Parlare di sentimenti come possono essere l’adorazione, la venerazione o anche l’ amore e l’ amicizia è difficile. La difficoltà maggiore sta nel trasporre in un suono o una parola quello che l’ uomo sente dentro di sé.
Così come la parola “amicizia” ha diversi gradi di significato, dato che parte da una semplice conoscenza ad un legame che sfiora l’ amore, così anche definire, ad esempio, la venerazione che i cattolici provano verso determinate persone, che non devono necessariamente essere morte, diventa difficile. Lo stesso vale per “adorazione”
Il termine “adorazione” ha subito diversi cambiamenti di significato in italiano come, del resto, anche in altre lingue.
Inizialmente questo termine aveva un significato molto ampio e veniva rivolto a persone degne di particolare onore, di particolare rispetto e dignità. Usualmente era attribuito a persone sagge, a giudici e, naturalmente, anche a Dio.
In italiano questo modo di rivolgersi alle persone, diciamo così, importanti si è perso nel tempo ma è rimasto, per esempio, nella lingua inglese. Infatti i magistrati inglesi ( quelli con la parrucca bianca, tanto per intenderci)che da noi, nei telefilm, sentiamo definire come “vostro onore” in realtà sono chiamati “Your Worship”. Questo, naturalmente, solo in Inghilterra in quanto negli U.S.A. il termine è invece “Your Honor”, molto più simile all’ italiano Worship, ovviamente, significa “adorare”.
Questo non significa che gli inglesi adorino i magistrati come se fossero Dio ma semplicemente riconoscono loro un onore appropriato all’ incarico che stanno svolgendo.
E’ solo un esempio che però è utile a spiegare come il termine “adorazione” non sia stato fin da subito unico appannaggio di Dio.
Infatti, anche nella nostra lingua, inizialmente “adorare” significava attribuire un alto onore a qualcuno e infatti tutti i vocabolari specificano che questo termine può significare onorare, venerare e adorare. In quest'ultimo caso riferito solo a Dio.
Nella lingua latina, da cui deriva l’ italiano, l’ampiezza dell’ uso di questo termine è particolarmente evidente. Si va infatti dal semplice rivolgere le proprie parole a qualcuno ( nel senso di fare un discorso) supplicare e pregare per qualcuno, venerare, provare ammirazione o amore verso qualcuno e, naturalmente, anche adorare.
Comunque se andiamo a vedere le Scritture troviamo che anche nella Bibbia “adorare” ha un senso molto ampio. Tuttavia nei primi secoli di vita della cristianità,l i teologi cominciarono a fare delle differenze fra i diversi tipi di onore in modo che fosse chiaro cosa doveva essere attribuito solo a Dio e cosa poteva essere attribuito anche alle creature.
Ironicamente questa è una tradizione della Chiesa in quanto nella Bibbia questa distinzione non esiste oppure , per dirla meglio,non è così chiara. Ma questo lo vedremo dopo. Nel frattempo diciamo che i teologi svilupparono il termine di “latrìa” per indicare quell’ onore che è dovuto solo a Dio e il termine “dulìa” per gli esseri umani. Coniarono anche un terzo termine “iper dulìa” ( cioè superiore alla dulìa) riferito a Maria.
Questo termine non nacque per caso ma nacque per fare in modo che a Maria venisse riconosciuta una dignità maggiore di quella degli altri santi ( in quanto era stata resa degna di un privilegio assolutamente unico) ma nesso stesso tempo, poiché era soltanto una creatura, questa dignità fosse dello stesso tipo di quella delle altre creature. Da qui “dulìa” e “iperdulìa”
I teologi italiani hanno reso i termini di “dulìa” e “latrìa” con i verbi “venerare” e “adorare”.
Sfortunatamente molti non-cattolici sono stati talmente ben istruiti nella loro ostilità verso la Chiesa Cattolica che non riescono ( o non vogliono) accettare queste distinzioni. Si sentono spesso affermare con estrema sicurezza ( e arroganza…) che i cattolici adorano Maria e i santi. Insomma, che sono degli idolatri.
Qualcuno di loro va addirittura oltre dichiarando che a Maria e ai santi non va neppure riconosciuta la venerazione.
Ma cosa dice la Bibbia a proposito? Se potessero leggere il testo originale e non la traduzione in italiano, potrebbero avere delle sorprese. Il termine ebraico per “adorazione” è “shaka”. Con questo termine si vuole comprendere sia l’adorazione riservata al solo vero Dio che l’onore riservato ad alcuni uomini. L’uso di questa accezione la si può trovare in diversi versetti dell AT.
Per esempio in Gn 37,7-9 si legge di Giuseppe che riferisce di due sogni che Dio gli ha dato;
“Noi stavamo legando covoni in mezzo alla campagna, quand’ecco il mio covone si alzò e restò diritto e i vostri covoni vennero intorno e si prostrarono davanti al mio”. Gli dissero i suoi fratelli: “Vorrai forse regnare su di noi o ci vorrai dominare? ”. Lo odiarono ancora di più a causa dei suoi sogni e delle sue parole.
Egli fece ancora un altro sogno e lo narrò al padre e ai fratelli e disse: “Ho fatto ancora un sogno, sentite: il sole, la luna e undici stelle si prostravano davanti a me”.”
In questo brano si cita per due volte il verbo “prostrare” . In ebraico questo verbo è “shakà”
Un altro esempio lo troviamo in Es 18,7:
Mosè andò incontro al suocero, si prostrò ( shakà) davanti a lui e lo baciò;
Ci sono anche altri versetti in cui shakà non è riferito a Dio ma penso che questo sia sufficiente a spiegare che perfino gli ebrei erano di vedute più larghe di certi fondamentalisti odierni.
Veniamo ora ad alcuni atteggiamenti che sono erroneamente ritenuti atti di adorazione. Fra questi ci sono l’ inchino, la genuflessione e la prostrazione. In realtà c’è anche il bacio ma poiché quest’ultimo gesto è ritenuto comune i fondamentalisti, molto rigidi su altri argomenti, preferiscono chiudere entrambi gli occhi.
Resta comunque il fatto che anche il bacio era una forma di adorazione. Infatti il termine “adorare” deriva inizialmente dal latino “ad os” che significa “portarsi la mano alla bocca (os) per dare un bacio”.
Questa era un’antica usanza orientale che è rimasta in alcune forme di saluto indiano nel quale il soggetto che saluta si tocca in successione la fronte, la bocca e il cuore per mostrare la completa dedizione del suo essere verso la persona oggetto del saluto.
Successivamente si è trasformato in “ad orare” ( anche orare deriva da os in quanto la preghiera abitualmente veniva detta a voce alta e quindi con la bocca) e infine “adorare”.
Eliminato però il bacio, con tutte le riserve appena citate, restiamo per il momento solo alla prostrazione che in sé racchiude anche l’ inchino e la genuflessione.
La prima accusa che viene lanciata ai cattolici è quella di inchinarsi/ genuflettersi/ prostrarsi davanti a qualcuno o a qualcosa.
A questa accusa si può tranquillamente rispondere che la Bibbia non vieta questi atteggiamenti ma li proibisce solo quando sono atti di adorazione vera e propria.
Di solito di fronte a questa contestazione i soliti fondamentalisti rispondono dicendo che si adora una creatura quando all’ atto del prostrarsi viene aggiunta la preghiera. Prostrazione e preghiera, quindi, sarebbero i caratteri esclusivi dell’ adorazione verso Dio.
In realtà le cose non stanno così. L’adorazione diventa tale solo quando al gesto e alle parole segue la concreta predisposizione dell’ animo. In effetti, al di là di gesti e di parole, la vera adorazione che va rivolta a Dio è quella del cuore. Se manca questa, non c’è vera adorazione.
Prendiamo ad esempio Gn 23,7 e seguenti:
“Abramo si alzò, si prostrò davanti alla gente del paese, davanti agli Hittiti e parlò loro: “Se è secondo il vostro desiderio che io porti via il mio morto e lo seppellisca, ascoltatemi e insistete per me presso Efron, figlio di Zocar, perché mi dia la sua caverna di Macpela, che è all’estremità del suo campo”
Qui Abramo si prostra e prega delle persone per ottenere un beneficio. In questi versetti sono riscontrabili due elementi caratteristici dell’ adorazione: il gesto e la parola. Manca, però, la predisposizione del cuore e quindi non può essere considerata reale adorazione.
Per i fondamentalisti dovrebbe invece essere un tipico esempio di adorazione.
Quindi possiamo concludere questa breve riflessione sull’ adorazione dicendo che la Chiesa Cattolica sa perfettamente che solo Dio ha diritto all’ adorazione. La Bibbia conosce la prostrazione come gesto di reverenza ma vieta rigorosamente ogni gesto suscettibile di annettere all’oggetto del gesto una qualsiasi possibilità di sostituire Dio.