Uomini e mostri: lo stupro e lo Stato di Diritto

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Shian Tieus
00martedì 3 marzo 2009 22:45
Pubblico qui l'ultimo intervento sul mio blog politico (www.shiantieus.splinder.com), sperando generi interessanti spunti di riflessione.



Presumo che questo post risulterà assai impopolare, ma ritengo una riflessione sul caso, quantomeno, necessaria.
Sarà, inoltre, un post decisamente più lungo del solito.

Di recente, probabilmente per distogliere l'attenzione dai reali problemi, i media hanno dato incredibile risalto a casi di stupro o violenza sessuale, al punto da condizionare in maniera assolutamente irrazionale i comportamenti della gente.
Lasciando per una attimo da parte il discorso (pur legittimo) che si potrebbe fare riguardo l'etica e la professionalità da "bar dello sport" dimostrata da certi mezzi di "informazione", nonchè traliasciando sul diverso "taglio" dato alla notizia a seconda della nazionalità del criminale, quello che mi preme è invece analizzare le paure generate nelle persone.

Premetto che io, come molti (mi auguro) ritengo lo stupro o la violenza a sfondo sessuale un reato infame ed infamante, spesso anche nei confronti della vittima (ed anche qui, tralasciamo discorsi su una società terribilmente maschilista), e sono perfettamente d'accordo con chi pretende una giustizia rapida ed equanime nei confronti di coloro che si macchiano di questa colpa.

Detto ciò, mi preoccupano, e molto, una serie di discorsi estremamente demagogici che si sentono in giro da qualche tempo a questa parte.
Ho avuto modo di discorrere più volte (ora come in passato) della pena da riservare ai colpevoli di violenza sessuale. Spesso con il risultato di essere additato come "apologista", o più direttamente come "stronzo maschilista".
Chi mi conosce sa quanto possano essere infondate tali accuse.
Quel che spesso mi si propone è che gli stupratori debbano essere trattati "come i mostri/animali che sono", e che pertanto debba essere assegnato loro il massimo della pena.
Altri dicono che il reato di violenza sessuale, per la sua intrinseca "malvagità" (ammesso e non concesso che un reato possa essere considerato "malvagio"), e per le terribili ripercussioni psicologiche che ha sulla vittima debba essere punibile alla stregua di un omicidio.
Alcuni, ancora (anche ragazze!*), invocano la pena di morte, o linciaggi di piazza, riportando la memoria ai bei tempi dell'inquisizione. Si propongono anche pene più fantasiose, quali "dieci minuti da soli in una stanza con i parenti della vittima", “castrazioni violente” o "torture punitive".

Tutto ciò, ovviamente, attraverso processi-lampo, che si aprano e si chiudano nel giro di una settimana.
Una giustizia rapida, ma pregiudiziale e medievale.
Una barbarie di gran lunga peggiore dello stupro stesso.

Tenterò di affidare i miei pensieri alla parola scritta, visto che la comprensibilità delle mie disquisizioni orali non è nemmeno lontanamente paragonabili alla chiarezza dei miei scritti.

Punto primo: Non esistono mostri. Non esistono animali.
Cito testualmente il secondo articolo della Dichiarazione Universale dei Diritti Dell'Uomo:

Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciate nella presente Dichiarazione, senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione. Nessuna distinzione sarà inoltre stabilita sulla base dello statuto politico, giuridico o internazionale del paese o del territorio cui una persona appartiene, sia indipendente, o sottoposto ad amministrazione fiduciaria o non autonomo, o soggetto a qualsiasi limitazione di sovranità.

Esistono solo uomini, che, a prescindere dall'infamante reato di cui si sono macchiati, vanno trattati come tali “Senza distinzione di origine nazionale [...] o di altra condizione”.
È secondo me estremamente più barbaro dello stupro stesso ergersi ad arbitri della condizione umana e negare a qualcuno (chiunque esso sia) i diritti inalienabili che gli sono garantiti per nascita.
Un paese in cui i sospettati (e non dico “colpevoli”, perchè vi ricordo che gli imputati sono presunti innocenti fino alla condanna definitiva) di un reato rischiano il linciaggio fuori dalla caserma di polizia, non è degno di essere chiamato stato di diritto.

La giustizia è compito dello Stato, non dei privati cittadini (ed ancora, qui si potrebbe aprire un dibattito sulle tanto discusse “ronde” che, mi preme ricordare, l'ultima volta che vennero tollerate finirono ad olio di ricino e camice nere), che devono ad essa affidarsi.
La sfiducia nella giustizia, sfiducia indotta irresponsabilmente da più di una generazione politica, non può e non deve giustificare atteggiamenti di questo tipo, sintomo di una barbarie estremamente più radicata e diffusa di quanto non siano gli stupri.

Punto secondo: lo stupro non è un omicidio
E con questo vorrei mettere a tacere tutti coloro che lo vorrebbero punibile come tale. La vittima di uno stupro ha comunque la possibilità, nonostante i terribili danni subiti, di riprendersi la propria vita e continuare ad andare avanti. La vittima di un omicidio no.
Oddio... dicono che un tizio duemila anni fa, ci sia riuscito, ma io tendo a non dare troppo adito alle voci di corridoio. E comunque, il caso in questione non è durato più di quaranta giorni.
La rabbia di fronte a tali gesti non deve spingere ad equipararli ad azioni ben peggiori.

Punto terzo:
Nella società contemporanea, il carcere ha perso la sua funzione punitiva (decisamente controproducente), in favore di una funzione rieducativa (perlomeno sulla carta), che ha come fine ultimo il reinserimento dei soggetti all'interno della società.
Sono per questo contrario non solo alla pena di morte (altra barbarie innominabile) ma anche all'ergastolo, pena “assoluta”, che pertanto perde ogni valore rieducativo e non consente neppure a chi è seriamente pentito, un adeguato ritorno nella societa.
Posso capire che vedere il proprio stupratore camminare libero per strada possa generare, come minimo, un acuto dispiacere, ma se la pena è stata adeguata ed il colpevole è stato correttamente reinserito nella società (cosa che in Italia non accade), non dovrebbe esserci, in via teorica, pericolo di reiterazione.
La vendetta non è una macchina del tempo, e non può riparare ai danni subiti (e questo vale per ogni reato od offesa). Il desiderio di vendetta, pur comprensibile, deve essere superato.

Punto quarto:
La richiesta di pene più severe (pena di morte ed ergastolo inclusi) non è una garanzia di sicurezza e, anzi, ha spesso effetto opposto. Così come ha effatto opposto l'organizzazione di ronde o di giustizia “home made”.

Vi faccio un esempio illustre che spero esemplifichi il mio pensiero:
Non dico una novità, quando affermo che il secondo paese al mondo (dopo la Cina) per numero di condannati a morte sono gli Stati Uniti. La pena di morte in questo paese è adottata solo in alcuni stati e solo per il reato di omicidio.
E sappiamo tutti, anche, che in America il II emendamento della costituzione sancisce il sacrosanto diritto di possedere armi. Il che porta inevitabilmente ad atteggiamenti di giustizialismo “fai da te”, in questo giustificati anche dal detto emendamento che recita “Essendo necessaria alla sicurezza di uno Stato libero una ben organizzata milizia, non si potrà violare il diritto dei cittadini di possedere e portare armi”.
Continuo a non dire una novità ricordandovi che gli Stati Uniti sono il paese al mondo con il più alto tasso di omicidi. In Italia, per la fascia di età 12-40 anni, la prima causa di mortalità sono gli incidenti stradali. Negli Stati Uniti sono le armi da fuoco.
Pene più severe e ronde di cittadini non portano a una diminuzione della criminalità, quanto piuttosto ad un aumento, in quanto generano nel criminale non un senso di colpa quanto un desiderio di vendetta.

Esistono comunità indipendenti (fino a poco tempo fa, anche “Christiania” in Danimarca) in cui non vige alcun codice penale. Ebbene, in queste comunità i delitti sono praticamente nulli.
Un altro esempio estremamente significativo è un esperimento condotto qualche anno fa in Germania:
In una piccola cittadina vennero eliminati tutti i cartelli stradali che segnavano obblighi o divieti (e quindi, vennero eliminate le relative sanzioni). Quell'anno, in quella cittadina, gli incidenti stradali diminuirono del 100%. Esatto. Scomparirono totalmente.
Ovviamente, si tratta di microcomunità, e sarebbe impossibile trasporre atteggiamenti del genere su scala nazionale, ma sono esemplificative nel dimostrare che eccessive regolamentazioni e sanzioni risultano controproducenti.

Concludo dicendo che ho notato in questi giorni un altro atteggiamento pericoloso. Più precisamente un aggettivo.
Mi riferisco al possessivo “mia/nostre” prima di “donna/e”, che appare sempre più sulle labbra della gente, sui manifesti per strada e sulle testate dei giornali e dei telegiornali.
Al di la del razzismo strisciante nei confronti degli stranieri (“vengono dall'est a stuprare le nostre donne”), a cui ormai sono purtroppo abituato, quello che mi da fastidio è un maschilismo sotterraneo e terribile sottinteso ad affermazioni come la precedente o come “lasciate gli stupratori al suo fidanzato/al marito/alla sua famiglia/a suo padre/ecc”.
Si da come scontato un possesso retrogrado ed agghiacciante della donna, che prima appartiene “al padre/alla famiglia”, poi “al fidanzato” e infine “al marito”. Una visione del sesso femminile quale oggetto, che non è troppo lontana dalla mentalità dello stupratore.

Spero di essere stato chiaro.



QUI il post integrale


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Zeranzo
00martedì 3 marzo 2009 23:22
D'accordissimo.
Kaos Rising
00martedì 3 marzo 2009 23:23
Applausi scroscianti per questo buffo omino.
Sei stato preciso, esaustivo e a parer mio molto ragionevole. Vorrei aver potuto dire anche "sintetico" ma non importa, quando ci vuole ci vuole.
Potrei quotarti pezzo per pezzo ma sarebbe inutile, finirei col ripetere solo quello che hai già mirabilmente esposto.
Un solo punto mi trova parzialmente in disaccordo, cioè il terzo: è vero che il carcere dovrebbe avere una funzione rieducativa ma anche i sassi sanno che qui non è così e onestamente, all'ipotesi di avere uno stupratore libero dopo due anni, preferisco che stia in galera a pagare per il suo crimine. Certo, sempre che non gli piova dal cielo un indulto a caso.
Guarda, in realtà a livello teorico sono d'accordo anche su questo. Il problema è che il livello teorico è, qui in Italia, un altro pianeta rispetto a quello pratico. Se ci fosse sicurezza della pena per chi è colpevole e se il carcere non fosse un passaggio fra una rapina a mano armata e un omicidio il modello da te esposto potrebbe persino funzionare.
Per il resto niente niente niente da rimarcare, specialmente rispetto a chi invoca la pena di morte come panacea di tutti i mali. Girano già un sacco di macellai in giro, ce ne serve davvero un altro con la targhetta Sponsorizzato dal Ministero degli Interni?
ST: King pest - Grave Digger.
Shian Tieus
00martedì 3 marzo 2009 23:33
Re:
Kaos Rising, 3/3/2009 11:23 PM:


Un solo punto mi trova parzialmente in disaccordo, cioè il terzo: è vero che il carcere dovrebbe avere una funzione rieducativa ma anche i sassi sanno che qui non è così e onestamente, all'ipotesi di avere uno stupratore libero dopo due anni, preferisco che stia in galera a pagare per il suo crimine. Certo, sempre che non gli piova dal cielo un indulto a caso.
Guarda, in realtà a livello teorico sono d'accordo anche su questo. Il problema è che il livello teorico è, qui in Italia, un altro pianeta rispetto a quello pratico. Se ci fosse sicurezza della pena per chi è colpevole e se il carcere non fosse un passaggio fra una rapina a mano armata e un omicidio il modello da te esposto potrebbe persino funzionare.



Ma un po' tutto il post è pura utopia. Anche il titolo "Lo stupro in uno stato di diritto" aveva intenzioni vaghissimamente ironiche.

La pena (e l'equivalente periodo rieducativo) deve essere equa, non ho detto che debba essere breve.
Una pena equa possono anche essere trenta anni, per quello che mi rigurarda.
La pena perfetta dura fino a quando il colpevole non rinsavisce. Può essere un giorno, o può non bastare l'arco di una vita biologica.

P.S.
Appoggio i Grave Diggers
Kaos Rising
00martedì 3 marzo 2009 23:35
Beh, ok. Spiegata così la cosa acquista più senso, se vogliamo.
Grazie per la chiarificazione.
Ma scusa, dove sta l'ironia nel titolo? Non vuole essere una provocazione, solo non vedo ironia nell'accostamento.
ST: Circle of witches - Grave Digger.
Shian Tieus
00martedì 3 marzo 2009 23:38
Re:
Kaos Rising, 3/3/2009 11:35 PM:

Beh, ok. Spiegata così la cosa acquista più senso, se vogliamo.
Grazie per la chiarificazione.
Ma scusa, dove sta l'ironia nel titolo? Non vuole essere una provocazione, solo non vedo ironia nell'accostamento.
ST: Circle of witches - Grave Digger.



Il bel paese è ben lontano dall'essere uno Stato di Diritto. Abbiamo criminali nelle istituzioni.
AhiUnPoDiLui
00mercoledì 4 marzo 2009 00:05
Condivido quanto dici.
E' comunque difficile - capirai - che tutte le famiglie che hanno subito un "torto" riescano a lasciarsi ogni cosa dietro alle spalle.
So bene che la vendetta non è etica e che in uno Stato di Diritto la giustizia "fai da te" è un abominio, ma, dal mio canto, riesco a capire benissimo lo sconforto di chi vede l'uomo che ha rovinato la propria vita tornare ad essere libero di poter fare quello che vuole.
Il tuo discorso, effettivamente, regge benissimo sino a che non si trova davanti la faccia angosciata delle persone che hanno subito uno stupro, o che hanno perso per mano altrui un amico, o... ecc... ecc.
In teoria dovrebbe esistere un sistema giudiziario, un'entità al di sopra di tutto, ad agire con obbiettività per evitare che si verifichino giustizie che si fanno da sè.
In teoria.
Shian Tieus
00mercoledì 4 marzo 2009 00:11
Re:
AhiUnPoDiLui, 3/4/2009 12:05 AM:

Condivido quanto dici.
E' comunque difficile - capirai - che tutte le famiglie che hanno subito un "torto" riescano a lasciarsi ogni cosa dietro alle spalle.
So bene che la vendetta non è etica e che in uno Stato di Diritto la giustizia "fai da te" è un abominio, ma, dal mio canto, riesco a capire benissimo lo sconforto di chi vede l'uomo che ha rovinato la propria vita tornare ad essere libero di poter fare quello che vuole.
Il tuo discorso, effettivamente, regge benissimo sino a che non si trova davanti la faccia angosciata delle persone che hanno subito uno stupro, o che hanno perso per mano altrui un amico, o... ecc... ecc.
In teoria dovrebbe esistere un sistema giudiziario, un'entità al di sopra di tutto, ad agire con obbiettività per evitare che si verifichino giustizie che si fanno da sè.
In teoria.



Capisco benissimo.

Ed è qui che si deve combattere la "battaglia educativa" di uno stato, affinchè la rabbia del momento ed il dolore del singolo non si trasformino in realtà istituzionalizzate.
In modo che si arrivi, non dico a perdonare, ma quantomeno ad accettare la realtà ed i cambiamenti che possono avvenire in una persona.
AhiUnPoDiLui
00mercoledì 4 marzo 2009 00:24
Certo.

Detto ciò, ti consiglio di fare attenzione quando uscirai di casa la prossima volta: con quello che scrivi nel tuo blog, non si sa mai che qualcuno non stia organizzando una ronda contro di te...
Attenzione!
ReaderNotViewer
00mercoledì 4 marzo 2009 09:38
Che dire? Tutto molto ragionevole - e non si può che essere d'accordo.
Per quanto riguarda una delle argomentazioni in particolare, su questo stesso forum, tempo fa, io stessa dicevo che è assurdo equiparare lo stupro all'omocidio, per almeno tre ottime ragioni: punto primo, chi viene violentato (uomo o donna o minore che sia) non viene ucciso. Sopravvive, può riprendersi e andare avanti con la sua vita. Insomma, per me ammazzare le persone è moralmente e socialmente PEGGIO che violentarle.
Personalmente, e parlo da donna e da femminista (storica), io vedo semmai equiparazione con un generico reato di tortura, con relative aggravanti per accanimento e futilità (sì, ritengo "futile" usare la violenza per ottenere un rapporto sessuale. Non c'è proporzione tra mezzi e scopo.) Anche chi è stato torturato rimane segnato a vita dall'esperienza subita, anche se la tortura non ha avuto nessuna connotazione sessuale. Se sembra tutto sommato che le vittime della tortura riescono a superare meglio il trauma, forse si deve al diverso atteggiamento sociale. Nessuno giudica male un poveretto che è passato per le carceri di Pinochet o per quelle della dittatura argentina o nei campi di rieducazione cambogiani, nessuno insinua che "se la sia voluta", nessuno soprattutto pensa che abbia perso "valore di mercato" per questa ragione.
Secondo. Equiparare il reato di stupro a quello di omicidio è stupido e pericoloso, perché spinge il violentatore a non vedere differenza tra violenza e assassinio. Temo che in una simile situazione lo stupratore vedrebbe la convenienza di far fuori la sua vittima per togliersi di torno un pericoloso testimone.
Terzo. Parlando come donna (e come madre) io sento una certa puzza di antifemminismo strisciante in questa equiparazione stupro/assassinio. Non dico che molti non siano in buonissima fede pensando di "difendere" le vittime, ma io vedo risorgere l'idea che equipara il valore di una donna alla sua - come dire - "non contaminazione". Non vorrei che il ragionamento alla base fosse il seguente: se è stata violentata, allora ha perso ogni valore, quindi è come se fosse stata uccisa. Che poi è un ragionamento che affiora nel discorso delle "nostre" donne, in effetti.

Sullo stato penoso della giustizia italiana a tutti i livelli (a partire dai magistrati che "si dimenticano" di registrare le sentenze giù fino alle carceri sovraffollate e tutt'altro che rieducative) non c'è molto da dire. Del resto, sarebbe singolare che la macchina della giustizia funzionasse bene in un paese che non è uno stato di diritto, e probabilmente non lo è mai stato. Un paese in cui intere zone sono sempre sfuggite al controllo dello stato e sono sempre state soggette ad altri poteri. E' evidente che in Italia esiste un serio problema di ordine pubblico, che preesiste a quello delle ondate di immigrazione recente con il loro portato di criminalità, in parte inevitabile, in parte dovuto direttamente alla nostra - preesistente - condizione di illegalità.

Delle ronde mi preoccuperei fino a un certo punto. Conoscendo i miei polli, mi sa che siano più che altro la scusa per fare un po' i gradassi e ritrovarsi poi a mangiare salamelle. Grave semmai è che a livello politico gli si dia corda.

Sono anche stufa di sentire le solite geremiadi sulla scarsa dotazione di mezzi delle nostre forze di polizia. A me sembra che siano in parecchi, tanto per cominciare. Sapete come si diceva dalle parti di mio marito? "Se non hai voglia di lavorare, o frate o sbirro ti devi fare" Con tutto il rispetto (e anche la comprensione) per coloro che lavorano seriamente e probabilmente si fanno un fegato marcio grosso come una casa, magari qualche responsabilità c'è anche da quelle parti. Se no non avremmo visto nel corso degli anni emergere fatti gravi come i poliziotti-rapinatori della banda della Uno Bianca, che hanno imperversato per anni senza che nessuno li fermasse.
Jack8321
00mercoledì 4 marzo 2009 09:57
Il discorso è molto bello ed alto.
C'è un unico e pesante neo, se la politica italiana rendesse sicure le pene, cosa che attualmente reputo quasi impossibile, quante personalità politiche dovrebbero andare a scontare la loro pena nelle patrie galere? Quanti loro amici seguirebbero a ruota?
Moltissimi, quindi meglio parlare di rendere le pene più severe e poi dire che è colpa dei magistrati che non le applicano, ma loro applicano la legge, perchè se non lo facessero commettono il reato di omissione di atti di ufficio, peccato che queste leggi, fatte dai politici che devono salvare il lato b loro e dei loro amici, sbattano fuori molti criminali.
Non da ultimo ci si mettono i tagli, che non permettono di assumere personale e, per questo, gli atti arrivono con grave ritardo permettendo ai criminali di uscire dal carcere prima del tempo.
Evil Lady Nanto
00giovedì 5 marzo 2009 17:11
Io credo che qui si confonda il nucleo del problema (come dissero alcuni): non è il problema la proporzione della pena, ma la certezza della pena.

Mi spiego: se i processi sono fatti in modo che non si arrivi mai ad una certezza della pena, puoi anche dire "per lo stupro c'è la castrazione chimica", ma resta tutto lettera morta. Io credo sia questa la confusione che regna nella nostra bella (sic) patria. Dubito che se ci fosse la certezza della pena ci sarebbe sto vociare su questo tipo di problemi.

Ma d'altronde, abbiamo votato noi gente che ha fatto leggi ad personas. Come disse Giolitti nel 1922 "il popolo questo govberno se l'è scelto da sé". Aiuto, speriamo non ci debba capitare un modo simile a quello precedente per uscirne... [SM=j7567]
adrienne riordan
00mercoledì 1 aprile 2009 19:10
Re:
Shian Tieus, 03/03/2009 22.45:


Concludo dicendo che ho notato in questi giorni un altro atteggiamento pericoloso. Più precisamente un aggettivo.
Mi riferisco al possessivo “mia/nostre” prima di “donna/e”, che appare sempre più sulle labbra della gente, sui manifesti per strada e sulle testate dei giornali e dei telegiornali.
Al di la del razzismo strisciante nei confronti degli stranieri (“vengono dall'est a stuprare le nostre donne”), a cui ormai sono purtroppo abituato, quello che mi da fastidio è un maschilismo sotterraneo e terribile sottinteso ad affermazioni come la precedente o come “lasciate gli stupratori al suo fidanzato/al marito/alla sua famiglia/a suo padre/ecc”.
Si da come scontato un possesso retrogrado ed agghiacciante della donna, che prima appartiene “al padre/alla famiglia”, poi “al fidanzato” e infine “al marito”. Una visione del sesso femminile quale oggetto, che non è troppo lontana dalla mentalità dello stupratore.

QUI il post integrale


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Quanto quoto quest'ultima parte! Avevo notato anch'io che tutte le polemiche erano strumentalizzate per dare addosso all'extracomunitario, e in questo modo trattando la donna una seconda volta come fosse un oggetto, fregandosene del fatto che il dolore di uno stupro è il medesimo sia che l'artefice sia un italiano, sia che si tratti di uno straniero. Di fatto, non è stato proposto nulla di utile a salvaguardia delle donne... A tal proposito ti invito a notare lo "spessore" che viene dato alla notizia se lo stupratore è italiano oppure straniero. Io avrei quasi più paura ad esser violentata da un italiano: rischia di cavarsela con una pacca sulla spalla e un rimprovero!

Per il resto, ti dico solo questo: abbiamo tutti bisogno di giustizia. Se non viene soddisfatto il desiderio di giustizia, allora subentra la vendetta. è una cosa perfettamente naturale.
LeftEye
00giovedì 16 aprile 2009 14:00
Quoto in tutto e per tutto, anche quello che ha detto Reader:


l'idea che equipara il valore di una donna alla sua - come dire - "non contaminazione". Non vorrei che il ragionamento alla base fosse il seguente: se è stata violentata, allora ha perso ogni valore, quindi è come se fosse stata uccisa. Che poi è un ragionamento che affiora nel discorso delle "nostre" donne, in effetti.



Mi pare di aver visto dei manifesti della Lega, o aver sentito qualche loro esponente parlare così. "Le nostre donne non si toccano", un po' come dire "Solo noi possiamo farlo" oppure "Alle straniere potete fare ciò che volete".

Per quanto riguarda il binomio stupro=omicidio, penso che solo la donna che ha subito una violenza possa dire di sentirsi morta dentro. Alcune, non sopportando la sofferenza/l'umiliazione, dopo poco si suicidano, quindi forse anche questo sarebbe da imputare indirettamente allo stupratore, ma non credo che la gente ragioni così.
Purtroppo, se una donna viene stuprata si tende prima di tutto a pensare che la colpa sia sua (°_____° certo, tutte le donne ogni mattina aprono il guardaroba e pensano "cosa posso indossare oggi per attirare gli stupratori?") e che, dopo questo atto abominevole, perda la sua "purezza", il suo valore. Basti pensare che in alcuni Paesi arabi, se una donna subisce una violenza è lei ad essere punita, e non lo stupratore.
Erin_Ino
00sabato 11 luglio 2009 12:24
Concordo sul tuo pensiero di "Maschilismo estremo" dei soggetti italiani.
Ma non condivido per quanto riguarda la pena adeguata.

Ti parlo da donna che ha subito violenze, anche se si riprende la propria vita, dopo un anno ho ancora paura a girare da sola la sera e mi viene da piangere, cammino veloce e stringo i pugni, mi spavento ancora quando qualcuno mi prendere alle spalle anche solo per giocare.
Guardiamo in faccia la realtà, ho rivisto da poco il tizio di un anno fa, nello stesso posto: IL MIO PRIMO ISTINTO E' STATO DI ANDARE LI' E CASTRARLO A MANI NUDE, riempirlo di botte fino a quando non sarebbe stato coperto dal suo sangue e anche se avesse chiesto pietà non mi sarei fermata.
La pena di stare in prigione per qualche mese non basta, NOI abbiamo ripercussioni per anni e anni, e non saremo più le stesse.
Le ronde sono ingiuste perchè sono insicure, il governo è pigro e non prende provvedimenti adeguati. Cosa dobbiamo fare noi donne?
Pagare 70 € al mese per un corso di auto-difesa? E chi magari non ha neanche i soldi per mangiare?

Sia chiaro, non è un attacco, anzi. Mi piace il tuo pensiero, solo su quel punto ho da ridire.

Bye Bye
Evil Lady Nanto
00sabato 11 luglio 2009 18:06
Erin_Ino, credo sia quello il punto dove voglia battere Shian per dire che stupro e omicidio sono due cose diverse. (questo non implica che il primo reato NON sia grave, sia chiaro)
Mi spiego: tu, malgrado quanto hai subito, ti stai riprendendo la tua vita. La vittima di un omicidio questo non lo può fare.

Il problema di questo stato è questo: NON c'è sicurezza, checché il governo pasticcione che abbiamo ne dica.
Mi spiego: capitano in ogni processo gli errori, in ogni paese civile. Tuttavia nei paesi civili se uno è conclamato colpevole la condanna ci sta.
In Italia, invece, ci inventiamo reati inutili e i processi per reati seri si dilungano e si concludono alle calende greche. (con tempi di prescrizione biblici)
Oltretutto, in Italia se si ruba un pollo vai anni in galera, se stupri hai varie misure premio, che sono ottime, per carità, ma dovrebbero essere gestite con criterio.
Shian Tieus
00mercoledì 15 luglio 2009 00:53
Re:
Erin_Ino, 11/07/2009 12.24:

Concordo sul tuo pensiero di "Maschilismo estremo" dei soggetti italiani.
Ma non condivido per quanto riguarda la pena adeguata.

Ti parlo da donna che ha subito violenze, anche se si riprende la propria vita, dopo un anno ho ancora paura a girare da sola la sera e mi viene da piangere, cammino veloce e stringo i pugni, mi spavento ancora quando qualcuno mi prendere alle spalle anche solo per giocare.
Guardiamo in faccia la realtà, ho rivisto da poco il tizio di un anno fa, nello stesso posto: IL MIO PRIMO ISTINTO E' STATO DI ANDARE LI' E CASTRARLO A MANI NUDE, riempirlo di botte fino a quando non sarebbe stato coperto dal suo sangue e anche se avesse chiesto pietà non mi sarei fermata.
La pena di stare in prigione per qualche mese non basta, NOI abbiamo ripercussioni per anni e anni, e non saremo più le stesse.
Le ronde sono ingiuste perchè sono insicure, il governo è pigro e non prende provvedimenti adeguati. Cosa dobbiamo fare noi donne?
Pagare 70 € al mese per un corso di auto-difesa? E chi magari non ha neanche i soldi per mangiare?

Sia chiaro, non è un attacco, anzi. Mi piace il tuo pensiero, solo su quel punto ho da ridire.

Bye Bye




Capisco perfettamente quello che dici, e innanzitutto mi dispiace per tutto quello che può esseri accaduto.
Ripeto come già detto in precedenza. Una "pena adeguata" non è necessariamente una pena breve. In caso di persistenti reiterazioni o problemi psicologici gravi (aggressività congenita ecc...), è giusto che il criminale sia seguito, se non rinchiuso, per un periodo molto lungo, che può, in alcuni casi, superare anche l'arco di una vita terrena.
Il punto è che se (e ribadisco con tutte le mie forze questo "se") un criminale (qualsiasi criminale, dal banchiere disonesto al pedofilo) ha trovato educativa la sua esperienza in carcere e può essere reinserito nella società senza pericolo di reiterazione, non giova più a nessuno che egli sia in carcere.
Certamente, stando in carcere non ha modo di riparare al suo danno, e anzi, altro non fa che succhiare soldi allo stato. Forse un po' materialistica come visione, ma tutto sommato corretta: se non c'è pericolo di reiterazione, a che serve tenerlo, con vitto ed alloggio spesato, all'interno di carceri già sovraffollate?
Il problema di fondo è che i carceri italiani (ma qui, mi spiace dirlo, non è un problema solo italiano) non hanno funzione rieducativa. Spesso chi ne esce è più criminale di quando ne era entrato.
Una riforma concettuale dell'intero sistema carcerario è a mio parere necessaria.

Spero di aver spiegato meglio il mio pensiero.
+Hilary+
00giovedì 23 luglio 2009 01:10
Chiedo scusa se ripeterò magari concetti già espressi.
Qualche tempo fa a scuola, durante le giornate alternative, mi è capitato di finire non molto volontariamente all’interno di un corso che analizzava un po’ la costituzione italiana. Alla fine ci siamo incentrati soprattutto a discutere degli stupri e delle pene per gli stupratori.
Abbiamo discusso molto sull’argomento.
Molte persone dicevano che uno stupro è al pari di un assassinio e come soluzione per punirlo vedevano bene una castrazione (io propendevo più per la chimica che per quella fisica, ma poi dopo ci s’infervora e le parole tendono a sfuggire). Proponevano anche l’ergastolo e quasi la pena di morte.
Il ragazzo che teneva il corso era piuttosto contrariato. Ha fatto un bel discorso che comunque non mi ha convinta del tutto.
Uno stupratore non è una persona sana di mente. In qualunque modo ci si sforzi di vedere la cosa, una persona pienamente consapevole delle sue facoltà mentali e a mente lucida e non fuorviata da sostanze alcoliche e/o stupefacenti non stuprerebbe mai donna o bambino che sia. Una persona normale con giusti principi morali non lo farebbe, non è una cosa corretta. Perciò bisogna capire che lo stupratore va aiutato.
Certo, le vittime dello stupro hanno una ferita perenne, ci si mette del tempo prima di riuscire a non essere spaventati dal contatto fisico – di qualsiasi tipo – con altre persone e spesso non si riesce a superare il trauma, ma non bisogna dimenticare che tutti sono comunque meritevoli d’aiuto.
A cosa servirebbe la castrazione chimica? La stuprata sicuramente non rimarrebbe incinta, però lo stupro resta.
Pena di morte? Non si risolve un bel niente, si getta soltanto benzina sul fuoco: un sacco di gente continuerebbe lo stesso, anzi, magari peggiorerebbe. Ci si può dar da fare per non farsi scoprire e magari si elimina direttamente la vittima dello stupro per togliersi un testimone ‘scomodo’.
Il ragazzo ha fatto un bel paragone.
In maniera molto utopistica bisognerebbe vedere lo Stato come una madre – non storcete il naso, ci sta molto bene – che deve decidere come punire il figlio. Magari il bambino da uno schiaffo alla sorellina: per questo la madre deve disconoscere il figlio e consolare solo la bambina? Bisogna spiegare con calma al piccolo che la cosa non si fa, ma non punirlo in maniera troppo severa – ovviamente tutto in proporzione all’atto commesso – in maniera che capisca che se anche ha sbagliato gli viene data comunque un’altra possibilità.
Uno stupratore allo stesso modo dovrebbe avere la possibilità di essere ascoltato, aiutato, supportato. Linciaggi e castrazioni non gli danno la possibilità di migliorarsi e capire che quello che ha fatto non è corretto.
-Mie riflessioni-
Uno stupro non è assolutamente da paragonarsi ad un omicidio: se si pensasse in questa maniera, vorrebbe dire che la donna stuprata ormai non vale più nulla, ormai è diventata l’ombra di se stessa e perciò è irrecuperabile. È sbagliato pensarlo: se c’è la voglia di riscattarsi nulla vieta alla donna stuprata di riconquistare la sua sfera intima, il contatto fisico con la gente. Ovvio che non è facile, però ci si può riuscire.
Allo stesso modo lo stupratore, se è pentito, si può dare un’altra possibilità. Se giustamente rieducato e supportato può imparare qualcosa dall’errore commesso e ricostruirsi una vita.
La gente è troppo prevenuta – forse anche io, a parole è facile erigersi ad eroi – e fa parlare la rabbia al posto della ragione.
Purtroppo se anche la giustizia funzionasse bene come vorremmo, accoglieremmo tutti a braccia aperte uno stupratore pentito magari nel nostro quartiere? I genitori accetterebbero che una figlia frequentasse un uomo che ha un simile precedente? Se non lo sapessero magari a loro parrebbe la persona più garbata e a modo di questo mondo, ma se lo sapessero questo pregiudicherebbe tutto.
Alla fin fine critichiamo tanto il Governo, la Giustizia e tutto il bel teatrino, ma se tutto quanto funzionasse non credo comunque che i problemi si risolverebbero. Bisogna dare il giusto peso alle cose, anche se questo vuol dire dover dare un’altra possibilità all’uomo che ti ha stuprato la figlia, la moglie o la sorella.
Nel caso vostro figlio si rivelasse uno stupratore, voi smettereste di amarlo? Non credo si possa farlo. Lo stupro, per quanto si tratti di un grave atto, non deve pregiudicare la vita della vittima e dello stupratore: entrambi si possono rifare una vita.
La possibilità esiste, ma se manca la volontà di sfruttarla allora si può benissimo continuare a esprimere sentimenti di rabbia.
Sarebbe più semplice se lo stupro in sé non esistesse: né vittime né carnefici.
P.S. Mi è piaciuto molto il tuo post e ho voluto esprimere anche io il mio pensiero al riguardo. Non far troppo caso alle parole di una quindicenne, ho ancora tanto da imparare. Potrei benissimo aver detto cose sensate e non.
adrienne riordan
00giovedì 23 luglio 2009 13:31
Una piccola proposta:
i giudici o i magistrati incaricati di giudicare gli stupratori dovrebbero andare nei centri antiviolenza e nei pronto soccorso ginecologici. Se l'imputato è innocente va assolto; se è colpevole vedrete che pene gli rifileranno. Così non avremo più sentenze abominevoli tipo attenuanti perchè "la donna aveva i jeans" "la donna non era vergine" "la donna era anziana (!)".
Tutte le cure che volete a questi animali; ma intanto sapranno che, alla prossima occasione che si presenterà di stuprare una donna, ci dovranno pensare non due volte, ma molte, molte di più, prima di decidere di rifarlo, e sai che monito per gli emulatori?
Certo potrebbe sorgere il dubbio che, inasprendo (e APPLICANDO) le pene, gli stupri potrebbero sfociare più spesso in omicidi per far tacere la vittima, ma non hanno da preoccuparsi troppo, loro: lo stupratore della Reggiani aveva avuto in primo grado una attenuante per l'omicidio perchè la vittima "SI ERA DIFESA STRENUAMENTE DAL SUO AGUZZINO"! Certo, in secondo grado gli hanno tolto le attenuanti, ma perchè?
1) perchè ci fu una marea di polemiche
2) perchè la Reggiani non è una donna del popolo, ma la moglie di un ammiraglio. In Italia provate ad immaginare come potrebbe finire un processo x stupro se la donna violentata è una di ceto sociale basso oppure una figlia di qualche politico.

Lo stupratore della figlia del politico non avrà diritto a rifarsi una vita, lo stupratore di una qualsiasi di noi poverino andrà aiutato....
+Hilary+
00giovedì 23 luglio 2009 21:07
Re:
adrienne riordan, 23/07/2009 13.31:

Una piccola proposta:
i giudici o i magistrati incaricati di giudicare gli stupratori dovrebbero andare nei centri antiviolenza e nei pronto soccorso ginecologici. Se l'imputato è innocente va assolto; se è colpevole vedrete che pene gli rifileranno. Così non avremo più sentenze abominevoli tipo attenuanti perchè "la donna aveva i jeans" "la donna non era vergine" "la donna era anziana (!)".
Tutte le cure che volete a questi animali; ma intanto sapranno che, alla prossima occasione che si presenterà di stuprare una donna, ci dovranno pensare non due volte, ma molte, molte di più, prima di decidere di rifarlo, e sai che monito per gli emulatori?
Certo potrebbe sorgere il dubbio che, inasprendo (e APPLICANDO) le pene, gli stupri potrebbero sfociare più spesso in omicidi per far tacere la vittima, ma non hanno da preoccuparsi troppo, loro: lo stupratore della Reggiani aveva avuto in primo grado una attenuante per l'omicidio perchè la vittima "SI ERA DIFESA STRENUAMENTE DAL SUO AGUZZINO"! Certo, in secondo grado gli hanno tolto le attenuanti, ma perchè?
1) perchè ci fu una marea di polemiche
2) perchè la Reggiani non è una donna del popolo, ma la moglie di un ammiraglio. In Italia provate ad immaginare come potrebbe finire un processo x stupro se la donna violentata è una di ceto sociale basso oppure una figlia di qualche politico.

Lo stupratore della figlia del politico non avrà diritto a rifarsi una vita, lo stupratore di una qualsiasi di noi poverino andrà aiutato....




Finchè non mi capiterà - e spero non succeda - di vivere una simile esperienza posso solo cercare di essere imparziale ma non crudele. Chi sono io per decidere della vita di una persona? Non siamo tutti giudici su una bilancia matematica, non vige più la legge del taglione in Italia (anche se non sempre è così). Bisogna cercare di essere tolleranti ma non co****ni.
Non dico di non punire nessuno, ma neanche fare noi stessi gli aguzzini.
Bisogna saper aiutare tutti. O almeno provarci, non dare solo dell'animale o del mostro a chi sbaglia!
Shian Tieus
00venerdì 24 luglio 2009 00:59

Finchè non mi capiterà - e spero non succeda - di vivere una simile esperienza posso solo cercare di essere imparziale ma non crudele. Chi sono io per decidere della vita di una persona? Non siamo tutti giudici su una bilancia matematica, non vige più la legge del taglione in Italia (anche se non sempre è così). Bisogna cercare di essere tolleranti ma non co****ni.
Non dico di non punire nessuno, ma neanche fare noi stessi gli aguzzini.
Bisogna saper aiutare tutti. O almeno provarci, non dare solo dell'animale o del mostro a chi sbaglia!



Quoto in tutto e per tutto quanto hai detto. Sia in questo, sia nel precedente post. Complimenti davvero. A quindici anni io non ero così sveglio... sarà che son uomo, e, in quanto tale, inferiore XD

Rispondendo ad Arienne... il problema, è, a mio parere, che proposte, leggi e quant'altro restano carta straccia, fino a che non vengono concessi ai cittadini i mezzi per poterle applicare. Il sistema giudiziario italiano è in paralisi completa.
Se (e ripeto, se) il sistema giudiziario, penale e rieducativo funzionasse a dovere, non ci sarebbe alcun bisogno di castrazione chimica (che, comunque, mi permetto di correggerti, Hilary, "risolve" il problema, perchè inibisce il desiderio sessuale... dopo una castrazione non si è più fisicamente in grado di avere un rapporto).
Non dico una novità se affermo che gli ex stupratori che escono da appositi centri di recupero e sostegno hanno una percentuale di reiterazione pressochè nulla.
Erin_Ino
00venerdì 24 luglio 2009 02:53
Re: Re:
+Hilary+, 23/07/2009 21.07:




Finchè non mi capiterà - e spero non succeda - di vivere una simile esperienza posso solo cercare di essere imparziale ma non crudele. Chi sono io per decidere della vita di una persona? Non siamo tutti giudici su una bilancia matematica, non vige più la legge del taglione in Italia (anche se non sempre è così). Bisogna cercare di essere tolleranti ma non co****ni.
Non dico di non punire nessuno, ma neanche fare noi stessi gli aguzzini.
Bisogna saper aiutare tutti. O almeno provarci, non dare solo dell'animale o del mostro a chi sbaglia!




Hilary, io ti posso assicurare che gli stupratori non si dividono solo in "fatti persi" e "malati di mente", sono anche persone che lo fanno intenzionalmente sicuri di passarla liscia *esperienza personale*.
Per il fatto di riprendersi la propria vita riguardante la vittima, c'è una psicologia complessa che si scatena nella mente della stuprata: la depressione che in alcuni casi porta al suicidio è data dalla capacità e dalla volontà di reagire durante lo stupro.
La vittima anche a distanza di anni, prova angoscia a ripercorrere magari un certo gesto che aveva compiuto prima dell'evento (esempio: prima dello stupro la vittima passa attraverso una porta, il cervello registra e ogni volta che passerà per una porta si accenderà una lucetta con scritto "pericolo" nella sua mente e si sentirà male); e questo è solo uno dei tanti meccanismi che si attivano durante il trauma.

A parte questo, uno stupratore è in grado di rifarlo e anche con sedute e aiuti dubito seriamente che in un momento di crisi con l'aiuto di scariche di adrenalina, si fermi.
La punizione deve essere dura, più dura di quello che è in questo momento.
Una settimana in prigione per poi uscire non aiuta le future vittime.
E esprimendomi con una metafora: un buffetto sulla nuca dalla Madre non è una punzione adeguata.

Ma questo è il nostro Stato, Amen.
+Hilary+
00venerdì 24 luglio 2009 14:28
Re: Re: Re:
Erin_Ino, 24/07/2009 2.53:




Hilary, io ti posso assicurare che gli stupratori non si dividono solo in "fatti persi" e "malati di mente", sono anche persone che lo fanno intenzionalmente sicuri di passarla liscia *esperienza personale*.
Per il fatto di riprendersi la propria vita riguardante la vittima, c'è una psicologia complessa che si scatena nella mente della stuprata: la depressione che in alcuni casi porta al suicidio è data dalla capacità e dalla volontà di reagire durante lo stupro.
La vittima anche a distanza di anni, prova angoscia a ripercorrere magari un certo gesto che aveva compiuto prima dell'evento (esempio: prima dello stupro la vittima passa attraverso una porta, il cervello registra e ogni volta che passerà per una porta si accenderà una lucetta con scritto "pericolo" nella sua mente e si sentirà male); e questo è solo uno dei tanti meccanismi che si attivano durante il trauma.

A parte questo, uno stupratore è in grado di rifarlo e anche con sedute e aiuti dubito seriamente che in un momento di crisi con l'aiuto di scariche di adrenalina, si fermi.
La punizione deve essere dura, più dura di quello che è in questo momento.
Una settimana in prigione per poi uscire non aiuta le future vittime.
E esprimendomi con una metafora: un buffetto sulla nuca dalla Madre non è una punzione adeguata.

Ma questo è il nostro Stato, Amen.



Io parlo da persona che non ha subito nessun trauma e le mie sono teorie personali.

Erin_Ino
00venerdì 24 luglio 2009 16:46
Re: Re: Re: Re:
+Hilary+, 24/07/2009 14.28:



Io parlo da persona che non ha subito nessun trauma e le mie sono teorie personali.





Io parlo da persona che ha subito un trauma e che ha studiato la psicologia sia dello stupratore che della stuprata.
+Hilary+
00sabato 25 luglio 2009 00:46
Re: Re: Re: Re: Re:
Erin_Ino, 24/07/2009 16.46:




Io parlo da persona che ha subito un trauma e che ha studiato la psicologia sia dello stupratore che della stuprata.




Rileggendo mi sa che sono sembrata un tantino sulla difensiva.
Non intendevo giustificarmi, ma semplicemente dire che ci sono alcuni fattori che mi fanno pensare in un certo modo.
Purtroppo non credo arriverò ad una profonda conoscenza della cosa come te, che l'hai vissuta.
Preferisco rimanere nell'ignoranza in questo caso.
suinogiallo
00sabato 25 luglio 2009 05:41
Si parla molto di rieducazione, riabilitazione e via dicendo, ma molto poco si parla della tutela delle vittime.
Suppongo che ad una donna vittima di una violenza interessi molto poco il sapere che la persona che l'ha violentata sia stato in un centro di recupero quando se lo vede passeggiare sotto casa o nella stessa fila alla posta.
Suppongo che preferirebbe saperlo dietro delle solide sbarre per TUTTA la durata della pena che gli è stata inflitta.
Suppongo, poi, che preferirebbe saperlo anche lontano mille chilometri da dove vive lei una volta scontata la pena.

Dici che le carceri hanno perso da tempo la loro funzione punitiva a vantaggio della funzione rieducativa. E difatti una volta si aveva paura di finire in carcere. Adesso si va in carcere, ci si rieduca, si esce magari prima per qualche sconticino e poi?
Quando mia madre mi metteva in castigo perché avevo fatto qualcosa che non andava fatto, ci pensavo due volte prima di rifarlo. Se mi diceva solo, hai fatto male, ero un po' meno titubante.
Alcuni reati non possono essere giudicati in un certo modo solo perché è "la moda del momento" non parlare più di punizioni ma di riabilitazione.
Alcuni reati, specie quelli contro la persona, contro l'intimo della persona, che lasciano segni indelebili, devono essere trattati per quello che sono e chi li commette giudicato e punito. Non il buffetto sulle mani ma lo scapaccione e fila via a letto senza cena.
Proprio perché non stiamo parlando di un reato contro una cosa, ma contro un persona che quella cosa se la porterà dietro. Non se la dimenticherà semplicemente dicendole "guarda, è stato rieducato, adesso è uno zuccherino".
Non se la dimenticherà neanche sapendo che sta dietro le sbarre per vent'anni, certo, ma questo non vuol dire che siccome tanto non se la dimenticherà tanto vale farlo uscire subito.


Uno stupratore non è una persona sana di mente. In qualunque modo ci si sforzi di vedere la cosa, una persona pienamente consapevole delle sue facoltà mentali e a mente lucida e non fuorviata da sostanze alcoliche e/o stupefacenti non stuprerebbe mai donna o bambino che sia. Una persona normale con giusti principi morali non lo farebbe, non è una cosa corretta. Perciò bisogna capire che lo stupratore va aiutato.



Perché non è una persona sana di mente?
Uno stupratore per essere tale deve essere per forza matto, rimpinzato di alcol e/o droge?
Non può essere una persona savia, sobria che decide di prendersi con la forza ciò che vuole?
Non possono essere dei ragazzi inebriati da false idee che decidono di "divertirsi" sapendo che non gli faranno nulla o quasi?
Perché deve essere per forza di cose matto?
E poi, giusti principi morali? Cosa significa?
Che una persona che magari va per prostitute (quindi non con giusti principi morali) può essere anche uno stupratore?
Una persona salda di spirito e corpo, invece, no. Non può esserlo in nessun caso.


Perciò bisogna capire che lo stupratore va aiutato.



Mi ripeto. Va aiutata la vittima, il carnefice va punito.

Hasta Luego
Makichan
00sabato 25 luglio 2009 09:39
Re: Re:
+Hilary+, 23/07/2009 21.07:




Bisogna saper aiutare tutti. O almeno provarci, non dare solo dell'animale o del mostro a chi sbaglia!



C'è errore ed errore.
Francamente alcuni errori non si meritano aiuto, ma solo dei sonori calci nel culo.
Dio mio, ho ni mente quello cui hanno abbassato la pena perché la donna si è difesa e lui l'ha ammazzata.
Abbassata?
ABBASSATA?
Io ti tronco [SM=g7564] (edit: specifico che tronco lo stupratore, non Hilary)
Lo stupro è uno dei pochissimi reati per cui servirebbe l'ergastolo o la pena di morte, in caso di reiterazione. E io sono *contraria* a entrambi.
+Hilary+
00sabato 25 luglio 2009 12:44
Re: Re: Re:
Makichan, 25/07/2009 9.39:



C'è errore ed errore.
Francamente alcuni errori non si meritano aiuto, ma solo dei sonori calci nel culo.
Dio mio, ho ni mente quello cui hanno abbassato la pena perché la donna si è difesa e lui l'ha ammazzata.
Abbassata?
ABBASSATA?
Io ti tronco [SM=g7564] (edit: specifico che tronco lo stupratore, non Hilary)
Lo stupro è uno dei pochissimi reati per cui servirebbe l'ergastolo o la pena di morte, in caso di reiterazione. E io sono *contraria* a entrambi.




Sì, beh, vanno aiutati nella giusta maniera.
Ora come ora mi incavolo come una bestia se abbassano la pena ad uno stupratore perchè la donna si è difesa.
Io vorrei un cambiamento radicale, non fare qualche piccola modifica, perchè se si cerca di aiutarli con il sistema attuale apriti cielo!

Comunque ho capito che non volevi troncare me xD
Makichan
00sabato 25 luglio 2009 13:32
Re: Re: Re: Re:
+Hilary+, 25/07/2009 12.44:




Sì, beh, vanno aiutati nella giusta maniera.
Ora come ora mi incavolo come una bestia se abbassano la pena ad uno stupratore perchè la donna si è difesa.
Io vorrei un cambiamento radicale, non fare qualche piccola modifica, perchè se si cerca di aiutarli con il sistema attuale apriti cielo!

Comunque ho capito che non volevi troncare me xD



Specificare fa sempre bene XD
Meglio evitare di essere fraintesi XD

Il problema è che il cambiamento radicale si avrà solo cambiando il cervello della specie umana. Un poco complesso.
Evil Lady Nanto
00sabato 25 luglio 2009 13:41
Maki, ma rendere lo stupro pari ad un omicidio come pena non rischia di spingere lo stupratore ad ammazzare la vittima, per evitare una denuncia penale?
Intendiamoci, la pena deve essere comunque dura per lo stupratore, perché lo stupro è un reato infame, ma come un omicidio mi sembra alquanto controproducente.
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