell'America della Grande Depressione, echeggianti i romanzi di Caldwell, Steinbeck e Faulkner, non potevano che passare per queste ballate scarne. Non avrebbero funzionato di certo se appese al tiro stradaiolo della
E-Street Band, ma Springsteen senza la sua ciurma è un po' come
Marilyn Manson senza belletto e occhio di vetro: non si sa nemmeno se esiste davvero. Comunque, è un'altra cosa, in particolare se si butta l'occhio al titolare dei sofisticati arrangiamenti d'archi dei pezzi e di una produzione curata come mai nella carriera di Springsteen,
Brendan O'Brien. Più che da rocker, "Devils & Dust" resta dunque un disco da cantautore, che gioca peraltro con testi scabrosi tali da valergli negli USA la famigerata
parental advisory: in "
Reno", storia del 'rendez vous' con una prostituta, non mancano riferimenti espliciti a pratiche sessuali non esattamente da educande. Anche se poi a farla da padrone sono le storie di
dropout, come il pugile di "
The Hitter" o il ragazzo in fuga da tutto di "
Black Cowboys". La musica invece scorre placida dall'inizio alla fine: c'è sì qualche pezzo più veloce, che richiama alla mente i tempi di "
Lucky Town", ed è proprio in brani uptempo come "
Maria's Bed" che viene fuori un Boss tutto da scoprire, vicino a certe cose di
Lou Reed, per quella capacità di 'accompagnarsi da solo' che è stampata solo nel codice genetico dei grandi crooner. Certo, il tocco di O'Brien aiuta quando corregge un falsetto o impasta alla perfezione chitarre e armonie vocali. Non è difficile però capire come suonerebbero queste ballate se fossero puro lo-fi senza produzione: folk songs senza finzioni e orpelli, come solo uno che viene dalla suburbia del New Jersey si può inventare.
TRACKLIST:
Devils & Dust
All The Way Home
Reno
Long Time Comin'
Black Cowboys
Maria's Bed
Silver Palomino
Jesus Was A Only Son
Leah
The Hitter
All I'm Thinkin' About
Matamoras Banks
da MTV.it