LA VERITA', VI PREGO, SULL'AMNISTIA

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INES TABUSSO
00martedì 6 giugno 2006 22:17


L'UNITA'
6 giugno 2006
Uliwood party
DISGRAZIA E INGIUSTIZIA
di Marco Travaglio

C’era anche Andreotti, l'altro giorno, insieme al ministro
Mastella a Regina Coeli, con grave sprezzo del pericolo. Ma alla
fine l'han fatto uscire. Mastella in compenso ha annunciato ai
detenuti: "Come ministro della Giustizia, sono più ministro vostro
che dei magistrati". Forse dovrebbe dare una ripassatina alla legge
che delinea le funzioni del Guardasigilli: scoprirà che non parla
di svuotare le carceri o di scegliere fra detenuti e giudici; parla
di assicurare a magistrati e polizia giudiziaria i mezzi necessari
per far rispettare le leggi.

L'amnistia dovrebbe essere un'eccezione, ma nella Prima Repubblica
era la regola: ogni paio d'anni s'aprivano le celle, diffondendo
nella società la fondata impressione che rispettare le leggi è roba
da fessi. Ora ci risiamo. Si dice che la vuole il Vaticano, come se
l'Italia dovesse prendere ordini da uno Stato straniero. E si dice
che le carceri sono sovraffollate. Il che è vero. Ma resta
anzitutto da capire che cosa c'entrino col decongestionamento delle
carceri i reati finanziari che il forzista Peppino Gargani pretende
di infilare nell'amnistia, altrimenti il suo partito non la vota.
Per corruzione, falso in bilancio e frode fiscale in galera c'è
solo Ricucci. In compenso per quei reati sono stati condannati o
sono imputati i padroni della ditta: Berlusconi, Previti, Dell'Utri
e altri galantuomini. Un'amnistia per questi delitti non
libererebbe un solo detenuto, e per giunta cancellerebbe tutti i
processi in corso. Il duo Bondi-Cicchitto pretende poi che l'Unione
conservi le leggi-vergogna, compresa la Cirielli, responsabile
numero uno dell'ultimo boom di carcerazioni. Così con una mano si
affollano le carceri e con l'altra si sfollano: geniale. Dunque, o
si accetta il doppio ricatto, o Forza Italia non vota l'amnistia. E
questa non passa, visto che richiede i due terzi del Parlamento (ed
è bene che il quorum resti tale, onde evitare che ogni maggioranza
vada al governo e cancelli i reati degli amici). Piano, allora, con
gli annunci.

Nel ciclico dibattito sull'amnistia, circolano varie leggende
metropolitane. La prima è che l'Italia abbia troppi detenuti: in
realtà, in rapporto alla popolazione, ne abbiamo tanti quanti il
resto d'Europa,o addirittura meno. Il guaio è che abbiamo troppi
delinquenti: nessun paese europeo ha tre regioni e mezza nelle mani
delle mafie, né conosce un così alto tasso di devianza delle classi
dirigenti (da Tangentopoli a Bancopoli a Calciopoli). Oltretutto
molti reati di grave allarme sociale restano impuniti per il
90-95%. Se, come si spera, il nuovo governo aumentasse dell'1%
l'efficienza della macchina repressiva, o diminuisse di qualche
giorno la durata dei processi salvandone qualcuno dalla
prescrizione, il numero dei detenuti crescerebbe a dismisura. E
nessun'amnistia potrebbe far fronte al nuovo fabbisogno di posti
-cella. Per decongestionare le carceri,è molto meglio una politica
mirata di depenalizzazioni (in tema di droga e di immigrazione),
pene alternative in luoghi sicuri, trasferimenti dei detenuti
malati in comunità sorvegliate, edilizia carceraria, e magari un
indulto che levi 1-2 anni a chi sconta condanne lunghe.

Altra leggenda: le carceri traboccano di "ladri di polli". In
realtà il grosso dei detenuti per i reati meno gravi sono in
custodia cautelare e restano dentro per pochi giorni o settimane,
dandosi il cambio in un continuo turn-over che nessun'amnistia
potrà mai fermare. Quanto ai detenuti definitivi, in espiazione
pena, sono perlopiù autori di reati gravi: di mafia, di armi, di
sangue, di traffico di droga, di pedofilia, di terrorismo. Proprio
quelli che, per timore di impopolarità, tutti sono d'accordo di
escludere da un provvedimento di clemenza. Per finire dietro le
sbarre, bisogna superare i 3 anni di pena (al di sotto ci sono i
domiciliari e i servizi sociali): dunque commettere reati gravi.
Scarcerare i colpevoli di questi reati significa rischiare che
qualcuno - come purtroppo è probabile - torni a delinquere,
rinfocolando rigurgiti forcaioli e tentazioni di giustizia di
piazza. Tutta acqua al mulino del centrodestra, che strilla contro
"la sinistra alleata dei criminali" e intanto lavora nell'ombra per
salvare i soliti noti, sponsorizzando l'amnistia per i reati
finanziari. Come se le carceri pullulassero di bancarottieri,
corruttori ed evasori fiscali. In realtà gli autori di questi reati
stanno in Parlamento. E, possibilmente, vorrebbero restarci.



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