Dalla maledizione alla liberazione

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Lucifero
00domenica 5 febbraio 2006 16:55

Il personaggio di Faust accompagna gli occidentali sin dall’epoca romana. Attraverso i secoli, le diverse varianti del suo dramma hanno indicato loro l’origine e il fine dell’esistenza.

Alcuni fatti della vita di Faust risalgono all’epoca dell’imperatore Augusto e rimandano a una conoscenza sottile dei misteri umani. Il pastore Faustulus - il cui nome (diminutivo di Faustus) significa “felice”, “dotato” - trovò una lupa intenta ad allattare due gemellini: essi erano andati alla deriva sulle acque del Tevere dentro una cesta, si erano poi arenati nei pressi della tana dell’animale che li aveva adottati come cuccioli propri. Faustulus li tenne con sé. I gemelli Romolo e Remo furono abbandonati alla deriva benché figli di re ed eredi di un trono. Dopo aver ristabilito nuovamente il nonno sul suo trono, fondarono due città nello stesso luogo in cui si trovava la tana della lupa.

Romolo rappresenta la personalità umana e il re completamente orientato sulle cose terrene. Uccide il fratello e dà il proprio nome alla nuova città. Remo - che significa “timone”, attributo di Saturno - viene ucciso per aver varcato con un salto le mura della città del fratello. Nei Misteri, Remo-Saturno sopravvive come un re divino che non è di questo mondo. L’inizio della storia romana preannuncia simbolicamente il carattere dei suoi futuri sovrani. Infatti, gli imperatori di Roma coltiveranno sempre l’illusione di essere “Cesari”, delle personalità divinizzate. Sullo sfondo si evidenzia quindi l’idea del terrestre e del celeste: dualismo simboleggiato dalla croce il cui braccio orizzontale rappresenta il terrestre e quello verticale il celeste.

Il dio Fauno e Faust



Il nome dell’antico dio romano Fauno deriva, come quello di Faust, dal latino “favere” e significa “favorito dagli dei”, “felice”. Fauno, figlio di Marte e nipote di Saturno, è un dio simile al greco Pan e ai Satiri. È interessante notare la somiglianza di Fauno con il diavolo di cui ha la forma umana, le corna, la coda e i piedi biforcuti, nonostante l’idea del diavolo non abbia nulla a che vedere con la mitologia. Il fauno, in realtà, è generalmente una manifestazione divina, per questo fu collegato a Remo: ambedue simboleggiano il divino nel mondo. Non si può escludere che la Chiesa in crescita abbia fatto passare per satanici gli antichi Misteri romani.

Faustus, il vescovo manicheo



Un’altra importante figura di nome Faustus è il vescovo manicheo di Mileva, città tunisina. Egli scrisse un libro sugli errori e le deviazioni della Chiesa tanto che Agostino, uno dei Padri, ne respinse le argomentazioni con l’opera Contra Faustum, Libri XXX. Agostino era stato allievo dei Manichei per una dozzina d’anni e, poiché gli scritti manichei erano andati distrutti, fu a lungo l’unica, sospetta, fonte d’informazioni sul Manicheismo. In seguito, le importanti scoperte di Turfan, lungo la Via della Seta, e quelle egiziane (cfr. Pentagramma 1-00) ne fornirono un’immagine completamente diversa. Agostino riduce Faustus di Mileva a un essere diabolico, paragona “l’Insegnamento della Luce” di Mani alle “tenebre dell’idolatria” e condanna la sete di conoscenza degli gnostici. Questa presentazione intenzionalmente deformata prosperò a lungo, tanto che ancora oggi “manicheo” sta per “eretico”. La verità fu alterata e, sotto l’influenza delle autorità, questo cercatore di Dio divenne un demone.

Il faust dei tempi moderni



L’Europa conosce il mito di Faust da cinque secoli, sebbene il tema della lotta umana contro gli elementi per l’affermazione della sua potenza sia precedente e si sia trasformato nel tempo. Il poeta inglese rinascimentale Christopher Marlowe (1564-1593) ci ha lasciato un Faust tiranno. Calderòn de la Barca, poeta drammaturgo spagnolo (1600-1681), ce lo descrive invece come un cavaliere e un pensatore nel suo Lo stregone miracoloso. Per Thomas Mann (1875-1955), premio Nobel della letteratura, Faust era un raffinato musicista. Goethe (Urfaust 1775; primo Faust 1808, secondo Faust 1832) lo rappresenta come uno scienziato che si ribella, indignato dal fatto di essere soltanto un uomo. L’approfondimento e il rilievo dati - nell’ultima opera - alla vita di Faust offrono al cercatore di verità l’occasione di riconoscere in essa le proprie esperienze. Il Faust di Goethe ha influenzato il pensiero dell’Europa occidentale.

Il primo Faust è un lavoro teatrale il cui tema è tratto da La storia del Dottor Johann Faustus, di Johann Spies, opera comparsa a Berlino nel 1587 e allora molto in voga. Goethe vi aggiunge dati autobiografici di profondo significato. Il secondo Faust vede la luce solo 24 anni dopo: in esso l’atmosfera è del tutto mutata e pone un enigma quasi insolubile. Alcuni hanno considerano il primo Faust come una sorta di antico testamento della vita di Goethe e il secondo come un nuovo testamento. In Faust ed Hermes, lo studioso olandese Gilles Quispel scrive “Goethe vede unicamente Sophia. Dopo un’incubazione di 62 anni, grazie alla Gnosi e all’Ermetismo, egli scopre in Dio una quarta dimensione”.

Le interpretazioni dell’opera sono generalmente commenti sullo stile. La nostra intenzione non è di commentare semplicemente gli scritti del grande poeta tedesco, ma di utilizzare con riconoscenza la sua raffigurazione viva e toccante della vita del cercatore. Faust, infatti, incarna innegabilmente il cercatore di verità, l’uomo che smuove cielo e terra pur di avere una risposta alle sue domande più intime. Ciò fa sì che la tragedia trascenda i confini strettamente linguistici, stilistici e letterari e, al di là di essi, imprima il suo sigillo sul pensiero europeo.

Nella prima parte del dramma, Faust riceve la sua missione, poi lotta per acquisire comprensione e conoscenza; conclude un patto con Mefistofele, il nemico interiore, e s’innamora di Margherita. La prima rappresentazione si tenne nel 1829 a Brunswick, tre anni prima della morte di Goethe. Egli lavorò per tutta la vita al secondo Faust, fino a un anno prima della sua morte, ma soltanto dopo 23 anni si tenne la prima rappresentazione ad Amburgo. La seconda stesura è molto più ampia e complessa della prima.

Come dicevamo, Faust era comparso nel 1587 con il titolo La storia del Dottor Johann Faustus, un libro scritto per propagandare il protestantesimo e dove Lutero è l’esorcista per eccellenza. Ai visitatori del Wartburg - il luogo in cui Lutero tradusse la Bibbia in lingua tedesca - si mostra sempre una macchia sul muro causata dall’inchiostro da lui gettato su un’apparizione diabolica.

Faust, come Lutero, è di provenienza umile e riceve l’aiuto di un ricco parente fino al momento di compiere gli studi a Wittenberg. Non si accontenta del Nuovo Testamento e delle coeve spiegazioni teologiche, ma si mette a studiare direttamente i manoscritti caldei, persiani, arabi e greci finendo con l’essere preso per pazzo dai detrattori.

Secondo i fautori dell’ortodossia religiosa, il suo cammino può portarlo soltanto a concludere un patto col demonio, con Mefistofele, il nemico della luce.

Questa Storia consta di tre parti. Nella prima, si raccontano la nascita e gli studi di Faust che, abbandonate le ricerche teologiche, diventa medico, astrologo e matematico, inoltre fa un patto col diavolo da cui ottiene risposte su Lucifero e sull’inferno.

La seconda parte descrive le sue avventure e tratta di astrologia e astronomia. Faust e Mefistofele visitano l’inferno, le stelle, i regni, le città importanti e i paesi lontani. La terza parte, infine, verte sulla magia nera e sulla morte.

Il mito di Faust



Il mito di Faust riprende numerosi elementi delle leggende degli dei e degli eroi germanici; non sorprende, perciò, che un tale personaggio sia considerato da secoli un eroe popolare. Re ed eroi erano animati da una forza divina che diffondevano nel mondo come servitori degli dei. Quando la Chiesa cristiana si introdusse con la forza nei paesi di lingua germanica, ridusse i personaggi mitici a demoni da cui è bene stare lontani. Si inculcò così la paura del diavolo. La gente, però, volle continuare a vedere nel suo Faust un grande e profondo spirito, non uno scellerato. Lessing diceva che la Germania ne era innamorata. Essa lo ammirava non per la sua alleanza con il male, ma per le ragioni che lo avevano spinto a farla: penetrare i misteri della vita e, come un antico eroe, sacrificare se stesso al proprio dio.

Faust in Inghilterra



La storia del Faust tedesco giunse anche nell’Inghilterra protestante dove Christopher Marlowe (1564-1593) scrisse Tragicall Historie of Doctor Faustus, la storia di uno scienziato che vuole oltrepassare i limiti impostigli dalle autorità. È un uomo del Rinascimento, le cui investigazioni sono nobili esempi da seguire. Anch’egli corre verso la perdizione, ma durante la sua caduta il Coro deplora: «Spezzato è il ramo che poteva crescere dritto e bruciata la corona di Apollo a cui si era unito quest’uomo.»

Può essere interessante notare che questo lavoro teatrale non riscosse consensi sulle scene tedesche, dove fu rappresentato fin dal 1597, perché la diffusissima Storia di Spies dettava legge in materia. Il Faust di Marlowe venne infine rappresentato in un teatro di marionette e, in tale versione, il giovane Goethe poté vederlo.

Ogni uomo - che lo voglia o no - soffre per natura del patto concluso con Mefistofele. Goethe seppe salvare Faust dalla dannazione, sottraendolo alle conseguenze del patto e offrendogli la visione di un nuovo futuro. Non si può chiamare “peccato” la sete di conoscenza dell’uomo terrestre, poiché è un’espressione del suo desiderio di assoluto.

La storia del Faust descrive come l’uomo tenti di soddisfare questo desiderio cercando di acquisire conoscenza e potere terreni. Durante tale processo giunge il momento in cui può scegliere la via che porta alla vita superiore. Faust sceglie questa via così diversa da quella dell’uomo ordinario che segue docilmente il suo destino terrestre. Lotta per allontanarsi dalla linea orizzontale cercando di raggiungere l’assoluto.

Chi non conosce tale desiderio rifiuta la via ascendente poiché porta al confronto con l’avversario: Mefistofele si manifesta non appena si imbocca il cammino che conduce a Dio.

L’incontro con Satana è un simbolo spirituale, poiché Satana è l’incertezza, è il seminatore di discordia che fa dubitare di aver veramente trovato la verità. Il Creatore mostra le sue opere e fa provare la forza dell’avversario all’uomo terrestre affinché si risvegli in lui il desiderio della Luce.

Quando Faust - dopo tutti gli errori commessi - giunge alla fine dell’esistenza, il suo elemento immortale viene liberato. Lascia questo mondo come Dottor Mariano: “dottore” significa istruttore, colui che accresce la conoscenza negli altri. Il nome “Mariano” indica che il suo compito è servire la santa “prima materia” che sgorga dalla Sorgente divina.

Il Faust di Goethe si pone perciò su un gradino superiore della scala evolutiva. Nel nadir della sua vita egli passa dalla maledizione alla liberazione, da un inconsapevole stato di servitore del divino a quello di servitore cosciente di Dio e dell’umanità.



Da dove proviene il nome satana?





Deriva dall’ebraico “hasatan” che significa “avversario”. Nell’Antico Testamento lo si utilizza per designare i nemici di Dio o d’Israele, ma riguardo al diavolo non vi sono riferimenti diretti al concetto di “male”. Soltanto con la comparsa del Nuovo Testamento - raccolta di scritti risalenti al primo Cristianesimo - hasatan prende il significato attuale. Prima si trattava di un angelo privato della grazia divina che, insieme con altri angeli ribelli, fu cacciato dal cielo dall’arcangelo Michele. Giovanni ha basato la sua narrazione sul Libro di Enoch, uno dei testi dei primi cristiani. Siccome Satana vi veniva considerato come il principale nemico di Dio, i cristiani ne fecero la radice stessa del male. La parola diavolo viene dal greco “diabolos” l’accusatore o il calunniatore. I termini diavolo e satana non alludevano necessariamente al male. L’idea della tentazione, del tradimento e del male poté nascere solo con l’interpretazione cristiana del racconto biblico di Adamo, di Eva e del serpente.

Non sorprende, quindi, che i cristiani abbiano perseguitato i manichei e più tardi i catari: essi insegnavano che bene e male sono incisi nell’uomo stesso come due rami di uno stesso albero, e potevano decidere con quale dei due identificarsi. La chiesa cristiana travestì Satana da serpente e gli diede una parte da svolgere nella storia di Adamo e di Eva, mentre nella Genesi non si fa menzione di questo collegamento. Il cristianesimo, tuttavia, considera il serpente come un inviato di Satana o come Satana stesso.

L’immagine di Satana compare in Isaia 14: 12 con la caduta “dell’astro brillante, figlio dell’Aurora”, (Venere) il cui nome latino è Lucifero, il portatore di luce, che appare nella Vulgata di san Gerolamo, la Bibbia del IV secolo, e nel Paradiso perduto di Milton, 1300 anni dopo. È il “Maligno” che reclama le anime di quanti non sono obbedienti alla Chiesa. Essa aveva tutto l’interesse a far credere che Satana esistesse dall’inizio dei tempi. L’unico problema è che la Genesi non ne parla affatto.


Venetus
00domenica 5 febbraio 2006 23:36
Sempre in base alla radice...
Faustolo era il nome del pastore che, con la moglie Acca Larentia, allevò Romolo e Remo.
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