MASTELLA A MICROMEGA: UN MONUMENTO PER...

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INES TABUSSO
00giovedì 28 settembre 2006 00:45

IL CAMPANILE NUOVO
QUOTIDIANO DEI POPOLARI UDEUR
28/09/2006
«UN MONUMENTO PER ANDREOTTI»


«Se al Senato passerà il disegno di legge che blocca la riforma Castelli,
passerà perché Andreotti voterà a favore, perché lui vuole superare questa
drammatica frattura fra politica e magistratura». E’ questa l’analisi del voto
che il ministro Mastella fa su Micromega, il mensile in edicola da domani. Di
qui, un elogio all’attempato senatore a vita: «Lo ringrazio perché dà e tiene
in piedi questo governo – aggiunge – bisognerebbe fargli un monumento». E poi,
sulle difficoltà di quella che il Guardasigilli chiama «quasi maggioranza»,
nessuna menzogna: «Non possiamo fare finta di non sapere che per la maggioranza
al Senato sono determinanti i senatori a vita», ma in ogni caso, un
avvertimento: «Sono disposto a chiedere la fiducia (sull’ordinamento
giudiziario, ndr) – sbotta il ministro - se noterò ostruzionismo parlamentare»





28/09/2006
ECCO LE IPOTESI DI MODIFICA
di g. pet.

Prima la sospensione della riforma, poi la modifica del contenuto. Nei giorni
scorsi, il Guardasigilli Clemente Mastella ha annunciato la presentazione di un
provvedimento «volto a introdurre norme correttive ed integrative rispetto alla
riforma dell’ordinamento giudiziario approvata nella precedente legislatura,
relativamente alle materie dell’organizzazione dell’ufficio del pubblico
ministero, del procedimento disciplinare a carico dei magistrati, della
carriera e della formazione degli stessi». Fra gli obiettivi ci sarebbe la
revisione delle norme sui concorsi per i passaggi di carriera nella
magistratura, una separazione meno rigida tra giudici e pm, l’introduzione di
una quarta prova scritta per l’esame d’accesso in magistratura consistente
nella redazione di una sentenza. Il governo vorrebbe poi attenuare la
gerarchizzazione degli uffici della procura ridando “potere” ai pm e far
filtrare dalla procura della Cassazione le denunce contro i magistrati,
utilizzando anche il potere di archiviazione. Questi invece i punti più
controversi della Castelli. Innanzitutto, con la riforma, viene avviata la
separazione delle funzioni: c’è un concorso unico per l’accesso in magistratura
ma con l’obbligo di indicare nella domanda se si voglia accedere alla funzione
di pm o giudice. La scelta diventa definitiva dopo cinque anni. Poi, vengono
rivoluzionate le modalità degli avanzamenti di carriera. Questi saranno più
rapidi attraverso concorsi per titoli ed esami. A tal proposito, la Cdl aveva
pensato a «colloqui di idoneità psico-attitudinale» che si svolgeranno «nell’
ambito» dell’esame orale. Inoltre, secondo la legge Castelli il procuratore ha
l’obbligo, e non più la facoltà come adesso, di intraprendere l’azione
disciplinare. Il ministro potrà opporsi al non luogo a procedere soltanto nel
caso in cui sia stato lui a promuovere l’azione disciplinare. Infine, la
riscrittura delle gerarchie interne al Palazzo di Giustizia, con l’elevazione
del procuratore capo a dominus del sistema.





28/09/2006
«SÌ AL DIALOGO, BASTA STRUMENTALIZZAZIONI»
Capotosti: «Ddl Mastella, serve un’intesa tra i poli per trovare una soluzione
generale, condivisa ed efficace»
di Giuseppe Petrocelli

ROMA - «Qui stiamo tentando di trovare una soluzione generale, condivisa ed
efficace. Per questo, sono bandite le strumentalizzazioni». Mentre in Senato i
poli cercano la via di una difficile intesa sul ddl di sospensione della
riforma Castelli, il capogruppo dei Popolari-Udeur in commissione Giustizia
alla Camera Gino Capotosti spiega perché è opportuno «intervenire in modo
condiviso, per rendere più funzionale la macchina giudiziaria, così rispondendo
alle attese e ai bisogni dei cittadini».
Onorevole, si sta tentando di trovare un accordo con l’opposizione per portare
avanti il provvedimento. Considerate le polemiche dei giorni scorsi, ci sono le
condizioni politiche per giungere all’intesa?
«In una materia come quella della giustizia, siamo tutti chiamati ad esperire
la via del dialogo. In caso contrario ci si assume una responsabilità politica
pesante di fronte al Paese. Qui stiamo tentando di trovare una soluzione
generale, condivisa ed efficace. Per questo, sono bandite le
strumentalizzazioni. Mi riferisco in particolare a quelle di alcuni amici della
maggioranza».
Quindi, condivide l’appello del ministro Mastella a «sospendere la riforma o
ci sarà una sorta di terremoto che ricadrà sui cittadini»?
«Condivido assolutamente. La legge Castelli è una riforma parziale che lascia
scoperta tutta un’area di problemi che affliggono il pianeta giustizia. Occorre
intervenire, in modo condiviso, per rendere più funzionale la macchina
giudiziaria, così rispondendo alle attese e ai bisogni dei cittadini».
Però c’è chi con opposte motivazioni, sia nella Cdl che nell’Unione, ha
criticato il ddl Mastella dipingendolo come una «controriforma».
«Guardi, si tratta di semplici strumentalizzazioni. Noi abbiamo proposto un
ddl di sospensione, che per sua natura è un provvedimento neutro. Con questo,
non abbiamo certo avanzato l’abrogazione della riforma, ma anzi abbiamo fatto
una scelta che implica come passo successivo una correzione condivisa di parti
della legge. Insomma, parlare di “controriforma” è una sciocchezza, oltre che
moralmente inaccettabile».
Quali sono i punti della riforma che saranno cambiati?
«Molte ipotesi sono ancora allo studio. Certo è che dalla separazione delle
funzioni non si potrà prescindere».
Invece, sulla nota dolente della durata dei processi s’interverrà a breve
termine oppure occorre un surplus di riflessione sulle modalità d’intervento?
«Le commissioni parlamentari stanno lavorando a questo tema. Ricordo,
comunque, l’ipotesi fatta dal ministro Mastella a Telese, ossia prevedere due
gradi di giudizio per i processi civili mantenendo gli attuali tre per quelli
penali. Insomma, su questo andiamo avanti».
Sempre in tema di celerità dei processi: il Guardasigilli ha inviato una nota
al Csm, nella quale suggerisce all’organo di autogoverno dei magistrati di
valutare la possibilità di individuare criteri per dare «prioritario corso» ai
processi che non verranno in alcun modo toccati dal provvedimento di indulto.
Secondo lei è fattibile prevedere una corsia preferenziale per alcuni tipi di
procedimenti rispetto ad altri?
«Non solo credo sia possibile, ma sono anche d’accordo. Mettendo mano alle
pendenze libere dall’applicazione dell’indulto, si potrebbe sfoltire di molto
il lavoro della macchina della giustizia. Se il Csm si regolerà diversamente,
cioè se riterrà opportuno disattendere il suggerimento del ministro, vedremo.
Ma anche qui è questione di responsabilità».





28/09/2006
GIUSTIZIA, NIENTE INTESA UNIONE-CDL
Salta la mediazione sulla moratoria alla riforma Castelli. Nessun accordo, ma
il governo non molla e rilancia
di Lea Vendramel

Si sono concluse con un nulla di fatto le trattative tra governo, maggioranza
e opposizione per raggiungere un’intesa sul ddl che sospende la riforma dell’
ordinamento giudiziario targata Castelli. Ieri, incontri e tentativi di
mediazione si sono protratti per oltre sei ore. Ma alla fine le aperture emerse
in entrambi gli schieramenti si sono rivelate insufficienti. Del resto, su una
cosa erano tutti d’accordo fin da subito: trovare un’intesa sulla moratoria era
impresa ardua. «La soluzione non mi pare facilissima – ammetteva dopo i primi
contatti il presidente della commissione Giustizia del Senato, Cesare Salvi – l’
acqua è bassa e la papera non galleggia». «C’è lo sforzo di arrivare ad un
punto di mediazione accettabile», commentava il capogruppo forzista, Renato
Schifani, soddisfatto per la disponibilità al confronto manifestata dall’
esecutivo e dall’Unione, ma critico per aver aperto un tavolo solo ora, quando
l’iter parlamentare del ddl è già iniziato e a meno di una settimana dal voto
finale. «Se ci avessero pensato prima, non ci troveremmo con i tempi così
ristretti», accusava polemico a margine dei contatti tra i due schieramenti.
Era stato proprio il ministro della Giustizia, Clemente Mastella, ieri mattina
dopo l’intervento in Aula del relatore del provvedimento, Cesare Salvi, a
chiedere una sospensione della seduta per avviare una serie di incontri
informali tra governo, maggioranza e opposizione. Richiesta accolta dal
presidente del Senato, Franco Marini, che prima rinviava l’Assemblea di un’ora,
poi in seguito alla richiesta dei capigruppo convocava i senatori direttamente
per il pomeriggio. «Il lavoro sta andando avanti positivamente», spiegava
Marini. E in effetti, le trattative erano in pieno svolgimento, avviate con un
tavolo comune tra governo e opposizione e proseguite poi in riunioni separate
di entrambi gli schieramenti. Certo, una mediazione non era affatto scontata.
Per siglare un accordo con il centro-destra, governo e maggioranza sarebbero
stati disposti ad abbreviare i termini di sospensione dei tre decreti attuativi
della riforma, da luglio 2007, come prevede il ddl, a marzo 2007. Proprio da
questa ipotesi di riduzione era partito il confronto con l’opposizione, che
aveva risposto recapitando all’Unione le proprie condizioni: nessuna deroga
sull’organizzazione delle procure, possibili ritocchi al sistema disciplinare,
ok alla sospensione della separazione delle carriere tra giudici e pubblici
ministeri fino a marzo 2007 anziché luglio, ma eventuali modifiche dovranno
essere studiate in un provvedimento ad hoc. Insomma, la Cdl aveva lasciato sul
tavolo esclusivamente la questione disciplinare, pur apprezzando l’eventualità
di ridurre di quattro mesi la moratoria. Condizioni che non convincevano la
controparte. «Se prima l’acqua era poca, adesso siamo a secco – dichiarava
Salvi, al termine dell’incontro con i capigruppo della Cdl - non ci siamo,
siamo fermi, arenati su un paio di punti». Ma il governo non aveva perso tempo,
rilanciando immediatamente: sospensione fino a marzo 2007 del sistema
disciplinare e della separazione delle carriere, nessuna deroga al decreto
sulla riorganizzazione delle procure, purché si modifichi la norma che affida
al procuratore capo la titolarità esclusiva dell’azione penale. Ed è su questa
proposta che, a ridosso della ripresa dei lavori, è tramontata l’ipotesi di
mediazione. «È ormai evidente che quest’Aula dovrà essere teatro di uno scontro
finale, siamo alle solite, questa maggioranza è formata in gran parte da
magistrati che non hanno voluto che si arrivasse ad un accordo», ha commentato
il capogruppo della Lega, Roberto Castelli, chiedendo al rientro in Aula di non
passare all’esame degli articoli. Proposta bocciata dall’Unione con 156 no
contro i 155 sì della Cdl. «Al momento andiamo avanti con la sospensiva dell’
ordinamento giudiziario – ha precisato il capogruppo dell’Ulivo, Anna
Finocchiaro – ma nel merito non interrompiamo il confronto».






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