GIUSEPPE LUMIA: "CREDO CHE LA CORRUZIONE VADA ESCLUSA", D'ACCORDO CON LUI DI PIETRO E RIZZO

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INES TABUSSO
00domenica 4 giugno 2006 17:41


CORRIERE DELLA SERA
4 giugno 2006
«Prima acceleriamo i processi»
No dagli ex togati dell’Unione

ROMA - Amnistia e salasso. «Sì, la clemenza da sola è come il salasso: dà un sollievo temporaneo ma la malattia continua a imperversare. Dopo due mesi si fa un altro salasso, dopo due mesi un altro ancora... ma il corpo sempre male sta». Senatore diessino, sottosegretario alla Giustizia, Alberto Maritati prima di entrare in politica non faceva il medico ma il magistrato. La materia la conosce e qualche dubbio ce l’ha. «Bisogna partire insieme su due binari: da una parte clemenza, dall’altra riforme strutturali che riducano gli ingressi nelle prigioni e quindi rivedere la carcerazione preventiva, la legge sulla droga, quella sull’immigrazione. Altrimenti facciamo soltanto danni, sono sicuro che Mastella lo sa». Non è il solo a pensarla così nel centrosinistra. Non è l’unico ad avere qualche perplessità (e qualche pressante suggerimento) sulla proposta di Clemente Mastella. «Bisogna ridurre la durata dei processi - dice Giannicola Sinisi , Margherita, anche lui ex magistrato - e a quel punto amnistia e indulto sarebbero doverosi. Ma così, isolati, davvero non risolvono nulla. Anzi». Lo stesso ragionamento l’aveva fatto Gerardo D’Ambrosio , altra toga prestata alla politica: aveva parlato di clemenza come «palliativo» il senatore ds, indicando nei «tempi della giustizia» il vero nodo da sciogliere. Non solo amnistia e indulto, dunque: secondo gli (ex) addetti ai lavori, il problema carceri non si liquida con l’una tantum.
Ma non c’è solo questo tra i perplessi dell’Unione. Più sotto, più in fondo, tra il detto e il non non detto, si nasconde il timore che tutto possa finire in un colpo di spugna per i reati di corruzione. Dice il diessino Giuseppe Lumia , ex presidente della commissione Antimafia: «Credo che la corruzione vada esclusa da un provvedimento del genere altrimenti si darebbe un messaggio sbagliato al Paese. In ogni caso è un tema su cui discutere nel centrosinistra e, una volta trovata una posizione comune, da analizzare con il centrodestra». E che il problema sia sentito lo si capisce leggendo le parole di Marco Rizzo (Pdci) che alla clemenza è favorevole ma chiede di escludere «i reati di Tangentopoli, altrimenti sarebbe un errore gravissimo».
Tangentopoli, quindi Antonio Di Pietro . È proprio lui il più netto: «Come primo atto Mastella ha pensato alla grazia, come secondo all’amnistia, forse penserà pure all’indulto e alla prescrizione. Lo inviterei a cominciare dalla testa invece che dalla coda, a pensare piuttosto a far funzionare la macchina processuale». Sferzante, oltre che contrario. A tal punto che nel suo partito c’è chi corregge, se non la sostanza, almeno il tono: «Ma Di Pietro - dice Rino Pisicchio - ha solo qualche perplessità. Non siamo insensibili alle posizioni della Chiesa: rigore sì, ma anche umanità».
Lorenzo Salvia



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IL PROMOTORE DELLA MOZIONE
Giachetti: Ds e Margherita evitino gli errori di Natale
ROMA - Gli ostacoli per un provvedimento di clemenza, per il quale serve una maggioranza qualificata, sono sempre arrivati dai veti incrociati sollevati anche da chi è favorevole sulla carta: «L’ultima volta che se ne è discusso, appena sei mesi fa, i Ds e alcuni settori della Margherita votarono a favore solo dell’indulto e, per tutta risposta, Forza Italia che voleva anche l’amnistia si mise di traverso e tutto si bloccò. Per questo dobbiamo depoliticizzare il dibattito su amnistia e indulto ed evitare che il mercanteggiamento sui reati da includere nell’atto di clemenza finisca di nuovo per paralizzare ogni tentativo di andare avanti». Parte da questo dato il ragionamento di Roberto Giachetti, il deputato della Margherita che a Natale riuscì a mobilitare insieme con alcuni esponenti della Cdl oltre 250 deputati su un tema molto impopolare alla vigilia delle elezioni politiche. Giachetti, ora che siamo all’inizio della legislatura, come si può procedere per evitare veti incrociati?
«Premesso che alcuni reati non li prendiamo neanche in considerazione per un atto di clemenza, e penso alla pedofilia e alla criminalità organizzata come ha detto il ministro, riterrei utile un atteggiamento diverso anche da parte dell’Ulivo. Bisogna avere più coraggio: una volta decisa l’entità del provvedimento, dobbiamo tracciare una linea e smetterla di fare inutili discussioni su quali reati escludere. Questo riguarda tutti, anche quelli che non si accontentano mai nel centrodestra».
I Ds, ma anche settori della Margherita, temono il «colpo di spugna» per i cosiddetti reati dei colletti bianchi.
«Io dico che una volta quantificata l’entità dell’amnistia e dell’indulto, dobbiamo chiudere gli occhi e procedere. Altrimenti non ne usciamo più».
D’Ambrosio e Di Pietro sostengono che amnistia e indulto sono provvedimenti tampone, i cui effetti, per processi e carceri, si esauriscono in breve tempo.
«Un atto di clemenza è condizione necessaria ma non sufficiente per affrontare la crisi della giustizia e del settore delle carceri. Ribadisco che un atto di clemenza deve essere accompagnato da interventi strutturali».
Il presidente Napolitano auspica possibili convergenze su questo terreno ma nella Cdl c’è chi teme che l’offerta di dialogo sia una trappola.
«Qualcuno può pensare a una furbata del centrosinistra che spinge su un tema capace di spaccare la Cdl, visto che An e Lega non ne vogliono sapere mentre Forza Italia e Udc si dicono pronte a discutere. No, non è una furbata la nostra. Su questo tema come sulle riforme istituzionali, la soluzione non possiamo prospettarla da soli. È necessaria la più ampia maggioranza possibile».
Dino Martirano
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