INTERCETTAZIONI? OSCE: DIRITTO DEL PUBBLICO A SAPERE E DEI GIORNALISTI A INFORMARE

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INES TABUSSO
00mercoledì 12 ottobre 2005 18:12
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12 ottobre 2005
OSCE : no carcere per giornalisti che rivelano informazioni riservate
di Gabriella Mira Marq

Non bisogna incarcerare i giornalisti che divulgano informazioni riservate e il diritto di informazione prevale sulla segretezza se in gioco ci sono personaggi pubblici di rilievo. Lo ha detto il rappresentante OSCE per la liberta' dei media, Miklos Haraszti in occasione di una vicenda che ricorda le recenti polemiche italiane sulla diffusione dei testi delle intercettazioni.

Haraszti ha infatti chiesto al tribunale penale internazionale per la ex Jugoslavia di rilasciare il giornalista croato Josip Jovic, reo di aver divulgato informazioni confidenziali del Tribunale. L'ex redattore capo di Slobodna Dalmazia, e' stato arrestato il 6 ottobre dalla polizia croata su mandato d'arresto spiccato il 28 settembre dato che si rifiutava di comparire in tribunale.

Jovic e di altri quattro giornalisti della Croazia sono stati infatti recentemente incriminati dalla Corte per aver pubblicato una testimonianza classificata e rivelato il nome di un testimone protetto durante il caso di Tihomir Blaskic. Il testimone protetto e' un politico croato di alto livello.

Secondo l'art. 77 delle norme di procedura del tribunale, i cinque giornalisti possono essere condannati fino a sette anni in prigione e multati fino a 100.000 euro, ma in una lettera indirizzata al presidente del tribunale, Theodor Meron, Haraszti ha chiesto la liberta' per i cinque cronisti.

Haraszti ha chiesto al tribunale di non ledere i principi internazionalmente riconosciuti della liberta' di stampa: "Ho completo rispetto per l'istituzione della protezione dei testimoni, tuttavia, credo che il TPIJ dovrebbe funzionare in conformita' con i principi della liberta' di stampa e, di conseguenza, applicare nei suoi procedimenti le stesse misure di sicurezza previste solitamente nelle giurisdizioni nazionali".

Il rappresentante OSCE ha spiegato che a suo giudizio "il tribunale dovrebbe rispettare il diritto del pubblico di sapere ed il suo interesse nel dibattito riguardo ai crimini ed agli attuali leader". "In tutte le democrazie - ha detto - il fatto che un politico di primo piano abbia testimoniato in un tribunale sarebbe di interesse pubblico considerevole e quindi un fatto naturale da segnalare. Spero che questa verita' semplice sia considerata quando si giudicheranno i casi dei giornalisti".

Haraszti ha chiesto al presidente del tribunale di emendare l'art. 77 delle norme di procedura e formazione della prova del tribunale in modo che esso si applichi soltanto ai funzionari che hanno reso note informazioni confidenziali. Secondo un precedente della Corte europea dei diritti dell'uomo e delle pratiche giudiziarie di molte democrazie, infatti, l'imprigionamento di un giornalista per diffusione delle informazioni classificate e' sempre una punizione sproporzionata.

In Italia si e' parlato di carcere per i giornalisti durante l'elaborazione del ddl sulle intercettazioni scaturito dal "caso Fazio", anche se poi la norma e' stata tramutata in una penale cospicua. In ogni caso il ddl italiano contraddice il principio espresso dal rappresentante OSCE per la liberta' dei media, e cioe' che i cittadini debbono conoscere i retroscena riguardanti personaggi pubblici di primo piano.


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