INES TABUSSO
00martedì 14 marzo 2006 19:32
IL RIFORMISTA
EDITORIALE
14 marzo 2006
GIUSTIZIA
La Pecorella azzittita
Il principio introdotto dalla riforma dell’appello varata dalla Casa delle libertà, in base al quale in caso di proscioglimento il pm non può presentare ricorso - perché una volta che una libera giuria al termine di un regolare processo ha stabilito che l’imputato è innocente, è più che giusto che un cittadino possa tornare alla sua vita di tutti i giorni - noi lo abbiamo sempre difeso e sostenuto, per un’elementare forma di garantismo e di civiltà giuridica. Detto questo, la notizia della sospensione del processo d’appello a cinque imputati di terrorismo islamista a Milano (assolti in primo grado) proprio a causa della legge Pecorella ci lascia l’impressione che si tratti di una sorta di nemesi della maggioranza.
Guai, naturalmente, al primo esponente leghista e men che meno di Forza Italia che per ragioni elettoralistiche si azzardasse ad alzare la voce contro la decisione del tribunale (su cui comunque si deve esprimere la Corte costituzionale). Questo è il rischio cui ci si espone quando si fa della legislazione - in particolare su materie delicate come la giustizia - uno strumento di campagna elettorale permanente (o un mezzo per risolvere i propri problemi particolari). L’eterogenesi dei fini è sempre in agguato.
La nemesi, per la maggioranza, sta nel fatto che proprio quella che probabilmente era la migliore di tutte le leggi varate in materia di giustizia, tra tanti insopportabili provvedimenti ad personam, rischi di risolversi in un boomerang pre-elettorale. Verrebbe da dire, al tempo stesso, che alla fine c’è un po’ di giustizia a questo mondo, e che in Italia ce n’è un po’ meno.