COFFERATI ROMPE UN TABU' DELLA SINISTRA (COMMENTI DI BARBAGLI, ANNUNZIATA, FLORES)

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
INES TABUSSO
00lunedì 24 ottobre 2005 19:56
COFFERATI ROMPE UN TABU' DELLA SINISTRA (COMMENTI DI BARBAGLI, ANNUNZIATA, FLORES)

«Cofferati è il primo a rompere un tabù della sinistra, a sostenere che la sicurezza è un valore, che le paure dei cittadini sono reali e non un´invenzione della destra, che un´illegalità resta tale anche se commessa da ceti svantaggiati».

«Quando una vecchietta viene scippata da un immigrato, il danno non sono i quaranta euro rubati, è lo shock che costringe quella persona a barricarsi in casa. Quando un cittadino rinuncia ad attraversare una piazza perché ha paura degli emarginati che ci si accampano, giustificata o meno che sia quella paura, una libertà è stata negata. L´insicurezza scippa la convivenza, e la convivenza civile non è un valore di destra».



SI SAREBBE POTUTO FAR RISPETTARE LA LEGGE IN MODO MENO TRAUMATICO? FORSE SI', SE NEGLI ULTIMI DIECI ANNI IL LEGISLATORE FOSSE STATO PIU' LUNGIMIRANTE E AVESSE LEGIFERATO PER COLPIRE SOLO CHI SE LO MERITAVA: TANTO PER FARE UN ESEMPIO, FU PROPRIO GRAZIE ALLA RIFORMA DELL'ART 513 DEL CODICE DI PROCEDURA PENALE CHE GLI SFRUTTATORI DI ALCUNE RAGAZZINE IMMIGRATE COSTRETTE A PROSTITUIRSI LA FECERO FRANCA.
DOPO AVER ACCUSATO GLI SFRUTTATORI NEL CORSO DELLE INDAGINI PRELIMINARI DI FRONTE AI SOLI PM, E IN ATTESA DELL'UDIENZA FISSATA PER IL DIBATTIMENTO DAVANTI AL GIUDICE, LE RAGAZZE SI RITROVARONO CON IL PERMESSO DI SOGGIORNO SCADUTO, E QUINDI NON SI PRESENTARONO IN AULA A RIPETERE LE LORO DICHIARAZIONI.
NATURALMENTE GLI SFRUTTATORI FURONO ASSOLTI PERCHE' LE PROVE RACCOLTE ERANO INUTILIZZABILI.
SE NON SBAGLIO ACCADDE QUALCOSA DI SIMILE ANCHE CON DEI RAGAZZINI CHE VENIVANO IMPIEGATI COME LAVAVETRI, PICCHIATI SE NON GUADAGNAVANO ABBASTANZA, E FATTI VIVERE E DORMIRE IN UNA SPECIE DI SCANTINATO O DI GROTTA.
TOGLIERE AGLI SFRUTTATORI L'HUMUS IN CUI PROSPERANO NON E' UN'IDEA SBAGLIATA.
E NON LO E' NEMMENO DIFENDERE PERSONE DEBOLI COME GLI ANZIANI SCIPPATI.
INVECE DI RAGIONARE PER CATEGORIE, NON SAREBBE MEGLIO VALUTARE CASO PER CASO, E CERCARE SEMPRE DI PROTEGGERE CHI, IN QUEL DATO MOMENTO, E' IL PIU' INDIFESO E SUBISCE UN'INGIUSTIZIA?



LA REPUBBLICA
24 ottobre 2005
"COFFERATI, DOVE VUOI PORTARE BOLOGNA?"
di MICHELE SMARGIASSI

"Cofferati, dove vuoi portare Bologna?"
Da Sofri a Machiavelli, dubbi e applausi per la svolta legalitaria del sindaco
Il silenzio imbarazzato di molte figure di spicco dell´intellighenzia cittadina
I suoi sostenitori chiedono un miracolo: "Sergio, inventa la ruspa solidale"
L´editore Enriques: "Ha ragione, la convivenza civile non è un valore di destra"


BOLOGNA - Nei caffè della zona universitaria, assediati da una corte dei miracoli di punkabestia e tossicomani dal passo incerto, l´intellighenzia cofferatiana s´interroga: «Ma dove vuole arrivare?», e si risponde con un atto di fede: «Non so, ma qualcosa avrà pure in mente». Dieci giorni sono niente per fabbricare una macchina mai esistita al mondo: la ruspa riformista. Ma tutti sperano che il 2 novembre, il giorno dello show down, quando Sergio Cofferati dovrà svelare il testo del suo documento prendere-o-lasciare sulla legalità, gli sgomberi degli accampamenti dei clandestini e l´allontanamento di altre umanità fastidiose, dal cappello del sindaco uscirà per miracolo l´ircocervo della «repressione solidale», bomba intelligente che colpisce gli «illegali» lasciando intatte le coscienze democratiche. «Vedrete, Sergio troverà il modo per inquadrare tutto in un contesto di giustizia sociale», assicura per esempio Sergio Lo Giudice, segretario di un´associazione che di tutto può essere accusata tranne che di amore per le discriminazioni: l´Arcigay.
Tacciono con qualche imbarazzo molti intellettuali di spicco della città, gli artisti e gli scrittori che sostennero la candidatura del Cinese; si affidano al cuore segreto di Sergio il gelido, sperano nel miracolo quelli che salutarono con gioia l´immigrato eccellente, invitandolo a «spezzare l´immobilismo di questa città curiale». Confidano in lui, con diversa gradazione, dal convinto «finalmente», al dubbio, alla delusione quasi ultimativa. Applaude senza remore, ad esempio, Marzio Barbagli, il sociologo che spiegò il crollo della Bologna rossa del ‘99 con la cecità di fronte alle angosce dei cittadini per l´insicurezza urbana crescente: «Cofferati è il primo a rompere un tabù della sinistra, a sostenere che la sicurezza è un valore, che le paure dei cittadini sono reali e non un´invenzione della destra, che un´illegalità resta tale anche se commessa da ceti svantaggiati». Una tesi che convince l´editore Federico Enriques (Zanichelli), appartato e quasi timido intellettuale che suonò «la sveglia» alla sinistra ancor prima di Nanni Moretti: «Quando una vecchietta viene scippata da un immigrato, il danno non sono i quaranta euro rubati, è lo shock che costringe quella persona a barricarsi in casa. Quando un cittadino rinuncia ad attraversare una piazza perché ha paura degli emarginati che ci si accampano, giustificata o meno che sia quella paura, una libertà è stata negata. L´insicurezza scippa la convivenza, e la convivenza civile non è un valore di destra».
Ma come si difende la convivenza senza diventare «un sindaco di destra», come accusa Rifondazione? «Non so se esista la ruspa democratica», ammette Gianni Sofri, storico, presidente del Consiglio comunale, fratello di Adriano, «so però che la scelta di sgomberare il greto del Lungoreno dalle baracche non dev´essere stata semplice per Sergio. Cosa sarebbe successo se non avesse fatto nulla, e se uno di questi giorno un´inondazione avesse portato via tutto, se fosse morto qualcuno, magari un bambino? Tutti avrebbero puntato il dito contro il sindaco».
La destra ha soluzioni facili: la ruspa repressiva è coerente, e non ha bisogno d´altro. La ruspa di sinistra, spiega Sofri, «si giustifica solo se arriva insieme alla mano tesa dell´aiuto umano: ma la solidarietà è lenta e costosa, e i tempi non coincidono. La destra fa credere che la soluzione di forza è definitiva, la sinistra dovrebbe avere il coraggio di ammettere che esistono solo soluzioni palliative». Ma allora, aggiunge Roberto Grandi, massmediologo e pro-rettore dell´Università, Cofferati dovrebbe «dichiarare il limite dei suoi interventi, spiegare ai cittadini che certe misure sono dolorose, ma almeno evitano che il circolo vizioso dell´emarginazione si avviti su se stesso».
Perplessi, preoccupati, lasciano ancora a Cofferati il beneficio del dubbio, gli danno un´altra chance per quadrare il cerchio tra legalità e umanità. Non tutti pensano ce la possa fare da solo. Don Giovanni Nicolini, delegato pastorale del vescovo Caffarra per la carità, coscienza morale ascoltatissima in città, invita «il sindaco per cui ho grande stima e affetto» a far collimare bene i fini coi mezzi: «Vedere povera gente accampata in riva al fiume è disonorante per la città, ma anche ruspare via qualche capannuccia è inadeguato al nostro livello di civiltà». C´è una terza via? «Sì, se si arriva prima di polizia e ruspe. I nostri ragazzi passano giornate intere con la gente del fiume, ne conoscono le storie una ad una, potrebbero suggerire soluzioni diverse caso per caso. Perché non sono mai stati coinvolti?».
Qualcuno ha smesso di farsi domande. «Ho rinunciato a capire», sospira lo scrittore Loriano Macchiavelli, che per Cofferati candidato si spese con generosità, «cosa intenda Sergio per legalità. Un clandestino è illegale, ma può farci qualcosa? Sono le nostre leggi che gli impediscono di diventare "legale". Siamo noi che possiamo farci qualcosa, non lui». Con Francesco Guccini, Macchiavelli ha scritto Macaronì, romanzo sull´epopea degli emigrati italiani, ma la sua delusione è biografica: «Io sono stato illegale come i baraccati del Reno. Mio padre mi portò a Bologna nel ‘44, fuggendo dalla guerra e dalla fame. Occupammo abusivamente una casa. Papà preferì essere illegale che morto. E quando vedo le ruspe, democratiche o meno, contro chi ha fatto la stessa scelta, a me vengono dei brutti pensieri».


********************************


LA STAMPA
24 ottobre 2005
IL CASO BOLOGNA
Cofferati metafora dell’Ulivo al potere
di Lucia Annunziata


Palazzo d'Accursio, come (futuro) Palazzo Chigi. Nel palazzo comunale di Bologna si sta giocando una partita che è metafora anticipata di quello che potrebbe essere il futuro dell'Ulivo al governo.

Poche storie della politica di oggi contengono infatti tanti elementi simbolici per il centro-sinistra quanto la vicenda del sindaco bolognese. Il percorso di Sergio Cofferati rappresenta quasi tutte le tappe dello scontro politico (nonché delle perfidie) che negli anni recenti hanno opposto la sinistra istituzionale alla sinistra dei no-global, rifondazione, girotondi e intellettuali «puri». Uomo del fronte del No, capace di mobilitare tre milioni di persone, eliminato dalla competizione nazionale per la leadership Ds, viene eletto sindaco nel 2004 tra l'entusiasmo della sinistra radicale: oggi da questa stessa sinistra è definito uno «sceriffo». Cofferati- sindaco ha adottato una politica fondata sulla difesa della regole come elemento di uguaglianza sociale: per le case ci sono le graduatorie, per i sindacati ci sono gli accordi, per i romeni non si accettano campi illegali, lui spiega.

La domanda di molti è: ma cosa è successo a Cofferati? Come se il suo fosse un mutamento di idee o di personalità. In realtà la domanda è del tutto irrilevante. A Cofferati sappiamo infatti cosa è successo: è divenuto sindaco. Ha fatto cioè il passo che presto (forse) toccherà al centro-sinistra: è andato al potere, è divenuto un governante, dopo aver a lungo rappresentato i governati.
Non è cambiato Cofferati, ma il punto di vista da cui oggi deve affrontare il mondo. Dalle finestre del suo ufficio che si affacciano su una delle piazze storiche d'Italia, il sindaco non vede solo i movimenti, ma tutti i suoi cittadini - e tutti loro deve servire, non solo la parte che lo ha votato.

E' una sfida - quella del governo - che non a caso la sinistra (che per sua natura è, nel senso migliore della parola, «partigiana») fronteggia con difficoltà. Specie se queste regole toccano - come succede sempre più spesso oggi - i punti critici della sua identità storica: solidarismo e/o legalità, tolleranza e/o forza. Ogni volta infatti che la sinistra prova ad elaborare ed applicare regole «non partigiane», c'è il trauma: che si tratti del D'Alema «inciucista», del Tony Blair che decide la guerra, o, di recente, dello stesso Zapatero che ha ordinato le truppe contro gli immigranti.

Mentre nel Paese scoppia la paura degli immigrati, la crisi sociale, l'esaurirsi in formula del solidarismo, il centro-sinistra nazionale, stando all’opposizione, non ha dovuto finora fare scelte. I sindaci invece non hanno avuto la possibilità di sfuggire, e sono oggi quelli in prima linea: Cofferati, ma anche il sindaco Chiamparino di Torino, il sindaco di Napoli Iervolino e il governatore Bassolino, i politici della Calabria, e molti altri.

Tutti loro sono stati abbastanza soli - nel senso che hanno fatto scelte (giuste o sbagliate) ciascuno nella propria realtà, e si può certo discutere queste scelte. La leadership nazionale del centro-sinistra si è invece occupata in questi anni soprattutto di costruire la struttura della sua organizzazione: alleanze, ruoli, classi dirigenti. Un lavoro necessario. Ma nel frattempo ha evitato di affrontare con posizioni chiare gli argomenti più divisivi: chi vuole dopotutto alienarsi un pezzo del proprio elettorato scegliendo posizioni scomode prima del voto?

Bologna invece dimostra che quello che non si fa prima dovrà essere fatto comunque dopo. Dimostra che il tempo non è molto. Dimostra anche che non si può mandare in prima linea i propri uomini e lasciarli soli. Le conseguenze comunque le pagano tutti.

Il 2 novembre Cofferati presenterà in giunta l'ordine del giorno sulla legalità - per quella data la leadership dell'Ulivo dovrebbe dire una sua parola chiara su Bologna. Lo deve a Cofferati, ai cittadini bolognesi. E a se stessa: per non ipotecare il futuro.


****************************************


CORRIERE DELLA SERA
24 ottobre 2005
«Non torni la storia dei potenti prepotenti»
Intervista a PAOLO FLORES D'ARCAIS
di Daria Gorodisky

ROMA - Magari potrebbe suonare un po’ strano, detto da chi della legalità ha fatto la propria bandiera. Oppure a qualcuno potrebbe venire da domandarsi se allora sia giusto che un ladro di automobile sia perseguito se prima non è stata fatta giustizia su un omicidio. Però Paolo Flores d’Arcais, fondatore della rivista politica Micromega , dà un giudizio netto sulla linea di tolleranza zero decisa da Sergio Cofferati nei confronti di chi a Bologna non rispetta le regole: disobbedienti, nomadi, occupatori di case o lavavetri che siano. E lo sintetizza così: «Diciamo pure ad alta voce e in coro che la legalità è una e indivisibile. Ma, proprio in quanto tale, è evidente che per farla rispettare bisogna cominciare dai piani alti. Altrimenti restiamo fermi alla vecchissima storia di potenti prepotenti che invocano legalità solo quando fa comodo». Bisogna seguire una graduatoria?
«L’ultima questione che ha creato scandalo a Bologna è quella degli immigrati lavavetri; e di quale reato sono accusati? Di accattonaggio? E allora tutte le persone che chiedono l’elemosina davanti alla chiese? A scuola abbiamo tutti studiato Manzoni: legalità è mettere in galera fra’ Galdino?».
Ma se la legalità è una...
«E’ una, e la necessità di farla rispettare è ovvia. Tuttavia chi davvero mette al primo posto la legalità è chi, avendo a disposizione un corpo di Vigili urbani, comincia dai reati più gravi. Siamo sicuri che a Bologna non ci sia più un abuso edilizio? O che nessun ristorante metta un tavolino fuori dagli spazi consentiti? O che ogni commerciante rispetti tutte le regole?».
I campi nomadi spontanei sono un problema per una città?
«Per parlare di campi nomadi servirebbero almeno due o tre interviste specifiche. A proposito di accattonaggio o di lavavetri, vorrei invece sapere perché non si interviene sulle bande di criminali che comprano e vendono bambini da mettere in strada ad accattonare».
Forse è più materia da pubblica sicurezza che non da sindaco...
«Sì, ma il municipio può dare più di una mano. Il fatto è che i lavavetri danno fastidio, capita a tutti noi. Ci "ricattano" facendoci sentire in colpa per il nostro benessere e la loro povertà. Occupiamoci di questo».
Sembra che, sulla legalità, An e Forza Italia voterebbero con Cofferati.
«Ciascuno ha cose e priorità in cui crede. Poi, le compagnie che gli si aggregano intorno sono significative. Io non dico no a un fascista che mi dice "c’è il sole" quando effettivamente c’è; però...».
Insomma, su Cofferati lei è d'accordo con Rifondazione, Verdi, Margherita, parte dei Ds, cattolici?
«No, sono d’accordo con me stesso. Da 20 anni dico che il problema politico essenziale è quello morale. Ho considerato Mani Pulite una grande chance per il paese, proprio come tentativo di legalità ai piani alti. I partiti - ahimé, anche di centrosinistra - non hanno voluto fare della legalità una grande battaglia. Che ora vi si faccia appello contro i lavavetri, è ai limiti del grottesco».




Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 01:54.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com