INTINI IL PAZIENTE (STELLA)

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INES TABUSSO
00mercoledì 28 settembre 2005 21:51

L'INEFFABILE BOSELLI



CORRIERE DELLA SERA
28 SETTEMBRE 2005
Gian Antonio Stella

IL PERSONAGGIO / «Di Pietro è un incidente, la destra razzista no»
Intini: «Vengano tutti Ma io saltai due giri»
«Sì a De Michelis, è da sempre un pezzo della sinistra»

Un po? di anni dopo esser stato bollato come uno «rieducato nei campi comunisti»,
Ugo Intini dice che non vede l?ora che Bobo Craxi e gli altri «tornino a
casa, cioè a sinistra». E niente esami del sangue: «Abbiamo già sofferto
abbastanza». La pagò anche lui, agli occhi di alcuni, l?accusa di essere
«un traditore» finito con quegli eredi di Togliatti contro cui si era per
anni scagliato così bellicosamente da spingere Michele Serra ad appiccicargli
il nomignolo di «Palmiro». E anche se restò miracolosamente indenne nella
tempesta di fango di Tangentopoli, dove nessuno lo coinvolse sul piano giudiziario
e neppure su quello politico (a parte rari punture di Stefania Craxi: «Macché
"probo" Intini! Non sapeva come si finanziavano le elezioni e l?Avanti! che
dirigeva?»), ha spiegato di ricordare bene, quegli anni: «Arrivavano molti
insulti, dalla gente della strada... Sono stato molto solo, nel periodo della
caccia alle streghe». Per questo, dice, fatica a usare la parola «voltagabbana».
Anche se lui si guardò bene dal traslocare «a destra coi post-fascisti» però,
rivendica, prima di tornare a sinistra ci pensò bene. E dopo aver saltato
un giro nel 1994 ne saltò un altro nel 1996, quando il Psi, che faceva un
giornalino che aveva ripreso il titolo gobettiano Non mollare , si presentò
da solo ma sapendo di essere destinato ad essere schiacciato tra i due poli:
«Con questo non voglio dire che chi arriva da destra debba star fermo due
giri, però... Insomma, occorre valutare caso per caso».
Accoglierebbe tutti? «Io sì. Tutti. Ma un conto è accogliere tutti, un altro
promettere automaticamente un seggio o un incarico. Penso sia bene che facciamo
un setaccio per distinguere gli arrampicatori da quelli che fanno politica
per convinzione». Come? «L?ho detto: mettendo in chiaro subito che chi viene
a sinistra non sarà automaticamente compensato». Questo, spiega, vale per
i singoli: «In un sistema politico sano i passaggi da una parte all?altra
sono rari. Da noi, purtroppo... Ricordo un deputato del periodo pre-fascista
che diceva: "Non sono un trasformista ma un uomo coerente: sto sempre con
la maggioranza"». Non sarà il caso anche di qualche partito? «Per i partiti
il discorso è diverso. I partiti possono cambiare posizione. Sa qual è il
guaio? Che il nostro è un paese con una classe dirigente vecchia. Che si
attarda a rinfacciarsi il passato. Cose di venti anni fa. Non succede da
nessuna altra parte. Non così. Quando eravamo un paese giovane il Psi di
Nenni stava col Pci e dopo il ?56 si spostò con la Dc. E Nenni non era vicino
ai diessini o a Berlinguer. Nenni stava con Stalin. Eppure otto anni dopo
diventò vicepresidente del consiglio e ministro degli Esteri. Senza obiezioni.
Oggi c?è chi continua a chiamare comunisti persone che 16 anni fa erano già
non staliniste, ché non lo sono mai state, ma diessine». E tutto ciò per
dire cosa? «Che se un partito si sposta deve essere sempre bene accetto».
Senza puzze sotto il naso? «Ovvio: senza puzze sotto il naso».
Non sarà facilissimo, con una certa sinistra, per uomini come Gianni De Michelis
marchiato a lungo come l?«unto». «Lo so. Li vedo, alcuni segnali. Ma credo
che i problemi saranno superati. Il ritorno di quei compagni socialisti a
sinistra dà ragione a Nenni che diceva: il fiume risponde sempre alla sua
sorgente. Credo che la sinistra nel suo insieme accoglierà i socialisti con
entusiasmo».
Addirittura? «Sì. De Michelis ha sempre detto che stava a destra provvisoriamente.
È un pezzo della sinistra da sempre. Quando entrai io nel Psi lui stava nella
stessa corrente, quella lombardiana, in cui militava Bertinotti. Era innaturale
che stesse di là, vista la differenza sempre più netta che c?è non solo in
Italia ma in Europa tra la destra e la sinistra su tantissime cose. Non che
torni di qua».
E la «questione morale»? «Se c'è una cosa che a volte rende antipatica la
sinistra è questa idea di una superiorità: "noi siamo i più bravi, i più
colti, i più onesti...". Ma un sistema come quello bipolare non può reggere
se c'è chi dice "io sono onesto, tu sei disonesto". Sono discorsi sudamericani.
Solo in Sudamerica si fa politica rivendicando la propria immacolatezza contro
l'avversario "corrotto". Sarebbe una guerra all?arma bianca. C?è il mare
rosso e il mare blu. Nel mare rosso competono quelli che si azzannano, nel
mare blu ci si confronta civilmente. Ecco, io sono per il mare blu».
Stefania Craxi, c?è da scommettere, direbbe che il mare rosso è quello in
cui annegò suo padre. «E avrebbe ragione. Ma se è vero che la politica non
si fa coi sentimenti e tanto meno coi risentimenti, occorre aggiungere che
se la si vuol fare coi risentimenti (cosa sbagliata) sarebbe almeno corretto,
per essere credibili, guardare le cose con un angolo di visuale ampio. Non
a 45 gradi come fa lei. Perché se è vero che ampi settori della sinistra
cavalcarono l?ondata giustizialista, io non dimentico il cappio dei leghisti
a Montecitorio e i missini con i guanti bianchi perché erano gli unici ad
aver le mani pulite. Come non dimentico che le televisioni di Silvio Berlusconi
furono il plotone di esecuzione di una campagna mediatica feroce».
Obiezione scontata dei Cicchitto e delle Boniver: a destra c?è Berlusconi,
ma a sinistra c?è Antonio Di Pietro. «Infatti noi mettemmo il veto sulla
lista comune. Però sia chiaro che Di Pietro resta un incidente della storia,
il fascismo e la destra razzista no. E se proprio devo scegliere...».


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