IL GIORNALE DELLA LIBERTA' (BRAMBILLESCA) INTERVISTA MASSIMO FINI

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INES TABUSSO
00sabato 23 giugno 2007 14:46


www.ilgiornaledellaliberta.it/15-06-2007/Pagina%207ok.pdf

Il Giornale della Libertà
Direttore: MICHELA VITTORIA BRAMBILLA
(Presidente Ass.Naz. Circolo della Libertà)

venerdì 15 giugno 2007

LA TENTAZIONE DELLA SFIDUCIA TESTIMONIATA DA UNO DEI PIU’ ROVENTI
TESTIMONI DELLA CRISI DEL RAPPORTO TRA CITTADINI E POLITICA

MASSIMO FINI

“Lo spettacolo osceno di questo Governo”

“E siste una crisi di valori, esasperata
dalla consapevolezza che
questo tipo di democrazia è un
imbroglio”. Da giorni le provocazioni
di Massimo Fini, già argomentate a
fondo nei suoi due saggi “Sudditi” e “Il vizio
oscuro dell’Occidente” e rilanciate dagli ultimi
articoli scritti da free lance, tengono banco
sulla stampa e sviscerano con disincanto
le ragioni del distacco dei cittadini da una vita
pubblica che non li rappresenta più.
Quanto è forte il distacco dei cittadini dalla
politica?
È fortissimo, è dato da un disagio profondissimo
che ha più cause. I cittadini si sentono
vittime designate di un sistema che non li rappresenta,
anzi li stritola, non li rispetta nei loro
diritti e non li capisce.
Ad esempio?
Prendiamo il Family Day: abbiamo visto un
milione di persone in piazza a dimostrazione
di un governo colpevole di
non aver dato retta a una protesta
e a un disagio che pure esistono.
Ci si può anche nascondere
dietro a un dito, ma quando
la pressione diventa insostenibile
la gente sceglie. E siccome
lo fa con i mezzi a disposizione,
la protesta spontanea è
quanto di più rappresentativo
oggi si trovino fra le mani gli italiani;
non dimentichiamo che
è una protesta che può degenerare
visto lo stato di degrado politico
e morale a cui stiamo assistendo.
Quali sono le altre cause della
distanza?
La gente è incazzata perché infelice,
lavora 12 ore al giorno, è
compressa da un sistema economico
produttivo che non lascia
scampo, rientra a casa e
apre la televisione che propina
sempre le stesse facce di conduttori,
opinionisti e politici. La
gente fa dunque una vita di
m…. Ho frequentato e visitato a lungo zone
depresse dell’Africa più profonda, ma davvero
non ho mai visto, nel più sperduto tugurio
africano, facce tanto tristi come quelle che girano
nelle nostre strade.
Tanta sfiducia è fine a sé stessa o è destinata
a sfociare in una protesta sociale organizzata?
E’ un distacco che aumenterà e certamente
esploderà in una ribellione sociale che butterà
alle ortiche tutti gli schemi di destra e sinistra,
che oggi non hanno più alcun valore.
La gente non crede più al modo in cui si è fatta
politica fino ad oggi, questo governo sta
dando uno spettacolo osceno di sé. I concetti
di destra e sinistra sono ormai, nei fatti, lontani
dalle esigenze dell’uomo di oggi, esigenze
che non sono economiche. La maggior parte
della gente se ne frega della crescita del Pil,
che non sa nemmeno cosa sia. Avremmo, invece,
bisogno di una decrescita, di un dimagrimento,
di far quadrato intorno a ideali comuni.

Massimo Fini come San Francesco?
Oggi San Francesco sarebbe infinitamente
più popolare di Smith o di Ricardo. Del resto
anche la parte ultracattolica, in abbinata con
una certa parte politica, ha omesso qualche
informazione sulla giusta direzione che avrebbe
dovuto prendere la nostra società. Si sentono
mai, ad esempio, i cattolici ricordarci
che Gesù nel Tempio ha preso a frustate i mercanti
cacciandoli tutti fuori a calci, oppure
che non si vive di solo pane? I cattolici si svegliano
e si inalberano solo quando c’è da rompere
le scatole su qualche diritto individuale.
Però, appena insediato, papa Ratzinger ha
messo in guardia sull’andamento sociale,
attraverso il suo discorso sul relativismo.
Sì, ma lui confonde il relativismo morale con
quello culturale. Ha fatto meglio prima, da
cardinale, quando ha detto che lo sviluppo
non ha migliorato l’uomo nella
società.
Oggi l’uomo ha esaurito la tensione
ideale perché è diventato
un terminale subordinato all’economia
e alla tecnologia.
Oggi c’è alternativa alla democrazia
rappresentativa?
Provocatoriamente potrei dire
prima abbattiamola e poi ci
pensiamo. La democrazia vera
esisteva quando non sapeva di
esserci.
Come nelle organizzazioni
tribali?
Più o meno. Prima della rivoluzione
francese le assemblee dei
capi famiglia decidevano insieme
su tutto.
Ma stavano esclusi dalle riunioni
di Versailles.
Se ne fregavano, in quelle riunioni
non si parlava di loro. Ma
il sistema fu cambiato due anni
prima dello scoppio della Rivoluzione:
sparisce l’assemblea
dei capi famiglia e subentrano
i rappresentanti. Ecco l’inizio dei guai causati
dalla cosiddetta democrazia rappresentativa.
Perché rassegnarsi all’idea che il cittadino
debba restare vittima designata del sistema?
Oggi questa è la realtà.
E lo strumento del voto?
Il voto non è pari, non è libero, è condizionato
dai media che sono strumento del consenso.
La gente vota senza avere alternative, lo fa
per decidere quale oligarchia scegliere.
Lei vota?
Non più, da anni e anni. In realtà vorrei vivere
altrove.
Dove?
In una grotta col Mullah Omar.
Cos’avrebbe da condividere con lui?
(pausa lunga, lunghissima) Non si tratta di
condividere il fenomeno talebano ma di capire
che non è avvenuto per caso.
Maria Giovanna Della Vecchia





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