C.F.GROSSO: FATE BENE, MA FATE PRESTO

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INES TABUSSO
00mercoledì 28 settembre 2005 07:26
La Stampa
27 settembre 2005
Giustizia a due velocità
Carlo Federico Grosso

Si è finalmente saputo che Fazio dovrebbe essere sentito dalla procura della
Repubblica di Roma sulla vicenda Antonveneta a metà ottobre. Se sarà sentito
come indagato ovvero come persona informata sui fatti non è ancora del tutto
chiaro. Era comunque tempo, ormai, che una data per la sua audizione venisse
comunque individuata.
La procura di Roma si è giustamente mossa, in questa come in altre occasioni,
con cautela, prudenza e riserbo. Ed è sicuramente un bene. Non mi piacciono,
e non mi sono mai piaciuti, gli uffici giudiziari che, quando si tratta di
indagati o di testimoni eccellenti chiamati a deporre su fatti di grande
rilievo nazionale, si agitano oltre misura, talvolta con fragore. Il problema
di un eccessivo ritardo tuttavia esiste. Ed ho l?impressione che siamo ormai
giunti al limite. Ogni attesa ulteriore da parte degli uffici giudiziari
romani suonerebbe peculiare alle orecchie della gente.
La sequenza degli avvenimenti è nota. Una storia di acquisto e di vendita
di azioni da parte di un gruppo di «galantuomini» per impedire l?ingresso
di stranieri nella finanza padana. La denuncia, predisposta da uno degli
studi professionali più prestigiosi di Milano, per conto degli asseriti invasori.
L?intervento della procura della Repubblica di Milano. Un sequestro. Ulteriori
provvedimenti forti, sempre della procura di Milano, nei confronti dei sopra
menzionati «galantuomini». La pubblicazione sui giornali di una peculiare
sequenza di conversazioni. Il Governatore e la sua gentile signora che si
intrattengono più volte con una delle parti in causa. Il Governatore che
chiama addirittura, nel cuore della notte, il protagonista della vicenda
annunciandogli il disco verde di Banca Italia. La notizia di una contrapposizione,
all?interno della Banca, fra due alti funzionari e lo stesso Fazio, che si
fa scudo dei pareri di tre autorevoli giuristi per contrastare le resistenze
interne.
Una storia come altre, forse. Una storia che di per sé, al di là dei connotati
di costume non precisamente edificanti, per quanto riguarda il Governatore,
sul piano penale potrebbe anche risultare irrilevante. Al di là dell'esito
giuridico della vicenda, si pone tuttavia, nell?immediato, anche sul terreno
dell?intervento giudiziario un problema di credibilità del Paese. Ecco perché,
come dicevo, la procura della Repubblica di Roma non poteva, e non può, aspettare
ancora a lungo a decidere una chiamata che era da tempo nell'aria, e che
in tanti ci si attendeva da un giorno all'altro.
Certo, i fatti dovevano essere esaminati dai magistrati con la attenzione
necessaria; si dovevano raccogliere documenti ed ascoltare persone, come
è stato fatto; era sicuramente doveroso concedere al legale di Fazio il tempo
per predisporre la difesa più efficace e concordare con lui cadenze e modi
della autorevole presentazione.

Non si può tuttavia non rilevare che strideva un poco che fin dai primi di
luglio un alto funzionario della Banca avesse ricevuto un avviso di garanzia
e fosse stato chiamato a deporre, mentre il Governatore, che aveva assunto
a quanto pare le decisioni, potesse rimanere silenzioso.
La magistratura esercita da tempo nel nostro Paese una funzione di rilievo.
Con il suo controllo di legalità ha più volte interferito con importanti
vicende politiche e finanziarie, e pesato su di esse. Nel caso Fazio gli
effetti della attività giudiziaria potrebbero essere d'altronde particolarmente
rilevanti, considerando la stretta che contrappone taluni politici e il Governatore
sulla opportunità che costui lasci l?incarico, l'impasse in cui sembra essersi
incagliata la vicenda, i riflessi internazionali di immagine e di credibilità
del Paese.
Non so francamente dire quali saranno gli sbocchi giudiziari dell?indagine
aperta a Roma. C?è comunque un auspicio, che credo sia di tutti. Che coloro
che conducono l?inchiesta penale, studiati con attenzione carte e documenti,
siano a questo punto in grado di agire con velocità e trasparenza. Se si
deve colpire, si colpisca, se si deve chiudere, si chiuda, senza, soprattutto,
lasciarsi influenzare da nessuno.
I cittadini hanno più che mai bisogno di chiarezza, non possono essere lasciati
a lungo nell'incertezza, e non sapere se uno dei più importanti Servitori
dello Stato abbia o non abbia commesso reati, e debba o non debba, anche
per questo, lasciare il suo alto incarico ad onta delle rilevanti protezioni
di cui gode.



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