DI PIETRO ANTONIO E MASTELLA CLEMENTE: ZERO IN LETTURA

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INES TABUSSO
00mercoledì 31 ottobre 2007 20:47


"La crescente domanda di sicurezza da parte della collettività, a
fronte di vecchi e nuovi rischi e pericoli, richiede la messa in
opera di un programma di riorganizzazione, coordinamento e
modernizzazione che rafforzi il rispetto della legalità, il
contrasto della criminalità. la prevenzione delle minacce terroristiche.
La politica del centrodestra al riguardo si è mostrata del tutto
indifferente: a vuoti annunci si sono affiancate misure che contrastano
con il rispetto della legalità, l’inerzia rispetto
alla criminalità economica, un abbassamento della guardia nel
contrasto alla criminalità organizzata, l’utilizzo delle forze
di polizia per operazioni repressive del tutto ingiustificate;
basti pensare ai fatti di Genova, per i quali ancora oggi non
sono state chiarite le responsabilità politica e istituzionale
(al di là degli aspetti giudiziari) e sui quali l’Unione propone,
per la prossima legislatura, l’istituzione di una commissione
parlamentare d’inchiesta".
(da: "Il programma de l'Unione", pag. 77)
www.lafabbricadelprogramma.it/adon/static/programma-un...





G8: MASTELLA, COMMISSIONE NEL PROGRAMMA? NON L'HO LETTA
(AGI) - Roma, 30 ott. - "La nostra posizione e' nota: abbiamo sempre espresso la contrarieta' ad una Commissione d'inchiesta, visto che c'e' la magistratura che sta facendo rilievi ed indagini". Cosi' il ministro della Giustizia, Clemente Mastella, spiega in Transatlantico la decisione dell'Udeur di votare contro la proposta di istituire una commissione d'inchiesta sui fatti del G89 di Genova. Secondo Mastella, dunque, "la vicenda deve essere lasciata nell'alveo del suo giudice naturale". Ai cronisti che gli fanno notare che la sinistra lamenta il fatto che la commissione d'inchiesta sul G8 era nel programma di governo dell'Unione, il leader dell'Udeur risponde: "Io non l'ho letta".





IL GIORNALE
31 ottobre 2007
Di Pietro: "Non si può indagare solo sulla polizia"
di Luca Telese

Roma - Ancora una volta l’Italia dei valori si smarca dalla maggioranza. E di nuovo - dopo il voto al Senato per opporsi alla chiusura della società per il ponte sullo Stretto di Messina - è un voto «pesante», quello dei dipietristi che ha ripercussioni sugli equilibri della maggioranza. Ieri Rifondazione ha fatto fuoco e fiamme contro di lui. Ma questo Antonio Di Pietro - che da mesi ripete di preferire i centristi ai no global - lo sa. A tarda sera, dopo il putiferio in commissione, il ministro per le Infrastrutture si spiega.

Ministro, lei ha violato gli accordi di maggioranza, come denuncia Rifondazione?
«Quali accordi? Me lo dicessero, e sarebbe molto meglio, non trova?».

Fino a ieri l’Italia dei valori non aveva manifestato dissensi sull’idea di una commissione d’inchiesta sul G8.
«E infatti, in linea di principio, noi continuiamo a pensarlo. Ma a una sola condizione. Che si indaghi a 360 gradi, in tutte le direzioni!».

Ovvero: indagare sia sui manifestanti sia sulla polizia?
«Mi pare il minimo, santa pazienza! A lei sembra possibile che si possa costituire un organismo che indaga solo sulle malefatte delle forze dell’ordine? Ma dove sta scritta questa cosa, scusi? Dove?».

Diranno che lei ha avuto un rigurgito «sbirresco»?
«Diranno che non mi piacciono le inchieste unilaterali, ed è vero. Anche perché, di come si devono fare le inchieste, qualcosa ne capisco».

Non sarà un effetto del suo recente dialogo con Fini?
«Oddio! Noi diciamo un cosa molto chiara: se ci sono stati abusi da parte della polizia, è giusto vengano puniti».

Ci mancherebbe...
«...Ma diciamo che, allo stesso modo, bisogna indagare su coloro che si sono recati a Genova per sfasciare, distruggere e attaccare le forze dell’ordine. E ce n’erano anche di questi, mi creda».

Se nega che ci siano state violenze contro i manifestanti farà cadere il governo.
«C’è stato molto ’ndo cojo cojo».

Prego?
«Dopo che molti no global, ripresi dalle tv di tutto il mondo, hanno fatto a pezzi la città, c’è stata una risposta forte».

Rifondazione vi accusa di dimenticare la morte di Carlo Giuliani.
«...Nella reazione delle forze dell’ordine a questa baraonda è morto Giuliani, che peraltro stava tentando di picchiare un carabiniere con un estintore!».

E poi?
«Dopo quest’ira di Dio, le forze dell’ordine hanno fatto una retata portando tutti a Bolzaneto. Lì c’è stato il ’ndo cojo cojo, in cui sono andati di mezzo molti ragazzi».

La commissione, come la chiedeva Rifondazione...
«Era incomprensibile».

Il vostro dissenso avviene in contemporanea con il blitz di Forza Italia.
«Noi non ne sapevamo nulla».

Le malelingue dicono che indebolite il governo...
«Veramente è l’esatto opposto di quello che sta dicendo lei! Io e l’Italia dei valori lo stiamo difendendo».

Però sono due volte che votate contro la maggioranza.
«E trecento a favore non le conta?».

Adesso sulla Finanziaria si arriva alla stretta decisiva: tutti temono che al Senato ci sia qualche sorpresa...
«Io lavoro perché non ce ne siano, di sorprese, per difendere il governo. Ma una commissione d’inchiesta che procede in modo sbagliato... Be’, non possiamo votarla».

Si dice che i vostri parlamentari presenteranno una raffica di emendamenti sulla legge di spesa.
«Guardi: ogni giorno ripeto che, data l’importanza del nostro ministero avrei bisogno di 282 miliardi per fare le infrastrutture che servono all’Italia: ovvero 50 Finanziarie tutte insieme per pagare ponti, autostrade, grandi opere».

E quindi?
«Se non li chiedo è perché ho senso di responsabilità».





LA STAMPA
31 ottobre 2007
Int. a DI PIETRO ANTONIO
"GLI UNICI BERSAGLI ERANO I POLIZIOTTI"
(LA MATTINA AMEDEO)
- a pag.3

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