ELFI - Esiadriel

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- Artax -
00martedì 30 marzo 2004 10:19
A pezzi, squarciata….. mi rivolgo al mio calamaio, per tirare fuori ciò che mi logora dentro, per vomitare su un pezzo di carta questi pensieri folli, che non accetto… che non voglio accettare…Più ci penso e più c’è confusione, un rumore continuo che affolla la mia mente… per cosa combatterò: per vendetta? per amore?…per egoismo?
Per ora so che solamente se scrivo, lentamente si inizierà a fare silenzio dentro di me, e almeno per un po’, respirerò pace. Del resto nessuno potrebbe accettare ciò che provo, perché mi prenderebbero per pazza… si… “Esia la folle” griderebbero, riderebbero di me, con le bocche in sagome distorte, urlerebbero il mio nome come bestie inferocite… o forse mi incatenerebbero, spaventati da questo mostruoso desiderio che mi seduce ogni giorno, ogni momento della mia giornata…
Loro non sanno cosa provo, il divario che si è spaccato in me…che attira ma respinge, che voglio come la passione quando diventa irrefrenabile, ma che fuggo perché in me c’è ancora un ricordo della mia anima bianca … bianca come questo foglio che sto sporcando di questi pensieri neri...
Ma a qualcuno dovevo pure dire, raccontare… confessare, di quel giorno in cui la mia vita c’è chi potrebbe dire che è stata risparmiata, ma io invece lì sono morta… perché la vecchia me, quel giorno morì. Si aprì a me la differenza tra bene e male.. e niente è più come prima… Morta per poi rinascere, ma migliore …. O peggiore?
Ancora non lo so, è questo che mi sta facendo impazzire.

Si… certo … di male ne avevo già sentito parlare, quando tornavano i generali e i comandanti dalle battaglie.. la sera vicino ai fuochi ero sempre lì ad ascoltare, con trepidazione le storie di quello che era successo… sangue, feriti, scomparsi… piangevo i miei fratelli morti in campo… ma il più delle volte ero come una bambinetta che ascoltava le favole…
E il più delle volte, il giorno dopo, tornavo ad amare la vita con tutta la forza che si reggeva in me. La fiducia nei miei generali non era mai crollata, e dopo ogni scontro, tornavo sempre lì ad ascoltare le loro storie…
“Esiadriel, perché non vieni anche te ad aiutare i fratelli in guerra?… la curatrice, niente di più!!”
ma io puntualmente ogni volta sorridendo….”no, ho paura…. Non posso, sarei di impiccio….” e me ne ricorrevo nella mia casa. Non era vero… il fatto è che preferivo continuare a farmi cercare, ad essere viziata e desiderata…

Elfi…amanti della natura, della nostra terra… le giornate trascorrevano sempre tranquille, in fin dei conti per me. Mio padre Frayan non è un guerriero, preferiva aiutare i feriti che tornavano con i suoi unguenti, balsami e pozioni speciali.
Mia madre Delawae invece partiva in battaglia ogni volta, insieme a mio fratello maggiore Alejo, per riscattare la vita della sua famiglia completamente spazzata via da quegli umani signorotti, senza ritegno alcuno. Ed è sempre stata lei a tenermi lontana da quel mondo di malvagità e crudeltà… ma a questo punto sono convinta che è stato il destino a chiamare in causa la mia presenza nel mondo…
Ma ciò che mi distrugge dentro… e che mi fa vedere indegna della mia razza, è il fatto che non aiuterò i miei fratelli per onore, per rivalsa… quello si… ma è poco…. Rispetto al desiderio che veramente ha acceso in me la voglia di scendere in campo…
Ma loro non lo sapranno mai… non devono saperlo.

Non devono sapere che quel fatidico giorno, non fui risparmiata, come dicono tutti, ma... sedotta, piegata ai voleri del male… io….amante della vita…. Non so ancora cosa voglio da me stessa… vedo solo caos, e maledetto sia, perché fu proprio lui ad aprirmi gli occhi.
Ora questo tormento non mi risparmia più.
Ancora rivedo quegli occhi che mi scrutarono fino dentro, dove giaceva la mia innocenza…
Li sogno ogni notte, e non posso fare a meno di pensarli anche di giorno… nessun fratello saprebbe mai guardarmi con quello sguardo di nuovo, perché l’immagine che portavano era il riflesso di un lago nero in fondo al cuore, se mai c’era un cuore laggiù… e non del mare, del cielo o di un rivolo d’acqua limpida come vedo sempre intorno a me, negli elfi che conosco da sempre.
E come la punta di questo calamaio sul foglio, sono stata macchiata …e sento questo inchiostro spandersi in me sempre di più…

Si, continuo a scrivere, rivivere tutto mi distrae, altrimenti tornerà di nuovo quel volto…quella voce…quella frase…
Ma perché volli avvicinarmi alla sofferenza? Potevo continuare a cantare vicino al pozzo in giardino come faccio…. facevo sempre?
No, quel giorno insieme a Doromil, eterna amica mia, più per gioco che per sfida, mi inoltrai nel bosco, disobbedendo al volere del generale di rinchiudersi tutti nelle case. Sapevamo che l’orda del caos si era avvicinata più di ogni altra volta… le urla affamate di morte, le vibrazioni delle spade e i fruscii delle frecce arrivavano fino al villaggio ….e il desiderio di vedere qualcosa ci assaliva…

Sgattaiolai fuori con lei…. Volevo anche vedere mia madre combattere… perché me lo aveva sempre impedito?! “Basta! Sono grande”… non lo ero affatto, e solo ora me ne accorgo. Appena sorpassato il recinto di protezione dal nostro passaggio segreto, percorremmo la strada dei pioppi con il fiato sospeso, per poi, appena aver realizzato che ce l’avevamo fatta senza che nessuno ci avesse avvistate, guardarci in faccia e scoppiare a ridere ….e poi via a correre fino al campo di tiro con l’arco abbandonato.

I rumori della guerra erano sempre più vicini… la luce pomeridiana faceva quei giochi dorati tra gli alberi… veramente molto divertente tutto ciò, vero Esia??… L’indecisione ora era forte perché di fronte a quei rumori, volevamo davvero avvicinarci e guardare?? “dai avviciniamoci…” ….facendoci pian piano spazio tra le fronde, attente a non ferirci con quei rovi, ci spingemmo sempre più oltre….fino….

…. Fino a quando si aprì davanti a noi lo spettacolo che avevamo sempre e solo immaginato… non così vicino, ma tanto meno così lontano da non poter distinguere e riconoscere le sagome, c’era il Caos che stava devastando tutto e dall’altra parte gli elfi che insieme agli umani cercavano di dargli filo da torcere….. era atroce… vidi umani ed elfi morire, per poi essere divorati, fatti a brandelli… urla stridule disumane venir fuori da gole senza corde vocali…ma vedevo anche i miei generali finalmente in azione che da dietro le linee, urlavano i comandi per spazzar via spiriti immondi che si sgretolavano sotto le loro spade…

Fu scioccante… “torniamo indietro ti prego” mi disse Doromil… ma io volevo continuare a guardare… e poi non avevo ancora visto mia madre…”Esiadriel, ti scongiuro, non ce la faccio…torniamo indietro”…… “un momento ancora sorella… un momento…ancora…”…. I miei occhi divoravano ogni immagine senza saziarsi mai, era tutto troppo vivido per essere sempre stato solo un racconto intorno a un fuoco…Incantata e affranta, estasiata e spaventata, restavo immobile….fino a quando mi sentii pizzicare sull’orecchio….. “andiamo bella, nascondiamoci, sai che non amo farmi ripetere…”….. “ahi…. e va bene, va bene!!mollami però, vuoi che il vice generale non ammiri più la mia punta così perfetta??” …. “no per carità, ma ora dietro front!”
Eccomi di nuovo pronta a civettare, il male era già scivolato dalla mia mente…già volevo assecondare i giochi della mia compagna d’infanzia…
Ancora tronfie di noi e della nostra impresa, di aver visto con i nostri occhi, un frammento, seppur insignificante e inutile, della guerra…ci sdraiammo a terra “hai visto Alejo come combatteva?!?”…..si…. “perché Mota??’…”….e lì a mimare le loro mosse….. “sai che spasso sta sera… sarà di nuovo lì a vantarsi delle sue imprese, invece gli faremo vedere noi cosa ha veramente fatto!!”… “si”…… “oh…vorrei sapere usare l’arco come Antea, lei si che è brava…” …. “a chi lo dici.”…
Poi… un rumore…
“scc…zitta…” “cosa c’è?”….. “zitta…”…
Fruscii di nuovo…un momento da ovest….un secondo dopo da est….”Esia..cos’è?”… mi alzai…
….niente.
Fu in quel momento che mi accorsi che le urla della battaglia non c’erano più…era piombato il silenzio… un inquietante silenzio… continuai a guardarmi intorno… Il vento del tardo pomeriggio soffiava lento e suonava sulle piante i cento strumenti del bosco.
Solo fronde, e archi spezzati… “strano….mi era sembrato si sentire…” mi voltai e la vidi completamente inerme, accasciata tra le braccia di un essere sconosciuto che piegato su di lei, copriva col suo mantello tutto il suo corpo, in un abbraccio fatale… gelata e pietrificata mi ricordo che non sentii nemmeno più il silenzio di prima… solo vuoto… più rumoroso di un urlo nella notte…non sapevo che fare…

poi la figura lentamente alzò la testa verso di me, aprendo gli occhi… …li vidi trascendere da un’estasi anomala e tornare alla realtà… i suoi denti fuoriuscirono dalla carne della mia amica mentre rivoli di sangue colavano lentamente…
Al rallentatore, o per lo meno come ricordo io, si levò in piedi fissandomi senza sosta…Il corpo svuotato di Doromil scivolò a terra, ma il tonfo arrivò solo dopo ai miei sensi. Era tranquillo ma spietato… senza distogliersi da me e dalla mia anima così interessante ai suoi occhi, tirò fuori dal mantello un fazzoletto, col quale si pulì agli angoli della bocca.
Maestoso, nero, elegante.. continuava a fissarmi, provai a muovere un muscolo o solo ad emettere un filo di voce, ma era come spostare un macigno. Invece lui un attimo dopo me lo ritrovai d’improvviso, come se si fosse mosso nel tempo di un’altra dimensione, a un palmo dal mio naso.
Poi si chinò sul mio collo e sospirando, con il suo profilo gelido, mi sfiorò dalla gola fino alla nuca. Fui pervasa da uno scioccante desiderio di volerlo, anche se il male che era intriso in lui mi repelleva ancora … ancora per poco.
Le mie braccia ricadevano lungo il mio corpo e non le sentii più, la mia testa leggermente piegata all’indietro… sentivo e volevo la mia fine, vicina… Perché niente di così delizioso avevo mai provato nella mia vita, sempre così piena di gioie e balocchi, e sentivo che stavo per provarlo.
Per questo lo volevo. Volevo morire. Anche solo per non dover più ascoltare quella piccola voce che mi gridava: “Fuggilo!”

Mentre assaporavo tutto ciò, come assuefatta ormai, con una smorfia triste e compiaciuta, mi guardò il collo con quegli occhi di pece… Infine tornò sui miei occhi e stavolta, stringendo in una morsa il mio braccio, lì, si bloccarono. Non pensai più niente, il respiro si sospese e solo una lacrima uscì, rigandomi calda quei punti gelati che mi aveva sfiorato in precedenza. Mi scrutava, leggendomi dentro, poteva bere la mia vita, invece quei due laghi neri, continuavano a sconvolgermi dentro, incuriosito. Quando ritenne che aveva visto abbastanza in me, mi guardò la bocca e disgustato sibilò “Sono sazio, non mi servi”.

Un secondo dopo era scomparso, muovendosi sempre in quella dimensione sconosciuta. Caddi in ginocchio e ritrovai il mio respiro con un urlo quasi soffocato. Perché mi aveva risparmiata? Lui …macchina perfetta omicida… Perché non mi ha uccisa, in modo da evitarmi anche queste sofferenze, peggiori alla morte??… Aver scoperto il male, è peggio della morte da esso derivata.

Poi tramortita nell’animo, mi diressi a tastoni verso quel che restava della mia sorella. Non scorderò mai il suo volto così scioccato, e sulle sue labbra l’ultimo tentativo di chiamare il mio nome. Crollai di dolore su lei e svenni.
Rinvenni solo a notte fonda. Tornata in vita, in questa nuova vita dove non era più un sogno il ricordo del male toccato così da vicino, sentivo nascere in me l’attrazione di rivederlo.

Mi feci forza e presi il corpo di Doromil. Da dove trovavo quella forza? La vecchia Esia sarebbe tornata e poi avrebbe indicato il posto ai fratelli, invece mi caricai di ciò che rimaneva di lei e a passi lenti mi diressi a casa.
Lì trovai ancora gente intorno al fuoco e Alejo che mi corse incontro …Leggevo sui loro occhi la paura, il dolore per la mia amica, mi chiedevano, ma tacevo. Confusione, voci. Davanti a me vedevo ancora quegli occhi….e anche adesso che poso il pennino, li rivedo.
Non sbattono mai le ciglia. Continuano a fissarmi, e da quel giorno quella voce ancora mi torna in sogno, posticipandomi la morte solo di qualche tempo. So che vorrà il mio sangue… oppure mi ha risparmiata per altri fini? Per rendermi una schiava?Non lo so, Dea…. Aiutami….
I fratelli mi accolsero, e sebbene non riuscivo a raccontare niente, si accorsero quale era la causa della morte di Doromil, e mentre fissavo le lucide fiamme del falò avvolta nella coperta, sentivo a tratti i loro commenti “come è possibile che lei sia salva?”…
Le loro domande e le loro accortezze, mi risultavano improvvisamente così inutili..

Da quel giorno non sono più la stessa, maledetto sia per la mia disperazione, e ringraziato sia per avermi fatto aprire gli occhi a un’esistenza più matura.
La morte della mia sorella, è stata così scioccante che mi azzerò le sensazioni, persino quelle di vendetta, che del resto ancora non conoscevo, ma che come un germe stavano spandendosi in me…. E ora che sono maturate, capisco che devo unirmi e dare le mie forze alla causa dei miei fratelli…per evitare che ciò si ripeta, per salvaguardare la vita e l’innocenza di altre sorelle che non meritano quello che ho vissuto io.
Sebbene….dentro di me, sento anche altre voci…e sono proprio queste che non accetto!!!!

Perché queste sanno che,… lo odio tanto quanto lo voglio rivedere…
E così sento che dovrò scendere in campo, per vendicare la sorella che mi ha tolto, per riscattare la mia innocenza perduta, per….per…rivederlo… perché sento che non avrò pace fino a quando non rivedrò quegli occhi … …

Anche se ciò potrà portarmi alla morte.
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