Ecco perchè mangiare poco fa bene

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xvalentino
00martedì 17 gennaio 2006 00:58
Per essere in buona salute occorre mangiare meno. Non è una novità e non è neppure un invito a rientrare nei ranghi dopo i giorni dei super cenoni delle feste natalizie. Sono invece i risultati di un importante studio del CNR che, studiando le risposte immunitarie del nostro fisico, ha individuato un nesso tra la leptina, un ormone prodotto principalmente dal grasso corporeo, e la presenza di malattie autoimmuni, cioè quelle in cui il sistema di difesa del fisico aggredisce il fisico stesso.


Lo studio è stato condotto dall 'Istituto di endocrinologia e oncologia sperimentale (Ieos) del Cnr di Napoli. L'Istituto ha analizzato l'influenza del tessuto adiposo e dello stato nutrizionale dell'organismo sulla risposta immunitaria, partendo da un dato storico: nei Paesi ricchi vi è stato un notevole calo delle infezioni, quali tubercolosi, candida o parassitosi, mentre sono aumentate le malattie autoimmunitarie come sclerosi multipla, artrite reumatoide o diabete di tipo 1°; nei Paesi poveri, con insufficienti risorse alimentari, è avvenuto invece l’esatto contrario. “Nei nostri studi, iniziati circa quattro anni fa, abbiamo notato -spiega Giuseppe Matarese dell'Ieos-Cnr - che la leptina è una sostanza in grado sia di regolare il senso di sazietà che di influenzare profondamente la funzione dei linfociti T, una delle più importanti barriere della risposta immunitaria". Osservando in laboratorio topi geneticamente mancanti della leptina, gli studiosi hanno osservato infatti che questi animali avevano un numero di linfociti T molto più basso rispetto ai topi normali e, quindi, erano più esposti alle infezioni. Gli studiosi hanno somministrato leptina alle cavie e hanno notato il ripristino della normale funzione immunitaria.

Stabilito il nesso tra malnutrizione - che significa scarso tessuto adiposo e dunque poca leptina - e immunodepressione, il passo è stato capire cosa succede alla leptina in presenza di malattie in cui il sistema immunitario, al contrario, funziona troppo e attacca strutture proprie, come avviene nel caso delle malattie infiammatorie e autoimmuni. "Studiando a livello sperimentale la suscettibilità dei topi a una malattia autoimmune del sistema nervoso centrale, l'encefalite autoimmune, corrispondente della sclerosi multipla dell'uomo, - spiega Matarese - abbiamo visto che questi animali in assenza di leptina non sviluppavano la malattia, ma era sufficiente somministrare loro l'ormone per renderli attaccabili dal disturbo come i topi normali". Un abbassamento della leptina, attraverso un digiuno di 48 ore, al contrario, determinava una riduzione della gravità e dei sintomi della patologia.

Trasferendo all’uomo i risultati raggiunti sulle cavie, spiega l’esperto "è facile capire come il sovrappeso possa avere un ruolo non indifferente nell'aumento della frequenza delle malattie autoimmuni. Non a caso queste ultime colpiscono maggiormente le donne, che, rispetto agli uomini, a parità di peso corporeo, producono maggiore quantità di leptina". Queste importanti conclusioni sono state confermate da uno studio recente effettuato dall'Ieos-Cnr su pazienti affetti da sclerosi multipla. Esaminando questi soggetti, gli studiosi hanno constatato che la leptina è prodotta in eccesso soprattutto a livello del cervello, in particolare del liquido che funge da protezione e involucro per il sistema nervoso centrale. E' inoltre emerso che l'aumento dell'ormone ha un ruolo importante nella fase iniziale e scatenante della malattia. Secondo lo studioso del Cnr, quindi, per curare le più frequenti malattie autoimmunitarie, dalla sclerosi multipla all'artrite reumatoide, potrebbe essere determinante "modulare la produzione di leptina mediante un approccio nutrizionale e farmacologico".


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