Da ostaggio a pubblicitaria!

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(SimonLeBon)
00lunedì 15 dicembre 2008 22:39
2008-12-15 20:36
INGRID BETANCOURT A ROMA ANNUNCIA PROGETTO RECUPERO FARC
ROMA - Ingrid Betancourt, ex ostaggio delle Forze armate rivoluzionarie colombiane (Farc), oggi a Roma per ricevere un premio, ha annunciato l'avvio del 'Progetto Calamar' per il recupero dei giovani guerriglieri delle Farc. Il progetto, che prende il nome dal villaggio colombiano in cui le Farc reclutano bambini e ragazzi poveri con la "grande bugia" di un futuro migliore, mira a fornire loro un'alternativa alla guerriglia e a garantire loro - ha detto Betancourt - il "diritto ad essere rispettati" anche senza imbracciare un fucile. "Voglio fare uscire i miei compagni dalla giungla e ridare loro la libertà. Ma curiosamente penso spesso anche ai guerriglieri, ai miei ex carcerieri di 13-14 anni (più giovani dei miei figli), anche loro sono prigionieri, prigionieri dell'ideologia e del terrore. Voglio far uscire anche loro", ha detto la franco-colombiana liberata nel luglio scorso dopo 6 anni di prigionia.

Betancourt ha ricevuto dalle mani del presidente della Camera Gianfranco Fini, nella sala della Lupa a Montecitorio, il premio 'Pellegrino di Pace' del Centro internazionale per la pace tra i popoli di Assisi. "Ricevo questo premio, che non credo di meritare, con grande emozione ma anche come una responsabilità. L'importante non è quello che ci lasciamo alle spalle, ma il fatto che abbiamo sempre la possibilità di essere migliori", ha detto. Nell'aprire la cerimonia, Fini ha ricordato inoltre Aung San Suu Kyi ("simbolo della Birmania oppressa") e il soldato israeliano Guilad Shalit: "Devono sapere - ha detto il presidente della Camera facendo sue le parole già espresse da Betancourt nell'aula del Parlamento europeo - che fino a che non avranno ritrovato la loro libertà, ognuno di noi si sentirà prigioniero". "Siamo felici di conferire a lei questo premio - ha aggiunto Monsignor Claudio Maria Celli rivolgendosi a Betancourt - perché ci ricorda cosa significa vivere intensamente, vivere nel servizio degli altri e dei più poveri".

FINI PREMIA BETANCOURT,LAVORARE A RILASCIO OSTAGGI COLOMBIA
ROMA - Gianfranco Fini si schiera al fianco di Ingrid Betancourt nella battaglia "per sensibilizzare l'opinione pubblica e le classi dirigenti circa la necessità di lavorare per il rilascio di tutti gli altri ostaggi ancora in mano alla guerriglia colombiana". Il presidente della Camera lo ha detto consegnando all'esponente politica colombiana il Premio Pellegrino di Pace che il Centro internazionale per la pace fra i popoli di Assisi assegna ogni anno ad una persona che abbia lavorato con opera straordinaria al fine di favorire l'amicizia e la solidarietà fra i popoli. Fini, nel suo intervento, ha ricordato che "nei sei lunghi anni del suo sequestro, l'Assemblea della Camera, la Commissione Affari esteri, il Comitato permanente sui diritti umani hanno a più riprese denunciato la violenza da lei subita e ne hanno a gran voce richiesto la liberazione". "L'Italia - ha proseguito il presidente della Camera - è sempre stata vicina alla Colombia per legami storici, linguistici e culturali; e non è un caso che il nostro Paese sia stato in prima fila nella mobilitazione internazionale per la liberazione della Signora Betancourt e degli altri ostaggi". Fini ha anche ricordato la "felice coincidenza" che proprio mentre la signora Betancourt veniva finalmente liberata, all'inizio dello scorso mese di luglio, "la Camera dei deputati votava all'unanimità una mozione - la prima della nuova legislatura - che impegnava il Governo italiano a sostenere ogni sforzo a favore suo e degli altri ostaggi ancora nelle mani delle Farc". "La comunità internazionale - ha aggiunto - deve continuare a sostenere gli sforzi del popolo colombiano per uscire dalla crisi, liberarsi dall'abbraccio mortale della criminalità e del terrorismo e quindi vivere pacificamente e democraticamente. Quel che dobbiamo promettere ad Ingrid Betancourt è che la Colombia non esca dalle prime pagine dei giornali, non venga trascurata dall'attenzione dell'opinione pubblica mondiale, dopo che il suo dramma personale ha cessato di fare notizia". "Sarebbe ingiusto - ha sottolineato - verso i nostri popoli, oltre che nei confronti della sofferenza della sua protagonista. L'odierna scelta della Signora Betancourt di cercare una nuova dimensione della politica, di parlare a nome di chi non ha voce, di armarsi della forza della parola per combattere l'odio e la violenza, di insistere nel voler cambiare le cose usando la via democratica, di preferire un secondo di libertà ad un'eternità di servitù, è la conferma di un'alta coscienza morale e di una non doma volontà di emancipazione dei deboli e degli oppressi". "Facciamo perciò nostre le parole che ha pronunciato nell'aula del Parlamento europeo lo scorso 13 ottobre, quando ha ricordato non solo i suoi 27 compagni di prigionia in Colombia, ma anche Aung San Su Khi - il simbolo della Birmania oppressa - ed il soldato israeliano Guilad Shalit: 'Devono sapere che fino a che non avranno ritrovato la loro liberta', ognuno di noi si sentirà prigionierò". "Il Premio che oggi Le viene conferito sia solenne riaffermazione di questo sacrosanto impegno per la dignità della persona umana ed augurio di pace per Lei, per la Sua famiglia e per il Suo popolo", ha concluso Fini.

AMBASCIATORE FULCI, REAGIRE CON CORAGGIO BETANCOURT
Contro il terrorismo, di qualunque tipo esso sia, è necessario reagire ed avere il coraggio di Ingrid Betancourt. A raccomandare di non abbasare la guardia contro le offensive terroriste, è l'ambasciatore Paolo Fulci, intervenuto questa mattina alla Camera dove Betancourt, ex ostaggio delle Farc colombiane, ha ricevuto il premio 'Pellegrino di Pace' del Centro internazionale per la pace tra i popoli di Assisi. "Ad ogni nuovo attentato che si verifica nel mondo, l'ultimo é della settimana scorsa a Bombay - ha detto Fulci - seguono fiumi di parole, recriminazioni, accuse, contraccuse, ma pochi fatti e gesti concreti della comunità internazionale per contrastarli o prevenire questo tragico pericolo. Un pericolo che incombe quotidianamente sulla testa di tutti noi, nessuno escluso. Si ha l'impressione che anche nell'opinione pubblica ormai prevalga una sorta di passiva rassegnazione, in attesa del peggio, al quale non si scorgono limiti. Contro questo fatalismo, contro questo scetticismo ormai imperante, bisogna trovare la forza di reagire". E lo devono fare soprattutto le istituzioni - ha aggiunto - ricordando per esempio che "il famoso Comitato Antiterrorismo dell'Onu, costituito all'indomani dell'11 settembre, langue da tempo, per non dire che è caduto quasi in letargo". Le armi per organizzare una risposta concreta al terrorismo - ha spiegato l'Ambasciatore - sono molteplici. Occorre per esempio "attaccare il male alle radici, cercando di eliminare e prevenire i fattori che lo determinano", come la povertà, lo sfruttamento e le ingiustizie sociali. Ma anche "uno sforzo straordinario dei Governi e delle Organizzazioni Internazionali", una "ardita e lungimirante politica di recupero sociale dei guerriglieri", una "forte, intensa, sentita solidarietà internazionale" e "una precisa volontà politica". Ma soprattutto - ha concluso Fulci - serve "quel coraggio di cui Ingrid Betancourt è l'espressione emblematica".
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