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Se avessi voluto vedere un film canonico su Sherlock Holmes, ci avrei rinunciato dopo aver visto il trailer. Avevo avuto il sentore di film su Holmes, la prima volta che ho visto l'antprima, ma quando ho visto il titolo - lettera per lettera - ho temuto di avere un abbaglio, perché sembrava avere molto molto poco dell'originale. A fine trailer, invece, ho avuto la conferma. Ho deciso di vederlo comunque perché sono un'appassionata dei racconti di Doyle (li ho letti tutti, sia racconti che romanzi ed alcuni più volte) ma sapevo che non mi sarei trovata davanti ad una sceneggiatura uscita dalla penna di Doyle. Questa è la premessa FONDAMENTALE per guardare questo film. Se non si accetta questa premessa, si fa prima a non andare al cinema, perché è normale che si resti schifati. E' una rivisitazione e quindi il canon super canon è escluso a priori, altrimenti non sarebbe una rivisitazione. Se non si accetta questa premessa, perché andare al cinema?
Personaggi:
Holmes: anche io saprei fare un lungo elenco di "Holmes non avrebbe mai..." ma contraddirei lo spirito del film e non è mia abitudine sparare sulla croce rossa. Gli aspetti del personaggio originale sono stati amplificati, fino a renderlo un Holmes/non Holmes, un personaggio che si riconosce subito ma che non è nemmeno totalmente quello a cui siamo abituati. E' un pugile, come l'originale, ma lo "vediamo" combattere spesso e lo vediamo applicare i metodi deduttivi anche nel combattimento (prima scena: "testa inclinata a sinistra, sordità dell'orecchio destro"). All'inizio del film tutto questo ci viene messo
davanti in modo che anche chi non ha mai letto niente possa avere in mano tutte le carte per capire come si comporta il personaggio che ha davanti. Se si presta attenzione a questi particolari, non ci si stupisce delle deduzioni finali.
E' vero, è meno "impostato" dell'Holmes originale al quale ammicca senza corrispondere totalmente. Ricorre perfino alle droghe quando non ha un caso a cui dedicarsi, quando decide di sperimentare fino in fondo le pratiche della setta su cui sta indagando - e questo è parecchio canon, anche l'Holmes originale sta sveglio nottate intere a pensare in maniera anche poco ortodossa - dice qualcosa riguardo l'aver risolto in una notte quesiti sui quali l'umanità si interroga da secoli. Un atteggiamento quasi irriverente, una presunzione illimitata. Nessuno che abbia letto davvero tutti i racconti può dire di non aver sentito parole simili in bocca al vero Sherlock Holmes.
I travestimenti: Holmes non esce coi vestiti sporchi, si traveste. E' abilissimo nel travestirsi, può essere un mendicante così come una vecchietta, è una delle sue doti, persino Watson, nei racconti, si fa ingannare dai suoi travestimenti.
Watson: qui basterebbe accostare Watson (basso, robusto, non molto giovane all'epoca de Uno studio in rosso, primo romanzo "holmeasiano") e Jude Law - che piaccia o non piaccia come attore - per comprendere che non sarà mai lo stesso Watson dei racconti di Doyle. Troppo agile per essere lui, ma anch'egli richiama l'originale, nei continui rimproveri nei confronti di Holmes, nella sua intelligenza che, per quanto spiccata, viene sempre surclassata da quella dell'amico/collega (vedi Uno scandalo in Boemia). All'inizio si accenna anche ai suoi diari, sebbene di questi non si faccia mensione altrove. Lo slash tra i due? Va di moda, agli autori è piaciuto inserirlo e noi non lo schifiamo. E' un espediente umoristico e come tale va inteso. La frase che a te pare volgare a me ha fatto ridere e i film di De Sica non li guardo.
Irene Adler: diversa dall'originale per la confidenza che ha con Holmes, per l'essere tanto spigliata e anche disinibita, ma vero il dettaglio che Holmes tenga in casa - non così in bella vista, certo - la sua fotografia. Lo spettatore/lettore che sa sogghigna. Sogghigna anche nel ricordare che per Holmes Irene Adler non è unadonna, bensì la donna.
Trama:
Il surreale che poi surreale non è, in quanto scientificamente spiegato da Holmes stesso è caratteristico di molti racconti di Doyle. Alcuni: Il mastino dei Baskerville, L'avventura del soldato sbiancato, L'avventura del vampiro del Sussex, La valle della paura... ce ne saranno altri ma, ripeto, vado a memoria.
E' naturale che certe cose attirino il pubblico più di casi "tradizionali". Riguardo la massoneria: è anche quello un argomento che attira ma è anche vero che è legato, in un modo o nell'altro, al mondo di Doyle stesso e dei racconti di Holmes. Ne cito alcuni: L'avventura del Rituale dei Musgrave,L'avventura della lega dai capelli rossi, Uno studio in rosso - in cui si cita un anello d'oro con uno stemma massonico, ricorda nulla? - e tante altre). Nei racconti troviamo anche un richiamo al Mormonismo (Uno studio in rosso) e persino al Klu Klux Klan (Cinque semi d'arancio).
Non hanno pescato un argomento che Doyle non si sarebbe mai sognato, quindi.
Altri espedienti perfettamente canon: 1) Holmes nel film capisce immediatamente di trovarsi davanti ad un personaggio illustre e questo è, ancora una volta, un richiamo a Uno scandalo in Boemia, racconto in cui Holmes si rende conto di avere davanti Wilhelm Gottsreich Sigismond von Ormstein, Granduca di Cassel-Felstein e re di Boemia.
2) Nel terzo capitolo de Il segno dei quattro, Holmes e Watson vengono portati su una carrozza in direzione totalmente sconosciuta per Watson, ma Holmes non fa alcuna fatica a seguire il tragitto. Nel film c'è una scena molto simile. Nei miei (arrugginiti) ricordi, c'è qualcosa di ancora più simile, ma non riesco affatto a trovarla.
3)Altro particolare: alla morte di Sir Thomas, Holmes si accorge che c'è una stanza segreta. A nessuno ha ricordato il caso "L'avventura degli occhialini d'oro"?<
C'è persino un riferimento a Mycroft Holmes, il fratello di Sherlock, nominato pochissime volte e di cui la maggior parte ignora l'esistenza.
Il finale: Al lettore sono stati nominati e mostrati tutti gli indizi e toccava a lui coglierli. Tocca a Holmes, nel finale, svelare tutto, sciorinando quello che ha appreso, dove lo ha appreso e come lo ha spiegato. E' un espediente di A. C. Doyle perfettamente rispettato.
Insomma, il film può piacere o non piacere, ma che si dica che non piace perché non ha nulla dell'originale non lo condivido. E' come guardare Merlin (suvvia, dovevo nominarlo) lagnandosi per ogni puntata perché Merlino e Artù non erano coetanei: è una rivisitazione! Parla del mito, vi accenna, fa l'occhiolino, ma non è il mito. Viste le premesse, nessuno si sognerebbe di prenderla per verità storica o letteraria, ci si gode la rivisitazione e basta. C'è tutto e c'è poco.E, ancora, è diverso da guardare Harry Potter. Quello è il film di Harry Potter. Trovarsi d'avanti personaggi non perfettamente IC e trame non perfettamente seguire equivarrebbe a vedere un film su Harry Potter, non il film ufficiale. Questo è un film su Sherlock Holmes. Una rivisitazione, per essere precisi e, come tale, va presa.
Io in questo film ci ho trovato dei riferimenti (ovviamente non li ho elencati tutti) molto sottili (o sarò poco perspicace io e invece erano lampanti) che fanno venire al lettore esperto un senso di déjà-vu ad ogni passo. Che poi alcuni siano banali lo trovo scontato, perché la produzione deve tener conto del fatto che non tutti hanno letto l'originale ma tutti devono riuscire a comprendere il film (e dato che non possiamo tutti aver letto tutto - in questo
caso io ho letto i racconti, ma se il film fosse stato su Maigret, mi sarei appigliata solo al film - mi pare il minimo).
P.S.: non ho controllato su google maps, ma a Londra ci sono stata (tanto tempo fa, ma ci sono stata). Sia il Tower Bridge che l'House of Parliament sono abbastanza grandi (in termini architettonici) da essere perfettamente visibili dall'alto, anche se non sono vicinissimi. Se ricordo bene la scena di cui parli, è perfettamente verosimile. Il film è stato girato a Londra, era difficile commettere un errore del genere.