CORDIALE INCONTRO TRA PIERO RICCA E PAPA' GUZZANTI

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INES TABUSSO
00mercoledì 29 marzo 2006 00:18
Paolo Guzzanti, i comunisti e l'energumeno
Piero Ricca

Ieri a Milano era in agenda un atteso evento culturale: la presentazione del saggio di Franco Andreucci "Falce e martello" (Bononia University press). Imperdibile.
Alle 21,50 arrivo al circolo culturale di via Marina, presieduto dall'"onorevole" Marcello dell'Utri. Sono presenti, insieme all'autore, Ugo Finetti e il senatore Paolo Guzzanti, vicedirettore del Giornale, presidente della commissione parlamentare Mitrokhin nonché padre dei più noti Sabina e Corrado.
Riprendo parte del dibattito con una videocamerina. Si discute di argomenti di scottante attualità: i comunisti, lo stalinismo, l'intolleranza e i crimini dei comunisti stalinisti e così via, fino a un concetto per me nuovo: "l'anti-anticomunismo", pernicioso atteggiamento culturale - se non ho capito male - di quei post-comunisti che bollano come propagandistiche le critiche dei non (o non più) comunisti. "Prevale ancora l'idea che la critica allo stalinismo possano farla solo loro", denuncia l'autore.

Alla conclusione delle relazioni c'è spazio per qualche domanda.
Una storica dal caschetto biondo si alza e ricorda quanto fosse difficile fare ricerca sul comunismo in modo non allineato con "gli storici alla Paolo Spriano".
Un giovane parla della "difficoltà di essere di destra" in un ambiente come quello della Bocconi.
Un'altra signora, con i capelli ramati, una pesante collana e mezzo chilo di fondotinta rivela di avere tanta paura di una vittoria dei comunisti e racconta che per aprire gli occhi alla gente "ritaglio e diffondo ovunque articoli del Foglio, di Libero e del Giornale".
Un signore fa i complimenti a Guzzanti "per quell'editoriale sul Papa, davvero splendido".

A un certo punto alzo la mano per fare una domandina anch'io.
Dopo qualche iniziale titubanza ("Un attimo, vorrei esprimere un ultimo concetto...", e va avanti per altri dieci minuti, fatali per la batteria della videocamerina), il presidente Guzzanti mi concede la parola.
Con la voce più garbata che mi riesce, domando: "Ieri il presidente del Consiglio ha ricordato che i comunisti cinesi bollivano i bambini... ecco puntare ancora su questi temi, nel 2006, non è, come dire, un po' anacronistico...".
Guzzanti: ":.. Ma non so... cos'ha detto Berlusconi?".
Gli viene in soccorso il moderatore del dibattito: "... Il presidente del Consiglio ha solo citato Il Libro nero del comunismo...".
Guzzanti si rianima: "... Ah ma quello è un fatto storico, nel regime maoista avveniva davvero. Anche qua, il vero problema è l'anti-anticomunismo...".
Sul più bello - discorsetto guzzantiano sulla veridicità storica del detto: i comunisti mangiano i bambini - la batteria mi abbandona.
Maledico la sorte perché il siparietto successivo è ancora migliore.
Guzzanti: "... Noi abbiamo commesso un errore culturale enorme in questi anni: un deficit di comunicazione. Ma, se vinciamo, dobbiamo assolutamente rimediare. I risultati della commissione Mitrokhin devono essere conosciuti da tutti. Mi impegnerò in tal senso, anche a costo di incatenarmi al cavallo di viale Mazzini".

Intanto trovo una presa di corrente e metto sotto carica la batteria. Al momento dei saluti chiedo a Guzzanti un paio di minuti per un'intervistina. Dopo qualche titubanza, mi dice che si può anche fare. Mentre mi preparo, si avvicina un energumeno, per chiedermi: "Lei a chi fa capo?". Io: "Non faccio capo a nessuno, sto girando un documentario". Energumeno: "Lei deve uscire da qui, venga con me all'uscita!". Gli rispondo come al solito in questi casi: "Senta, innanzitutto lei chi è?". Energumeno: "Non le interessa, venga fuori!". Io: "Lei è della polizia?". Energumeno: "Ho detto che deve uscire, mi auguro che lo faccia di sua spontanea volontà, altrimenti...". Io: "Altrimenti che cosa fa?". Energumeno: "Altrimenti ci penso io". Io: "Senta, non la conosco, non ho fatto nulla di male, e lei mi sta importunando e minacciando, mi lasci in pace!". A un certo punto l'energumeno estrae qualcosa di simile a un tesserino, ma non faccio in tempo a leggere nulla che se lo rimette in tasca. Con calma metto le mie carabattole nello zainetto ed esco. Sul marciapiede m'imbatto in Guzzanti, circondato da quattro o cinque guardie del corpo. Mi avvicino e gli dico: "Onorevole Guzzanti, una persona - credo del suo giro - mi ha appena minacciato cercando di cacciarmi fuori dalla sala, le sembra giusto?". Guzzanti, con l'aria di chi ha ben altro a cui pensare: "Ma io non so nulla di queste cose...". Io: "Appunto, la sto informando: un membro della sua scorta ha appena minacciato un cittadino senza motivo. Ecco è lui". E indico l'energumeno, il quale se la fila alla svelta in direzione dell'auto. Guzzanti: "Ma io non so, non so...".

Solidarietà ai "comunisti", in particolare a due: Sabina e Corrado.




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