PROCESSO CALIPARI / IL LEGALE DEL MARINE: NON SAPEVA NULLA

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
INES TABUSSO
00mercoledì 18 aprile 2007 18:59



18/04/2007 - "CORRIERE DELLA SERA", Pag. 20
CALIPARI, SUBITO SCONTRO AL PROCESSO
IL LEGALE DEL MARINE: NON SAPEVA NULLA
di: FIORENZA SARZANINI

www.difesa.it/files/rassegnastampa/070418/E4FI4.pdf




*****************************************************************




IL TEMPO
18 aprile 2007
Il governo Usa si attacca ai cavilli giuridici
di MAURIZIO PICCIRILLI


«SONO contenta che lei sia qui perchè è garanzia di quel processo democratico che attendo da due anni». Rosa Villecco Calipari guarda in faccia l’avvocato Biffani, difensore di Lozano, e gli tende la mano presentandosi. L’avvocato è in piedi, resta interdetto. Poi riesce a dire: «Rispetto suo marito voglio onorare la sua memoria». Una pausa di ghiaccio nella prima udienza del processo al caporalmaggiore Mario Lozano accusato dell’uccisione di Nicola Calipari. Il dibattimento è stato rinviato al 14 maggio. Così ha deciso la corte della terza sezione presieduta da Angelo Gargani, giudice a latere Paolo Colella, accogliendo un’eccezione dell’avvocato Alessandro Gamberini, difensore di parte civile per conto della Sgrena. Il motivo del differimento richiesto è necessario per verificare se al Dipartimento della Difesa Usa, citato come responsabile civile, ossia il soggetto che eventualmente dovrà provvedere al risarcimento dei danni, sia stata notificata la citazione. Il processo per la morte di Nicola Calipari non è ancora entrato nel vivo, ma già si registrano le prime schermaglie tra le parti. Ad alzare i toni del confronto dialettico alla prima udienza è stato un’uscita dell’avvocato Alberto Biffani, difensore di Mario Lozano, il soldato che il 4 marzo 2005 uccise il funzionario del Sismi e ferì Giuliano Sgrena e Andrea Carpani, secondo la quale il suo assistito «non è a conoscenza del contenuto del procedimento a suo carico». L’avvocato che ha ricevuto l’incarico l’4 aprile scorso non ha voluto spiegare come e da chi sia stato contattato per assumere la difesa del soldato americano. «Non intendo rispondere a questa domanda», ha ripetuto ai cronisti. Fatto è che negli Stati Uniti si parla di un interessamento dello Jag, l’ente giuridico militare che dipende dal Pentagono, per difendere il militare. Così l’avvocato Alberto Biffani che in passato ha fatto parte del collegio difensivo del giudice Claudio Vitalone nel processo Pecorelli, ha chiesto il rinvio del dibattimento con la velata intenzione di chiederne l’annullamento per vizi di forma. Una frase che ha scatenato le reazioni dei pm Franco Ionta, Pietro Saviotti ed Erminio Amelio, nonchè dell’avvocato Franco Coppi, legale di parte civile per conto di Rosa Calipari, vedova di Nicola. «È impossibile che non fosse a conoscenza dell’inchiesta giudiziaria» hanno detto motivando la loro opposizione all’eventuale concessione di un termine a difesa per consentire all’imputato, il quale sarà giudicato in contumacia, di essere aggiornato sul contenuto del fascicolo processuale ed al suo avvocato di fiducia. La Corte non ha tenuto conto delle richieste della difesa di Lozano. «Si è tentato in tutti i modi - ha detto alla Corte il pm Franco Ionta - di notificare la richiesta di rinvio a giudizio, ma ciò non è stato possibile poichè l’unica risposta arrivata è che per gli Stati Uniti il caso è chiuso. È impensabile che Lozano non fosse a conoscenza del procedimento in cui è coinvolto, perchè i fatti sono stati anche oggetto di interlocuzione tra i Governi italiano e americano». «Per motivi di cavalleria forense - ha dichiarato l’ avvocato Coppi - non ci saremmo opposti alla richiesta di rinvio, ma le motivazioni addotte costituiscono una forma di arroganza da parte di Lozano. Non si può tollerare che non sapesse: è un insulto, sono due anni che si parla di questi fatti». A condividere la richiesta di Biffani sono stati i legali della Presidenza del Consiglio, quest’ultima parte civile nel processo, Alessandra Bruni e Massimo Bachetti. E da Algeri il ministro degli Esteri D’Alema si aspetta «una sentenza che stabilisca come si sono svolti i fatti e chi porta le responsabilità di quello che e' accaduto». m.piccirilli@iltempo.it





*****************************************************************




Uccisione Calipari, processo a soldato Usa rinviato a maggio
martedì, 17 aprile 2007 12.48

ROMA (Reuters) - Si è aperto stamattina davanti alla terza Corte d'assise di Roma ed è subito stato rinviato il processo in contumacia contro Mario Lozano, il soldato statunitense imputato di omicidio per aver ucciso a Baghdad il funzionario del Sismi, Nicola Calipari, oltre due anni fa.

Il giudice ha accolto la richiesta di rinviare la prossima udienza al 14 maggio come richiesto dai legali di Giuliana Sgrena, la giornalista rimasta ferita nello stesso incidente in cui l'agente del Sismi è stato ucciso.

Sgrena si è costituita parte civile nel processo e ha citato il Dipartimento di Stato Usa come responsabile per i danni civili causati nell'incidente, senza però ricevere alcuna risposta da quest'ultimo. Il giudice ha quindi rinviato l'udienza per dare all'amministrazione statunitense più tempo per rispondere in modo da completare formalmente la procedura.

Di fronte al presidente della Corte, Angelo Gargani e al giudice a latere, Paolo Colella, non è comparso il militare americano, imputato per omicidio volontario e duplice tentato omicidio, visto che l'amministrazione Usa ha respinto ogni forma di collaborazione giudiziaria con l'Italia, derubricando la sparatoria a "tragico incidente".

"(Gli americani) considerano l'episodio chiuso e che non ci sono responsabilità", ha detto oggi il ministro degli Esteri Massimo D'Alema commentando la notizia dell'inizio del processo durante una visita ufficiale ad Algeri. "Come tutti i cittadini italiani, (noi) vogliamo che con questo processo si accerti la verità e si individuino le responsabilità", ha aggiunto D'Alema.

Lozano è accusato di avere sparato, la sera del 4 marzo 2005, contro la Toyota Corolla su cui Calipari, assieme a un altro agente del Sismi, stava scortando all'aeroporto di Baghdad la giornalista Giuliana Sgrena, appena liberata dopo un mese di sequestro in Iraq.

Calipari morì, mentre Sgrena e il secondo funzionario dei servizi rimasero feriti.

TENSIONE SU RINVIO

La pubblica accusa, sostenuta dai pm Franco Ionta, Pietro Saviotti ed Erminio Amelio, ha affermato che si è trattato di un "omicidio politico", perché offese un interesse dell'Italia, e per questa ragione Lozano può essere processato in contumacia.

L'amministrazione Usa non ha mai comunicato al militare statunitense l'atto di chiusura delle indagini, come sarebbe previsto dal trattato di mutua assistenza giudiziaria tra i due paesi.

Oggi il suo legale, Alberto Biffani, ha detto ai giornalisti che Lozano non riconosce la giurisdizione dei giudici italiani.

"Il Signor Lozano non riconosce la giurisdizione di questa corte per il suo caso", ha detto Biffani, aggiungendo che, fino a pochi giorni prima, il suo cliente non era neanche a conoscenza del procedimento a suo carico. Per questo il legale di Lozano ha anche chiesto a sua volta un rinvio del processo, ottenendo solo una reazione seccata da parte del difensore della vedova di Calipari, Franco Coppi.

"La difesa non può tollerare che in quest'aula i legali di Lozano vengano a dire che Lozano non sapeva niente di questo processo. Lo consideriamo un insulto alla nostra intelligenza", ha detto Coppi davanti alle telecamere di Reuters.

Nei giorni scorsi Lozano si è difeso per la prima volta in un'intervista al quotidiano New York Post, dicendo di avere aperto il fuoco contro il gruppo di italiani nel rispetto delle procedure adottate contro gli attacchi degli insorti iracheni.

Oltre a Sgrena, al processo si è costituita parte civile la vedova della vittima, Rosa Calipari, che è senatrice dei Ds, mentre ha rinunciato il funzionario del Sismi ferito quando era alla guida dell'auto sulla strada di Baghdad.

La giornalista del Manifesto considera il processo "un primo passo" verso la verità.

In un'intervista concessa la settimana scorsa a Reuters tv, Sgrena ha detto che il processo "è un primo risultato, un primo passo, perché abbiamo dimostrato che si può anche infrangere l'impunità che i soldati americani hanno garantito in tutto il mondo".

"Naturalmente non mi posso fare illusioni perché l'imputato principale non sarà presente e quindi sarà molto difficile scoprire la verità", ha aggiunto Sgrena.

-- ha collaborato Antonio Denti


Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 01:40.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com