ONOREVOLI AVVOCATI: DINO MARTIRANO INTERVISTA GIULIA BONGIORNO

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INES TABUSSO
00martedì 14 marzo 2006 21:05
CORRIERE DELLA SERA
14 marzo 2006
Bongiorno (An): non è giusta l’incompatibilità
Se eletta, continuerò a fare tutte e due le cose

ROMA - Giulia Bongiorno, oltre a Giulio Andreotti, ha difeso Sergio Cragnotti, Francesco Totti, il giudice Clementina Forleo, molti altri clienti illustri e per il futuro spera di continuare a lavorare con gli stessi ritmi. Ora, però, l’avvocatessa Bongiorno corre per un posto alla Camera con la maglia di An, la numero 4 nella circoscrizione Lazio 1: «Incompatibilità come per i magistrati? No, non lo trovo giusto perché noi siamo dei privati mentre il giudice e il pm sono pubblici ufficiali che possono anche mandare in carcere le persone». Dunque, nessun profilo di imbarazzo nell’esercitare un doppio lavoro?
«Più che profili di imbarazzo, vedo profili di fatica. Io cercherò di fare bene entrambe le cose. Non voglio sacrificare la professione e non intendo deludere in questa nuova attività che si prospetta, ovviamente se sarò eletta».
Se sarà eletta, presumibilmente lei farà parte della commissione Giustizia. C’è un conflitto di interesse tra il parlamentare che concorre alla modifica del codice e l’avvocato che quella norma fa applicare al suo cliente?
«Ecco, io la metterei così: qualora venissi eletta mi piacerebbe dare il mio contributo in un campo in cui ho già operato per 17 anni. Dobbiamo intervenire sui tempi lunghi della giustizia, che è un malato terminale, nell’interesse di tutti. E qui non c’è incompatibilità che tenga».
Vale anche per l’ex procuratore di Milano Gerardo D’Ambrosio che si candida al Senato coni Ds?
«L’ingresso in Parlamento del dottor D’Ambrosio non è sconvolgente e io non sono tra quelli che vorrebbero tenere fuori i magistrati. Se il magistrato lascia e non rientra più nel ruolo ben venga a dare il suo contributo. Di questi problemi si devono occupare gli operatori della giustizia. Servono chirurghi che abbiano esperienza. Chi di noi, avvocato o magistrato, sta in tribunale e vede i problemi può dare un contributo».
E le leggi «ad personam» scritte da avvocati che siedono in Parlamento?
«In realtà non so se tutto questo è avvenuto e poi escludo di giudicare l’operato dei colleghi».
Scusi, ma se il presidente Andreotti fosse ancora a Palazzo Chigi, lei, avvocato di Andreotti, accetterebbe di fare il deputato nel suo partito?
«Una legge a favore di Andreotti sicuramente non la firmerei. La "legge Bongiorno" a favore di Andreotti non ci sarebbe anche perché non mi sembrerebbe corretto e poi perché c’è un legame affettivo tale con il presidente che sarei di una parzialità straordinaria. Ma, ripeto, non intendo minimamente giudicare l’operato di altri colleghi».
È possibile un dialogo sulla giustizia nella prossima legislatura?
«Un grande dialogo tra magistratura e avvocatura. È l’unica via d’uscita».

Dino Martirano



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"Conflitto di interessi. L'avvocato ha l'obbligo di astenersi dal prestare attività professionale quando questa ... interferisca con lo svolgimento di altro incarico anche non professionale" (dal Codice deontologico forense, articolo 37).


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