Saddam: "Morirò da martire". In tanti si offrono come boia
La sentenza del tribunale che conferma la pena di morte per Saddam Hussein deve considerarsi definitiva e non necessita dell’approvazione del presidente Jalal Talabani per diventare esecutiva: lo ha reso noto l’ufficio della Presidenza irachena.
"L’approvazione del Presidente non è necessaria, la decisione della Corte è definitiva", ha precisato Hiwa Osman, uno dei collaboratori di Talabani. Già dopo la condanna a morte inflitta al Raìs in primo grado, Talabani aveva ricordato di essere "
tra quelle persone che hanno firmato una petizione internazionale contro la pena di morte" e di voler "rispettare l’impegno", sottolineando però come per la ratifica della sentenza non occorresse la firma del capo dello Stato. In base alla legge la condanna a morte decisa in primo grado dal tribunale deve in realtà essere ratificata anche dall’ufficio del Presidente, ma basta anche la firma dei vicepresidenti: una scappatoia legale già adottata in passato da Talabani, che si era sempre detto contrario alla pena capitale.
La corte che ha respinto l’appello del Raìs non aveva limiti di tempo per raggiungere una decisione: era possibile dunque che si dovesse aspettare anche la fine degli altri procedimenti che vedono coinvolto l'ex dittatore; la conferma del verdetto di primo grado obbliga però alla sua esecuzione entro trenta giorni, pena l’annullamento del processo.
Saddam Hussein ha scritto una lettera d'addio agli iracheni in cui si dice pronto a "sacrificarsi" e a diventare un "martire" ed esorta il suo popolo a unirsi contro i nemici, Stati Uniti e Iran. "Mi sacrifico - afferma l'ex dittatore iracheno nel messaggio scritto dalla sua cella e reso noto dopo che la corte d'appello ha confermato la condanna a morte - se Dio vorrà mi collocherà tra gli uomini veri e i martiri".
In quello che potrebbe essere il suo ultimo messaggio, Saddam accusa i vecchi nemici, Stati Uniti e Iran, per il conflitto che sta insanguinando l'Iraq. "I nemici della vostra nazione, gli invasori e i persiani - afferma l'ex dittatore - hanno trovato nella vostra unità una barriera tra voi e quanti ora vi governano. Per questo hanno seminato discordia e odio tra voi".
"Popolo fedele, vi dico addio mentre la mia anima va da Dio il compassionevole - conclude Saddam - lunga vita all'Iraq, lunga vita all'Iraq, lunga vita alla Palestina. Lunga vita alla guerra santa e ai mujaheddin. Allah è grande".
Ed è scattata la corsa all'esecuzione in Iraq. Secondo quanto dichiarato all'Abc da un consigliere del premier Nuri al Maliki, Bassam al Hussein, sarebbero centinaia i "boia volontari" di Saddam Hussein. Moltissimi cittadini iracheni, infatti, avrebbero fatto richiesta di poter eseguire personalmente la condanna a morte per impiccagione dell'ex dittatore che è stata confermata dalla Corte d'appello irachena. Bassam al Hussein ha anche spiegato che a offrirsi come "boia" di Saddam sono membri di tutte le comunità religiose ed etniche del paese.
Il presidente della corte d'appello, Munir Haddad, ha dichiarato che la sentenza capitale dovrà essere eseguita entro 30 giorni e non subito come si era creduto in un primo momento. In particolare occorrerà ancora "un po' di tempo" perchè Saddam Hussein venga giustiziato. E' quanto stimato dal ministro iracheno della giustizia, Heshem al-Shibli.
"Il decreto della corte d'appello deve essere trasmesso alla presidenza. Il decreto presidenziale firmato sarà poi inviato alla direzione generale della prigione che poi sarà incaricata di applicare la sentenza", ha spiegato Shibli. Ad allungare i tempi anche la festa dell'Eid El Adha (la festa musulmana del sacrificio che comincia il 30 dicembre). Saddam ed altri sei esponenti del suo regime - tra i quali il fratellastro e capo dei suoi servizi segreti Barzan al Tikrit - sono stati condannati a morte per l'assassinio di 148 sciiti a Dujail nel 1982 come rappresaglia per un fallito attentato contro il rais.