Martedì 26 Novembre
Dopo l'ultimo giro fatto insieme a Luglio, eccomi oggi di nuovo a pedalare insieme a
Sergio.
Lontane le lunghe giornate calde e le maniche corte. Il calore, in una gelida giornata dai colori limpidi come solo certe giornate invernali sanno essere, con le temperature improvvisamente precipitate dai 15°C dei giorni scorsi ai 3°C di questa mattina, sarà quello di un'amicizia consolidata che tocca corde profonde.
Il punto di ritrovo è a
Rapallo, dove io giungo col treno in anticipo sull'appuntamento, e nell'attesa di mezz'ora abbondante, rischio letteralmente di congelare, non fosse per il timido tepore di un sole invernale che ce la mette tutta.
Sarà anche per questo che appena vedo spuntare
Sergio ci mettiamo subito a pedalare, senza riuscire lì per lì a sciogliere la lingua in parole.
Ma pian piano il flusso del sangue torna in circolazione, rendendomi più loquace. Anche perché in realtà, una volta in movimento, il freddo non morde più e la pedalata si fa piacevole nonostante l'aria frizzante.
Il programma, non del tutto definito per la verità, prevede una pedalata tutta "vista mare", ma, tanto per fugare i dubbi, i 1700 m. di dislivello in 85 Km. del computo finale mettono subito in chiaro cosa vuol dire fare una "tranquilla" pedalata costiera qui in Liguria.
Raggiungiamo velocemente
Chiavari e poi
Sestri Levante, da dove iniziamo l'affascinante salita al
Passo del Bracco, ad un ritmo molto tranquillo, che ci permette di chiacchierare e di ammirare un paesaggio selvaggio, punteggiato qua e là dai tipici paesini liguri dell'entroterra. Traffico nullo, in giorno feriale lontano dai clamori estivi e dal rombo dei motociclisti che la domenica assediano questa strada.
Nettissimo il contrasto tra la prima parte della salita in ombra lungo il versante nord, con il ghiaccio che "vetrifica" le rocce bagnate dall'umidità e l'esplosione di colori della parte finale, dove l'azzurro del mare diventa una lama abbagliante di riflessi dorati.
Stiamo salendo al Passo del Bracco accompagnati da una giornata stupenda
Laggiù le Alpi Apuane, le pareti candide di marmo di Carrara sono un tutt'uno col manto bianco della recente neve
Raggiunto il Passo, deviamo verso la
Colletta di Guaitarola per scendere su
Lévanto. Lungo la spettacolare discesa, numerose le soste per un panorama che non poteva assolutamente essere archiviato in un "mordi e fuggi", nonché per qualche mio momento di difficoltà, superato solo nel finale, quando la carreggiata si è allargata e la morsa dell'ansia ha allentato la sua presa su di me.
A
Levanto Sergio vorrebbe fare sosta, ma io contavo di trovare un bar senza entrare in centro al paese e proseguiamo. Mi rendo conto del mio errore di valutazione, ma ormai siamo sulla salita che, lasciando
Levanto alle nostre spalle, sale al
Passo del Termine, protagonista di una crono al Giro di qualche anno fa.
Sergio indica un candelotto di ghiaccio, mentre fa rifornimento alla "fontanella del ciclista" alla Colletta di Guaitarola
Il cippo "a tema" accanto alla fontanella
Per la serie.... ci siamo dimenticati una "T"
La spettacolare discesa verso Levanto
E d'improvviso dietro una curva appare Levanto
La salita si fa decisa, non disdegnando diversi passaggi al 10-11%, con la protesta dei nostri stomaci che reclamano per la sosta mancata a
Levanto. Provvidenziale un bar-albergo nei pressi del
bivio per Monterosso: due panini con generosa razione di speck, coca-cola, caffè e una tavoletta di cioccolata e ho speso per entrambi quanto per me sola a Santa Margherita solo qualche giorno fa (!).
Duro tornare a pedalare, soprattutto con la salita che infligge fieramente le sue ultime zampate prima di lasciarsi domare definitivamente. Passiamo accanto al
Santuario di Soviore e giungiamo finalmente al
Passo del Termine, dove dobbiamo decidere cosa fare. Siamo lunghissimi coi tempi, tra le chiacchiere, le foto, il mio blocco in discesa, la sosta al bar: abbandonata l'idea di scendere a
Pignone, deviamo per la strada panoramica delle
Cinque Terre, che
Sergio non ha mai percorso in bici.
Il Santuario della Madonna di Soviore
E' forse il tratto più bello dell'intero percorso. Se già prima, durante il nostro pedalare, le macchine incontrate erano rare quanto mosche bianche, qui proprio non se ne vedono: la strada è ancora chiusa per le conseguenze della disastrosa alluvione di due anni fa. E percorrendola ci si rende conto ancora di più di quanto questa strada sia tanto spettacolare nella sua bellezza, quanto ardita nella sua fragilità, aggrappata com'è ai fianchi dei monti che letteralmente scivolano giù fino al mare.
La strada corre alta disegnata tra i canaloni e i declivi scoscesi, offrendo un panorama impagabile.
Laggiù uno scorcio su Monterosso, sullo sfondo il Promontorio di Portofino
Monterosso e Punta Mesco
E i segni dell'alluvione sono ancora più che evidenti, con cedimenti, transenne, rocce sbriciolate, alberi divelti, fino al punto in cui la strada non esiste proprio più, sbancata e portata via in quella drammatica giornata di due anni fa. Si potrebbe transitare a piedi su un battuto provvisorio, ma decidiamo che quello sarà il nostro capolinea e da lì torniamo indietro.
Mancano solo il pericolo di imboscate e di assalto dei lupi....
La Corsica!
Terminiamo la nostra pedalata a
Levanto, da dove prendiamo il treno che ci porterà a casa,
Sergio a
Rapallo e me a
Genova: a tornare in bici si farebbe davvero troppo tardi in questa stagione.
85 Km. possono sembrare pochi, ma non dimentichiamo la stagione ormai inoltrata e, come dicevo all'inizio, 1700 m. di dislivello non sono da buttar via, ma poi soprattutto.... chissenefrega dei numeri: una giornata dai colori splendidi, paesaggi per cui non smetterò mai di ringraziare di essere nata in Liguria e su tutto la compagnia di
Sergio.
Grazie Sergio, non solo per la giornata trascorsa insieme, ma anche per l'idea di venire a pedalare oggi su queste strade!
Il percorso
Ciao!