LA QUERCIA SI INTERROGA

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INES TABUSSO
00lunedì 2 gennaio 2006 22:35
LA REPUBBLICA
2 gennaio 2006

Dopo la vicenda di Consorte & C, la Quercia si interroga e si divide
Angius: "Nulla di cui pentirci". Correntone e liberal: "Discutiamo"
Unipol, nei Ds sfida sull'autocritica
Fassino chiederà nuove regole

ROMA - Sul tavolo della direzione della Quercia, convocata subito dopo le feste, l'11 gennaio, Piero Fassino troverà la questione del regolamento per le candidature alle politiche. Quote rose, decadenza dei parlamentari con due legislature alle spalle (salvo eccezioni), norme per il finanziamento della campagna, ma nella riunione della "ripresa" il segretario medita soprattutto di lanciare la controffensiva della Quercia sulla "questione morale".

A Vannino Chiti, il coordinatore ds, prima di partire per un periodo di vacanza in Messico, il leader ha affidato il compito di "presidiare" la piazza scossa dalle polemiche, ma anche di cominciare a uscire da una linea giudicata a questo punto troppo attendista. Il numero due della Quercia prepara così il terreno all'attesa mossa del segretario: dallo scandalo Unipol si esce con nuove regole nei rapporti tra partiti e affari.

Vale per i Ds ma anche tutto il resto dell'Unione, a cominciare dalla Margherita di Rutelli che rivendica la paternità della nuova "questione morale". Una mossa che potrebbe prendere in contropiede l'ala del partito, raccolta attorno a Massimo D'Alema, che vorrebbe invece mantenere la linea della fermezza, senza aperture o ripensamenti che rischiano di assumere il valore di un'autocritica. E sulla vicenda Unipol - è la loro tesi - il partito non ha colpe di cui giustificarsi.

Chiedono invece un confronto a tutto campo la componente di Salvi, il correntone e i "liberal".
"Ma di che cosa mai ci si vuole accusare?" chiede il capogruppo al Senato Gavino Angius. "Se di collateralismo con l'Unipol, il fatto non sussiste. Se, come qualcuno si è spinto a ipotizzare, di fondi ricevuti per ripianare i debiti del partito, allora è un'infamia che grida vendetta". L'Opa sulla Bnl era ed è legittima, tanto è vero che è stata appena rilanciata dall'Unipol, "ma cinque mesi la società di assicurazioni sta ancora aspettando la risposta dalle autorità di vigilanza". E l'Unipol "sta reagendo bene" al ciclone che l'ha investita. Consorte? "Risponderà alla magistratura, se ha commesso reati". E per il presidente dei senatori della Quercia non c'è dubbio perciò che sulla graticola il suo partito sia finito solo per ragioni di guerra politica: "Non chiamiamolo complotto, se la parola non piace, ma nessuno parla del centrodestra realmente sotto inchiesta ma soltanto dei Ds, che non sono accusati".



Sulla stessa lunghezza d'onda è anche Massimo Brutti, uno degli esperti di giustizia del partito: "Coinvolti dall'inchiesta, nel centrodestra, risultano un ministro, due sottosegretari, un presidente di commissione. Con uno di questi personaggi indicato come gran collettore di finanziamenti". Eppure, spiega ancora il vicepresidente ds a Palazzo Madama, tutti i riflettori sono puntati contro la Quercia, "una caricatura di questione morale, ma noi coda di paglia non ne abbiamo".

Servirà allora una riflessione nel partito, come quella che potrebbe aprirsi nelle prossime settimane? Per Brutti sì, ma per discutere di certi "comportamenti sconcertanti" di Consorte e di "regole più stringenti" per le coop: devono conservare una "diversità di struttura e di comportamenti", non per ideologia ma per operare bene sul mercato.
(u. r.)


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Il coordinatore dei Ds: "La mia è una riflessione politica
Nessun dubbio sulla correttezza di tutto il partito"
Chiti: "Un errore il tifo per Unipol
i partiti restino fuori dal mercato"
di UMBERTO ROSSO

ROMA - "Sì, forse qualcuno nel nostro partito ha fatto il tifo per l'Unipol nella scalata alla Bnl. Un'Opa lanciata in modo tutto legittimo, sia chiaro, nonostante tutti gli attacchi preventivi, a cominciare dal presidente della Confindustria. Ma, secondo me, un partito non dovrebbe mai tifare, farebbe meglio a non schierarsi in vicende di mercato come queste".

Onorevole Chiti, detto dal coordinatore della Quercia è una novità.
"E' la mia personale posizione, frutto - insieme ad alcune altre - di una riflessione che ho compiuto in questi giorni. Tifare secondo me non è politicamente corretto. Ma, a scanso di equivoci, pure se qualcuno diciamo così ha portato gli striscioni, se n'è rimasto sugli spalti. Non è mai sceso in campo né ha tentato di condizionare l'arbitro della partita".

Come a dire: nessuna pressione dai ds.
"Qui entriamo in tutt'altro terreno di gioco. Parliamo di correttezza. E se sulle tifoserie esprimo una valutazione personale e politica, qui non ci sono margini di dubbio: mai, nessuno, nel nostro partito, ha mosso un dito per condizionare le decisioni delle autorità preposte all'operazione. Banca d'Italia e gli altri organismi: mai in casa ds qualcuno si è sognato di alzare un mignolo per cercare di influenzarli sulla scalata alla Bnl, in un senso o nell'altro".

Ma sui "tifosi dell'Unipol", il partito discuterà?
"Penso proprio di sì, sarà un tema di riflessione. La questione però non riguarda solo l'Unipol e solo la Quercia. E' un tema che investe le regole per il futuro e coinvolge tutti partiti. Anche perché ad un tifo a favore dell'operazione Unipol ha corrisposto un tifo contro".



La Margherita?
"E non solo. Nel centrosinistra hanno parteggiato contro anche Rifondazione, i comunisti italiani, altri settori dell'Unione. Un errore speculare al tifo. Un partito deve lasciar fare al mercato, mantenersi neutrale e in equilibrio fra le parti. Perciò, servono regole per l'Unione. Ma vorrei direi anche per il centrodestra, schierato contro l'Unipol e pesantemente coinvolto nelle vicende degli immobiliaristi. E' la politica tutta che deve interrogarsi. O dovrebbe farlo".

La regola d'oro per evitare le invasioni di campo?
"Operazioni vere, Opa non a tavolino, e lasciare i compiti di scelta alle autorità di vigilanza".

L'accusa è: voi ds arrivate in ritardo.
"Non è così. E voglio rispondere anche a Eugenio Scalfari, le cui parole sono per me sempre uno stimolo. Nessuna sordina. Perché non parlo solo adesso di "doverose dimissioni" di Consorte. Ci sono tante dichiarazioni, tutto documentato. Il 18 novembre puntavo il dito contro i 4 milioni di euro a Consorte senza adeguate garanzie, tanto più grave per una cooperativa. E' intervenuto anche Fassino su questo tema. Poi, la condanna delle plusvalenze, dei 50 miloni di euro incassati da Consorte, che possono anche essere leciti sotto il profilo finanziario ma per me incompatibili con l'etica delle cooperative. Lo abbiamo già detto e ripetuto. Su Consorte e Sacchetti, al di là delle inchieste della magistratura, il nostro giudizio è etico e politico: nelle coop non possono valere gli stessi valori di Berlusconi".

Dunque, nuove regole per affrontare i rapporti tra partiti e mondo degli affari. Ci sarà anche un capitolo specifico sulle cooperative?
"Una riflessione è già iniziata all'interno stesso delle coop. Per un'autoriforma o, se è il caso, con interventi legislativi. Stiamo parlando di una grande risorsa per il paese: sulle prime cento imprese italiane, trenta appartengono alla cooperazione, bianca o rossa che sia. Ma va riequilibrato il rapporto fra proprietà e management, perché spesso la proprietà è troppo debole e finisce che il management assume poteri troppo forti. E non basta".

Che altro proponete, onorevole Chiti?
"Di superare quel vecchio schema coop rosse-coop bianche, le cooperative legate alla sinistra e quelle del mondo cattolico. In uno scenario che si muove verso una formazione politica unica dei riformisti e dei democratici, quelle etichette non hanno più senso. Mettiamo sul tappeto il ruolo delle cooperative ma senza colori. Parliamo di coop, punto e basta, senza aggettivi".
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