E NOI PAGHIAMO IL CANONE

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
INES TABUSSO
00domenica 25 giugno 2006 00:08

CORRIERE DELLA SERA
24 giugno 2006
RAI, LARGHE INTESE E COMMISSIONI PER LE STARLETTE

La Rai non è soltanto l’autobiografia del Paese, è anche un laboratorio dove si sperimentano nuove alchimie politiche. Perciò Romano Prodi è così adirato dopo la nomina di Claudio Cappon a direttore generale della tv pubblica.

Più che la bocciatura del suo candidato, Antonello Perricone, a rendere inquieto Prodi è stato il fatto che il consiglio di amministrazione di viale Mazzini abbia giocato al piccolo alchimista. E che a sue spese maggioranza e opposizione abbiano trovato la formula delle larghe intese. Ecco il motivo dell’irritazione, ecco perché gli uomini del Professore sono scatenati. Certo, nessuno tra i prodiani teme che a breve «la soluzione trovata in Rai preluda alla grande coalizione in Parlamento», come spiega Franco Monaco: «Però non c’è dubbio che a Viale Mazzini si sviluppano delle dinamiche foriere a volte di patologie politiche. E quanto accaduto con la nomina di Cappon ripropone il tema sollevato da Arturo Parisi un anno fa».
La citazione è una stilettata ai Ds, perché allora Parisi - intervistato dal Corriere - rilanciò la «questione morale», disse che «dalla Rai alle banche» c’erano «troppe commistioni tra la politica e l’economia», e puntò l’indice contro il neopresidente dell’emittente di Stato, Claudio Petruccioli, sostenendo che «c’è stata la sensazione di un baratto tra la sua nomina e la serie A passata a Mediaset». Se Monaco torna con la memoria ai giorni roventi di Unipol, è chiaro che l’obiettivo non è Cappon, ma i Ds e Petruccioli. E non ne fa mistero: «In Rai c’è la proiezione del sistema partitico, ed emerge il solito ostacolo insormontabile: non c’è reale competizione con Mediaset».
Tradotto: ecco l’inciucio. Proprio quello che ieri - parlando con Repubblica - Petruccioli ha cercato di smentire senza successo, perché la vertenza ha prodotto una lacerazione nei rapporti tra Prodi e Piero Fassino. Ce n’è traccia nelle lamentele del premier contro il capo della Quercia, «ed è vero che i partiti hanno lavorato come sempre per mettermi all’angolo, ma stavolta sono stati i Ds che hanno giocato con me in modo particolarmente scorretto. Mi avevano dato delle garanzie che poi non hanno mantenuto. Sono i soliti...». Anche Fassino però è irritato con Prodi, «lui non può pensare di distruggere i partiti, non può cercare di scavalcarci e di gestire così certe partite».
In effetti la partita Rai, essendo una faccenda tutta politica, non ha avuto un percorso lineare. Altrimenti non si capisce come mai Cappon si era recato nei giorni scorsi a Palazzo Chigi dal sottosegretario alla presidenza Enrico Micheli, fidatissimo di Prodi. È vero che quel giorno Micheli gli ha offerto la direzione generale della Rai? È vero che Cappon ha chiesto garanzie di una «larga convergenza» sul suo nome prima di accettare? Ed è vero che della proposta fosse informato (e consenziente) anche il Quirinale? Se così stanno le cose, il premier non poteva non sapere. A meno che non sapesse anche il resto, e cioè che Silvio Berlusconi era già d’accordo sulla scelta, ne è prova il lavorio di Gianni Letta, che agli alleati aveva anzitempo spiegato la bontà della proposta: «Cappon sarebbe una soluzione equilibrata. Garantirebbe tutti, anche l’azienda Rai».
Forse proprio per questo motivo Prodi ha provato a sparigliare il gioco, affidando a un altro suo uomo di fiducia, Angelo Rovati, il lancio della candidatura di Perricone. E a Perricone, Fedele Confalonieri ha reso ieri l’onore delle armi: «È un ottimo manager - ha detto a un dirigente dell’Unione - e sarebbe stato un buon dg in Rai. Certo, Cappon è Cappon, va bene». E benissimo andava a Fassino e Rutelli, tanto che i leader di Ds e Margherita - nella stretta finale - hanno affidato a un comunicato di Fabrizio Morri e Renzo Lusetti il compito di mettere Prodi con le spalle al muro. Così - come spiega Clemente Mastella - «si è aperta in Rai la stagione delle larghe intese. Lì sono più facili, perché - anche per chi perde - ci sono sempre posti da assegnare».
Già, ma come si assegneranno d’ora in poi i posti per le starlette? Il tema è stato sollevato da Sandro Curzi il giorno in cui il cda ha affrontato lo scandalo delle intercettazioni a luci rosse. Con voce grave, al pari della situazione, il rappresentante del Prc ha calato gli occhiali, poggiato la pipa sul tavolo, e posto il problema: «Sono stato a una scuola di artisti, e loro mi hanno detto che studiano tanto ma che poi non vengono scelti dalla Rai. Ed è vero. Ora, io le ho viste le due signorine finite nelle intercettazioni, e non c’è dubbio che hanno due bei c... Ma se un’altra ragazza viene a dirci: "Io il c... ce l’ho più bello, perché non scegliete me"? A quel punto che si fa?». Raccontano che Petruccioli abbia sbarrato gli occhi: «Sandro, a parte il fatto che ci sono delle signore qui, non vorrai mica proporre una commissione ad hoc, spero».

Francesco Verderami


Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 21:33.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com