CASO MILLS / BERLUSCONI: ATTANASIO, CHIAMATO IN CAUSA, CONFERMA I SUOI DUE INTERROGATORI

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INES TABUSSO
00sabato 8 aprile 2006 20:45
LA REPUBBLICA
8 aprile 2006
L´armatore smentisce il premier e Mills
Attanasio: mai dati quei soldi, confermo i miei due interrogatori
Il teste chiamato in ballo da Berlusconi a "Repubblica": resta ciò che ho detto ai pm
Smontata la ricostruzione del Cavaliere sui 600.000 dollari arrivati all´avvocato inglese
L´imprenditore: nel giorno del bonifico incriminato ero in carcere a Salerno
DARIO DEL PORTO

NAPOLI - «Ho reso su queste vicende due ampi interrogatori davanti all´autorità giudiziaria milanese. Non ho altro da aggiungere a quanto dichiarato ai magistrati». Diego Attanasio è il teste centrale dell´inchiesta che ha fatto perdere le staffe al premier, messo in imbarazzo il governo britannico e sancito la fine del matrimonio dell´avvocato d´affari inglese David Mills con Tessa Jowell, ministro della Cultura dell´esecutivo guidato da Tony Blair.
Attanasio, armatore napoletano di 56 anni, è stato chiamato in causa da Mills e dal premier Silvio Berlusconi per il bonifico da seicentomila dollari sul quale indagano i magistrati di Milano. Secondo la Procura, la somma costituiva un "regalo" di Berlusconi all´avvocato d´affari che lo aveva tenuto al riparo da un precedente inchiesta giudiziaria. Ricostruzione prima confermata e poi smentita da Mills che adesso sostiene: quei soldi provenivano da Attanasio, non dal premier italiano.
La nuova versione è stata rilanciata nella cornice istituzionale di Palazzo Chigi anche da Berlusconi, che ne ha approfittato, giovedì, per attaccare pesantemente i magistrati. Ma contrasta con quanto riferito da Attanasio ai pm Alfredo Robledo e Fabio De Pasquale. Agli inquirenti, l´armatore ha negato di aver dato ordine di far confluire somme di denaro dalle Bahamas sul conto aperto da Mills presso una banca di Ginevra. Anche perché, ha evidenziato, «il quel periodo ero in carcere a Salerno». A Repubblica, l´armatore si limita a ricordare di essere stato sentito due volte dagli inquirenti. Di più, non dice. Ma dalle sue parole sembra trasparire la precisa volontà di non recedere dalla posizione messa a verbale nei mesi scorsi.
Ma chi è Diego Attanasio? Originario di Monte di Procida, armatore come già il padre Mario, può vantare una flotta composta da sette navi oceanografiche. La "Italica", con scafo in acciaio, ha preso parte al progetto internazionale "Antartide". Alle navi di Attanasio fu chiesto aiuto anche lo scorso luglio per recuperare i corpi di tre marinai morti dopo l´affondamento di un peschereccio al largo di Ischia. Nel 1997, i guai con la giustizia. L´imprenditore resta coinvolto nelle indagini della Procura di Salerno su un immobile acquistato nella zona Asi della città. Raggiunto da ordine di custodia il 18 luglio 1997, rimane agli arresti settanta giorni. Lo accusano di corruzione, da quel momento Attanasio si difenderà sempre sostenendo di essere rimasto in realtà vittima di una concussione. I fatti risalgono a circa vent´anni or sono, si attende la definizione del processo d´appello.
Nel corso delle indagini, l´armatore viene sottoposto a intercettazioni. E nelle carte spunta anche il nome di David Mills, considerato dagli inquirenti un consulente di Attanasio. I magistrati acquisiscono, attraverso una rogatoria internazionale, una dichiarazione con la quale Mills risponde alle domande su una serie di trasferimenti di danaro avvenuti tra il 1992 e il 1995. Ma le spiegazioni che l´avvocato d´affari inglese fornisce agli interrogativi delle autorità italiane non vengono giudicate soddisfacenti al punto che i pubblici ministeri arrivano a parlare di atteggiamento ostruzionistico di Mills.
In attesa della conclusione del processo d´appello, Attanasio continua a girare il mondo per lavoro. Chi lo conosce lo descrive come un uomo schivo, riservato, che dedica alla sua attività di armatore la maggior parte delle energie e al quale certo non fa piacere che si parli di lui con riferimento a Mills piuttosto che per la flotta. Ma quando i pm di Milano Alfredo Robledo e Fabio De Pasquale chiedono di sentirlo, non cerca scorciatoie. Si presenta a Palazzo di Giustizia, ricostruisce la genesi dei suoi rapporti con l´avvocato inglese. E quei verbali costituiscono adesso il cuore dell´inchiesta più scottante del momento.




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L´INCHIESTA
Il ruolo di Mills e Attanasio. Berlusconi: denuncio la Procura milanese
Navi, affari e plusvalenze un fiume di denaro sospetto
Natanti pagati poco e rivenduti 5 volte di più Forse una traccia della mazzetta all´avvocato
LUCA FAZZO

MILANO - «La Procura di Milano mente», denuncia Silvio Berlusconi a Radio anch´io, annunciando una denuncia contro i pm Robledo e De Pasquale. In particolare, secondo il premier, i due pm mentirebbero quando fanno sapere che la rogatoria alle Bahamas invocata dai legali di Berlusconi in realtà l´hanno già fatta di loro iniziativa, e quasi un anno fa. «Mentono», dice il presidente del Consiglio.
In realtà lo stesso Berlusconi, analizzando il contenuto del cd rom messo a sua disposizione nel febbraio scorso dalla Procura milanese, avrebbe potuto trovare un documento in grado di tranquillizzarlo. Si tratta di un atto che sta a pagina 339 del faldone numero 7. Ed è la rogatoria che il 18 aprile 2005 De Pasquale e Robledo inviano alla signora Deborah Fraser, direttore degli affari legali della Procura generale di Nassau. Alla magistratura delle Bahamas viene riassunta l´indagine in corso a Milano contro Berlusconi e Mills, e si spiega quanto sia importante individuare la fonte dei 600mila dollari che finiscono nelle tasche di David Mills, l´avvocato inglese che gestiva i fondi neri di Berlusconi.
Si sa che i 600mila dollari fanno parte di un gruzzolo ben più robusto, 2 milioni e 50mila dollari, che nel luglio 1997 partono da un conto della banca Mees Person. Ed ecco che i due pm chiedono di acquisire «i documenti relativi al conto bancario presso Mees Pierson», di «accertare l´effettivo beneficiario e chi avesse poteri di firma» , di avere copia degli estratti conto e delle contabili bancarie. Tutto, insomma, quello che oggi Berlusconi li accusa di non aver voluto cercare.
Ma nel cd rom depositato in febbraio c´è anche qualcos´altro di interessante. E che getta qualche dubbio sulla versione di quei soldi contenuta nelle carte che i legali di Berlusconi hanno fatto arrivare dalle Bahamas. La lettera firmata dall´armatore napoletano Diego Attanasio (sulla cui autenticità la Procura ha seri dubbi) indica come provenienza dei soldi una serie di affari realizzati vendendo navi. Tra questi, si scopre un affare mirabolante: l´acquisto per 715mila dollari di un motorimrchiatore chiamato "Ravello" che, dopo essere stato restaurato e ribattezzato "Surveyor", viene venduto da Attanasio a una società del Golfo Persico, la Manai Corporation, per 3 milioni e mezzo di dollari.
Il valore viene quintuplicato. Interrogato sul punto, Attanasio spiega che «il cospicuo margine ottenuto si spiega perché erano stati fatti importanti lavori di ristrutturazione e inoltre perché la Mannai aveva assoluto bisogno di una nave con quelle caratteristiche».
Ma il 24 marzo 2005 a Berna i pm milanesi interrogano un commercialista ginevrino, Antonio Mattiello, che ha gestito l´acquisto del motorimorchiatore e la sua rivendita alla compagnia araba. Mattiello racconta che Attanasio prima passa la nave dalla sua società di Napoli, la Diamar, alla società offshore creata per lui da Mills, la Iss. Solo a quel punto avviene il miracolo della quintuplicazione del valore. Chiede Robledo: l´operazione è un affare grandissimo, la Iss non ha soldi, se li fa prestare dalla Diamar, acquista per la somma di 715mila dollari dalla stessa Diamar e rivende poi per un ammontare di 3 milioni e 500mila dollari restituendo poi il prestito alla Diamar. Chi ha ideato questo affare? Come è stato gestito? Da chi? Risponde Mattiello: «Sia l´acquisto sia la vendita sono state stabilite da David Mills. Mills ha trattato l´acquisto con la Diamar, cioè con Attanasio». C´è Mills, insomma, dietro il flusso di soldi che viene dall´affare della nave. Un affare così ricco che non sarebbe stato difficile mescolare in mezzo a quei soldi quelli della mazzetta di Berlusconi, facendone perdere definitivamente le tracce.

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