Innanzitutto, occorre ribadire che la Costituzione Italiana è la legge fondamentale che garantisce i diritti di tutti i cittadini. Essa è in vigore dal 1° gennaio 1948 ed è il frutto di due anni di lavori dell'Assemblea Costituente, eletta nel 1946 a seguito di eventi epocali: la fine della seconda guerra mondiale, il crollo del fascismo e il referendum istituzionale con cui gli italiani scelsero la Repubblica. La Costituzione fu approvata quasi all’unanimità dai componenti l’Assemblea Costituente e rappresenta tuttora la sintesi delle tre culture politiche che stanno alle radici dello Stato italiano: le culture cattolica, socialista e liberale. Un’efficace testimonianza di questa sintesi è il sapiente equilibrio che regola le tre sezioni in cui si articola la Carta Costituzionale: i Principi fondamentali (articoli 1-12), la Parte I relativa ai diritti e ai doveri dei cittadini (articoli 13-54) e la Parte II riguardante l’ordinamento della Repubblica (articoli 55- 139)
Dunque,se una costituzione non è fatta in momenti epocali non conta più nulla?
La parte più importante,quella dei diritti dei cittadini,non si tocca. Si tocca solo la parte riguardante l'mministrazione dello stato.
Il disegno istituzionale complessivo consegnatoci dai costituenti delinea i tratti di una democrazia parlamentare in cui il ruolo e i poteri del Capo del Governo sono subordinati alle funzioni di indirizzo e di controllo dei rappresentanti del Parlamento, mentre i poteri delle Regioni trovano il loro limite naturale nella legislazione nazionale, che stabilisce il livello minimo essenziale delle garanzie al di sotto del quale non è possibile andare in nessuna area del nostro stato.
Sì,delinea una dmeocrazia parlamentare che è inefficiente.Magari nel '48 poteva anche andare bene, adesso(e noi viviamo adesso, non nel '4
non più. Il bicameralismo perfetto è un tunnel istituzionale, e in tutti gli anni dal 48 in qua abbiamo avuto una media di un governo all'anno.
Le regioni anche con il più ampio potere elgislativo avranno dei aprametri fissati dello stato al di sotto dei quali non potranno andare, non so come faccia questoa rticolo a scrivere ciò come prerogativa della sola costituzione '48.
Come tutte le leggi fondamentali degli odierni stati democratici, anche la Costituzione italiana può essere modificata. E’ già successo varie volte in passato, sempre tuttavia rispettando l’unico limite al potere di revisione costituzionale del Parlamento stabilito dalla stessa Carta: il rispetto dei principi fondamentali e dei diritti affermati nella prima parte della Costituzione.
Infatti la Iparte non viene toccata.
Eppure tale limite è stato superato nel novembre del 2005, quando l’allora maggioranza di Centro destra, contro il parere di esperti di diritto costituzionale, di moltissimi enti locali e di larga parte dell’opinione pubblica, ha approvato, senza un largo consenso parlamentare e con il voto contrario dell’Unione di Centro sinistra, una legge di riforma costituzionale che modifica radicalmente più di 50 articoli della PARTE II
e allora xkè dice che il limite non è stato rispettato?
è contraddetto dalla previsione di limiti tali da soffocare le autonomie regionali e il necessario potere di indirizzo dello Stato
E già, riesce a fare una cosa ed anche il suo opposto. Così l'unione,che va dicendo che è una riforma che spacca l'Italia,adesso viene a dire che non solo la spacca, ma che contemporaneamente soffoca le autonomie regionali. Uhm...
Poi inutile paventare che ci siano 20 sanità differenti. Anzitutto non è vero (come potrebbe visto che la sanità va uniformandosi a tutta europa,v.cartellino sanitario distribuitoci mesi fa),semplicemente quelle di regioni più efficienti sranno più efficienti.Io la chiamo giustizia.
Come si nota, in entrambi i casi è evidente il contrasto con i principi fondamentali garantiti dalla Prima Parte della Costituzione.
E no,veramente non lo noto affatto.
l’invenzione del concetto di “devolution” rappresenta solo il tentativo di mascherare, dietro il termine inglese, la parola italiana “secessione”, che è invece molto più chiara. Non si può al riguardo non sottoscrivere quanto affermato dallo scrittore Claudio Magris sul Corriere della Sera del 18 ottobre 2005, in occasione dell’approvazione della riforma: “E secessione significa, appunto, distruggere l'unità del Paese. A questa unità — a questo senso di più vasta appartenenza comune, pur nella creativa e amata varietà di città, territori, tradizioni, dialetti e costumi diversi — si vuol contrapporre un ringhioso micronazionalismo locale, spiritualmente strozzato dal proprio cordone ombelicale conservato sott'olio e chiuso a ogni incontro, pronto ad alzare ponti levatoi i quali offendono anzitutto il libero e schietto amore per il luogo natio, che è il piccolo angolo in cui impariamo a conoscere e ad amare il mondo”
Non diciamo idiozie,secessione vuol dire staccare una zona dal paese. Dire che può esistere una secessione strozzata dal vincolo anzionalista è una contradizione evidente
Insomma: dal progetto di riforma del Centro destra la Costituzione repubblicana e con essa lo Stato italiano escono stravolti ed indeboliti
Indeboliti?LA costituzione è anzitutto indebolita dal tempo che è passato e che impone un cambiamento amministrativo dello stato
avremmo autonomie regionali meno garantite, ma come, e il pericolo secessione?
governi nazionali meno controllabili direi,al contrario,più controllabili e più efficaci in quello che è il loro compito,governare.
diritti sociali meno certi mah, ad esempio?
maggioranze parlamentari meno libere se questo vuol dire porre la parola fine anzitempo a una legislatura,beh,ben venga.
Che poi,in realtà questa riforma,portando l'amministrazione dello stato a un livello più vicino al cittadino, non fa altro che applicare la già vigente costituzione.Altro che irrispettosa dei principi costituzionali...