LETTERA DI UN CAPO INDIANO AL PRESIDENTE U.S.A

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unangelonelcielo2
00mercoledì 29 giugno 2005 15:09




LETTERA DI UN CAPO INDIANO AL PRESIDENTE U.S.A.



“Il Grande Capo che abita a Washington ci manda a dire ch’egli desidera acquistare la nostra terra.

Come si può comprare o vendere il cielo – il calore della terra? La cosa ci sembra strana.

Noi non siamo proprietari della purezza dell’aria – dello scintillio delle acque. Come si può comprare tutto questo da noi?

Ogni angolo di questa terra è sacro per il mio popolo.

Ogni lucente ago di pino, ogni spiaggia sabbiosa, ogni bruma nei boschi oscuri, ogni insetto ronzante, è sacro nella memoria e nell’esperienza del mio popolo.

“Noi sappiamo che l’uomo bianco non capisce i nostri motivi.

Una porzione di terra per lui è uguale a qualsiasi altra,

perché egli è uno straniero che viene nella notte e prende dalla terra qualsiasi cosa di cui abbia bisogno.

La terra non è sua sorella, ma la sua nemica e quando egli l’ha conquistata l’abbandona.

Egli lascia la tomba di suo padre, e il luogo ove i suoi figli sono nati viene dimenticato. “Non ci sono posti quieti nella città dell’uomo bianco.

Nessun posto dove sentire lo stormire delle foglie primaverili o il frusciare delle ali degli insetti.

Ma forse io sono un selvaggio e non capisco – il chiacchierarne sembra insultare le orecchie.

Ma che senso ha la vita se un uomo non può sentire il piacevole gridare

dello succiacapre o il gracidare della rana di notte attorno allo stagno.“I bianchi pure passeranno – forse più presto di altre tribù.

Continuate a contaminare il letto ove vivete ed una notte, quando i bufali saranno stati tutti massacrati,

i cavalli selvaggi tutti domati, i più segreti angoli della foresta saranno appesantiti dal lezzo di molti uomini,

e i panorami delle fertili colline sfigurati dalle linee dei fili che portano parole, soffocherete nei vostri rifiuti.

Dove sarà la selva? Sparita.

Dove sarà l’aquila? Sparita.

Che senso avrà dire addio al rondone e alle cacce?

Se non la fine della vita e l’inizio della sopravvivenza





CharlesTrockley
00martedì 11 ottobre 2005 15:49


Un manifesto di profonda e sensibile umanità, che dovrebbe fare arrossire buona parte dei nostri fratelli"bianchi".





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