cercavamo il silenzio...

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rinoMagnifici4
00mercoledì 2 dicembre 2009 21:34
Marlene Kuntz, Il silenzio è eccitante...

Se Silence Is Sexy è il titolo di un album degli Einstürzende Neubauten, una band che immaginiamo a lui cara, anche Cristiano Godano, voce e chitarra dei Marlene Kuntz, ci parla di un silenzio eccitante, incontrato nei teatri durante una tournée che il nuovo CD + DVD - Cercavamo il silenzio..., appunto - documenta in maniera impeccabile. Il live registrato al Teatro Sannazaro di Napoli nel febbraio di quest'anno e pubblicato dalla Al-kemi ci restituisce il gruppo cuneese in una dimensione diversa, inedita per il pubblico ma anche per gli stessi suoi componenti, come ci testimonia proprio un soddisfatto Cristiano.

Nel trascrivere la registrazione della nostra chiacchierata con un artista nel pieno di un torrente creativo che non sembra avere argini tra nuove esperienze e progetti vicini al traguardo, abbiamo lasciato il più possibile che a video fluisse il suo eloquio, puntiglioso, preciso nelle scelte lessicali ma anche giustamente sbrigativo nelle espressioni più dirette, quando la sostanza espressiva conta più dei giri di parole.

Il titolo di questo CD + DVD dal vivo - "Cercavamo il silenzio..." - è molto significativo.

Nel libretto ci sono un mio scritto, uno di Riccardo e uno di Luca. Il mio inizia proprio con la frase "Cercavamo il silenzio...". Avevamo bisogno di un luogo, nella fattispecie il teatro, dove poter andare a suonare quella parte del nostro repertorio che ha bisogno di silenzio per essere ascoltata. Se tu pensi a un concerto rock comunemente inteso, dove ti vai ad accalcare sotto il palco e a sgomitare per vedere i tuoi beniamini che suonano, tutto c'è tranne che silenzio: c'è bolgia, c'è un'attitudine molto fisica all'ascolto, la distrazione è tanta, ma è ragionevole e normale, proprio perché sei nel contesto di una ritualità d'altro tipo. Però esistono i concerti nei teatri e sono molto belli: per me personalmente, il più bel concerto visto negli ultimi 2/3 anni è stato quello di Leonard Cohen a Roma in un contesto teatrale - tutti molto zitti a sentire qualsiasi piccola nota che usciva dagli strumenti dei musicisti -. Ora, non sto paragonando i Marlene a Leonard Cohen perché lui è un maestro inarrivabile, ma quello che ci piaceva era poter eseguire quella parte del nostro repertorio che poteva essere soltanto ascoltata con una predisposizione di un certo tipo. Se noi suonassimo lo stesso concerto in un club rock, non funzionerebbe.

Qual è l'aspetto più importante dell'esperienza in teatro - in particolare nell'"Uno: Live in Love" tour - e quale vi ha maggiormente gratificati.

La gratificazione più grande è stata renderci conto che ce l'avevamo fatta. Avevamo un po' di timore dal momento che noi nasciamo come gruppo rockettaro, che quando suona sul palco commette un sacco di piccoli errori, i quali nel contesto di quel tipo di performance funzionano, vanno bene; qualsiasi performance di quel tipo non può che essere piena di errorini perché i musicisti rock si muovono, esibiscono anche l'aspetto sensuale della loro personalità, e ciò va a scapito dell'esecuzione; in un'orchestra di musica classica suonano invece tutti seduti proprio per concentrarsi ed evitare di sbagliare. Quindi noi dovevamo eliminare la parte fisica e suonare con attenzione, e con la consapevolezza che non l'avevamo mai fatto e non era una cosa facile da gestire: se pretendi silenzio, poi devi ripagarlo con una performance possibilmente ineccepibile. Concerti all'insegna di un silenzio - oso dire -, religioso, ed estremamente eccitante, per nulla intimorente, che personalmente mi gasava tantissimo: tra un pezzo e l'altro sentire l'attesa silenziosa da parte della gente non mi metteva timore, ma voglia di ripartire con il brano successivo. Quando finiva il concerto l'applauso liberatorio della sala mi faceva capire che le cose stavano andando bene: questa è stata la soddisfazione migliore.

Cosa cambia nella preparazione di un concerto in teatro e nella percezione che si ha dal palco.

Abbiamo abbassato i volumi degli ampli per questioni tecniche, perché i microfoni - penso a quello della voce che sta davanti alla mia bocca - avrebbero preso troppo: in un'atmosfera così silenziosa se il mio amplificatore è troppo alto il microfono della voce prende tutto e il suono diventa difficile da gestire; si trattava appunto di abbassare gli ampli, suonare con i linear monitor ed entrare così in un'atmosfera diversa che non avevamo mai sperimentato. Ti confesso che eravamo tanto gratificati quanto spossati alla fine del concerto, molto ma molto più che in un concerto rock dove d'abitudine ci diamo dentro fisicamente; il lavoro che fa il cervello per mantenersi concentrato e suonare in quel modo per noi era davvero una roba nuova.... per cui pffffiuuuu [si passa la mano sulla fronte per indicare il sudore e il sollievo del dopo concerto].

Parlando della vostra raccolta nei mesi scorsi mi avevi detto come Uno fosse già pensato per essere portato dal vivo nei teatri. La scelta del nuovo contesto in cui suonare dal vivo ha anche influenzato il vostro modo di comporre?

Sì, ma non tanto da poter dire che d'ora in poi sarà così. È solo un modo in più che ci siamo permessi di sfruttare. Credo che ogni disco nuovo troverà nuovi sistemi di composizione, adesso non stiamo suonando come suonavamo per "Uno", stiamo facendo pezzi nuovi e li stiamo suonando insieme in un altro modo ancora.

Come avete scelto il luogo - il Teatro Sannazaro di Napoli - in cui avete registrato "Cercavamo il silenzio..." e la scaletta del disco, composta da brani abbastanza inusuali per il vostro repertorio.

La scaletta mette semplicemente insieme tutti quei pezzi che si possono suonare felicemente e con concentrazione in un teatro, e che in un concerto rock metteresti in quelle piccole parentesi di al massimo 2 brani, perché poi devi riprendere il ritmo altrimenti la gente inizia a fare brusio e andare verso il bar... ma questo è normale perchè si sa che un concerto rock funziona così. Solo una volta, e mi è successo non in Italia ma a Berlino - in Italia non so se il pubblico sarebbe stato così educato -: vidi i Low - è lampante la differenza - in un club dove erano tutti in piedi ma non volava una mosca, dall'inizio alla fine del concerto. Non volevamo andare nei teatri per fare la versione acustica di Ape regina, Il vile o Cara è la fine, non era quel tipo di operazione che ci interessava, ma suonare i pezzi già nati in un certo modo, e metterli tutti insieme per un pubblico disposto ad ascoltarli.

Sonica fa un po' eccezione.

Sì, Sonica fa eccezione ma è stata una divertente scommessa. Sapendo che la gente ce l'avrebbe comunque chiesta anche nei teatri abbiamo detto: "Va bene, suoniamola ma suoniamola a modo nostro". Siamo felicissimi di questa versione, come siamo felicissimi anche del noise che arriva dopo di lei e porta al reading finale.

La scelta di Napoli.

Abbiamo scelto la data del Teatro Sannazaro di Napoli perché tra le 4/5 date che abbiamo registrato ci è sembrata la migliore. Siamo molto contenti di questo, anche per la città di Napoli.

Avevate ripreso altre date in video?

Sì, un'intera troupe ci ha seguiti per 4/5 date.

In scaletta c'è anche una traduzione di Here Comes the Sun dei Beatles.

Due anni fa fummo invitati a fare due cover dei Beatles per una celebrazione commissionata dalla RAI. Noi scegliemmo Come Together e Here Comes the Sun, che suonammo dal vivo per arrivare preparati all'appuntamento; ci divertiva tantissimo suonare quei due pezzi, che così entrarono in pianta stabile nei nostri concerti. Here Comes the Sun per come suona era pertinente in un teatro. Desideravo tradurla per renderla più comunicativa; Come Together era difficile da tradurre, era un testo impegnativo, non mi sembrava il caso, ma a Here Comes the Sun ho dato una mia libera interpretazione: credo di aver detto ciò che aveva in mente George Harrison quando l'ha scritta, il tema è quello, poi anziché dire ecco, ‘arriva il sole', che non suonava bene, dico ‘arriverà il sole' al futuro, ma non credo sia scandaloso.

Chiude il disco Il vortice, un reading. Pensate di fare altri esperimenti simili?

Chi lo sa. La cosa è venuta un po' casualmente, può essere addirittura che sia avvenuta nel corso del tour stesso - non mi pare che l'avessimo preparata in scaletta -: a un certo punto è arrivata questa coda di Sonica, che data dopo data si allungava sempre di un minuto in più e alla lunga... - non so più se l'idea si venuta me o a qualcun altro che mi ha detto "perché non ci leggi su qualcosa" -..., mi sono ricordato di aver scritto Il vortice per Fingendo la poesia, il maxi singolo uscito dopo Senza peso, e l'ho ripresa. Erano già delle parole pronte che andavano bene per quel contesto; nel singolo la musica alla base è tutt'altra. Fortunatamente i Marlene Kuntz se la sanno cavare anche con queste imposizioni.

Dopo la tournée teatrale vi siete riappropriati della dimensione rock. Anche in futuro pensate di fare entrambe le cose e magari vedremo dei Marlene diversi a seconda della tournée o della serata?

Sì. Alcuni lo sanno molto bene e già se lo aspettano, ma vorrei che anche gli altri che si aspettano solo la versione rock se ne facessero una buona ragione; per noi è necessario poterci esprimere in più modi; credo sia encomiabile un tentativo di progredire, pur con tutta la consapevolezza dei limiti nostri che ci fanno ben capire cosa possiamo e non possiamo fare. Cercavamo il silenzio... dimostra che potevamo fare questo show intimo nei teatri, abbiamo margini di miglioramento ampissimi e proprio per questo motivo abbiamo a disposizione due percorsi che sappiamo di poter gestire insieme a tutti gli altri: improvvisiamo spesso per colonne sonore e proiezioni di film muti, con Riccardo (Tesio) faccio dei reading, insomma siamo pieni di possibilità e di chances...

Avete musicato La signorina Else [film muto tedesco del 1928, di Paul Czinner]. Come è stata questa esperienza?

Fantastica, fantastica. Sta uscendo ora il DVD, che come gli altri DVD avrà la sua piccola e molto circoscritta fortuna, però mi permetto davvero di consigliarlo. Credo sia un ottimo viaggio: mettendolo in cuffia si può scegliere tra 4 take con sonorità completamente diverse a seconda della serata. Ogni volta improvvisiamo: sappiamo solo la nota con la quale suoneremo, ma per il resto sarà sempre ogni volta diverso. Per chi ama guardare un film, metterlo in cuffia e vederlo diverso a seconda della sonorità credo sia una gran cosa.

Immagino sia un lavoro difficile, bisogna stare comunque attenti alla sincronizzazione pur improvvisando.

Non così tanto, stiamo attenti ai cambi d'umore del film ma è impensabile, ci vorrebbe una partitura scritta rigorosissima, non credo neppure che i pianisti che svolgevano una volta quel lavoro [l'accompagnamento dal vivo alle proiezioni N.d.A.] facessero una cosa così attenta. Seguiamo le onde del film: ci sono momenti spensierati e cerchiamo di seguire quell'onda, poi il film diventa molto drammatico e il finale, completamente drammatico, è terreno fertile per noi.

State già lavorando a un nuovo disco?

Sì sì sì sì. Abbiamo iniziato otto giorni fa e abbiamo già sette pezzi. Siamo incredibilmente creativi, prolifici, sorprendentemente entusiasti e ancora più sorprendentemente pieni di energia. Non abbiamo mollato: sono due anni che suoniamo dal vivo e non siamo andati in vacanza, i tempi non lo permettono. I tempi non permettono neanche di dedicarsi a un album, perchè purtroppo quando si realizza un disco si impiega del tempo e si ha la consapevolezza che nel momento in cui sarà uscito un buon 60% della gente se lo andrà a prendere in rete, gratis. Laddove una volta tu chiudevi l'attività live e dicevi, "Bene, adesso faccio un disco, con calma, investo sul mio futuro, mi prendo quattro/cinque mesi" - noi ci prendevamo anche un anno, a volte, perchè eravamo pignoli -, ora che senso ha prendersi un anno di tempo? È come dire a un lavoratore di stare fermo un anno senza remunerazione, neppure con la cassa integrazione: "Stai fermo, medita, quando tornerai farai un lavoro fantastico". Non funziona più così, non solo per i Marlene Kuntz ma per chiunque. Per tutti.

Ti abbiamo visto esordire come autore letterario e recitare al cinema...

Recitare è una parola generosa...

.... però in un bellissimo film [Per colpa di Giuda di Davide Ferrario]

È vero.

... hai in cantiere altri progetti letterari?

Mi auguro di riuscire a ritrovare le energie per un romanzo. È una cosa che voglio fare e per cui sono tra l'altro ricercato. Visto e considerato che, se non vado in vacanza, alla fine, ci sto dentro, e comunque le costrizioni temporali, gli appuntamenti, costringono a fare... - quando tu procrastini, porti in là il tempo, alla fine ti rendi conto che spesso dici "Ma tanto c'è tempo" e non fai, mentre quando qualcosa incombe lo fai, spremi la tua creatività, ed è importante -..., sono fiducioso. Ormai sono in un'onda inarrestabile.

Cosa ci dobbiamo aspettare dal prossimo disco in studio.

Guarda, non lo so, non lo so. È una curiosità legittima, ma non la so fare quest'affermazione, questo proclama, perché troppe volte la delusione di vedere un certo tipo di reazioni riguardo a quello che noi avevamo realizzato, che giudicavamo e vivevamo con tale entusiasmo convinti di aver fatto qualcosa di fantastico, che tuttora giudichiamo fantastico convinti che il nostro percorso sia un ottimo percorso, e di leggere dichiarazioni sorprendenti di cui ora ci siamo fatti una ragione..., l'esperienza, insomma, mi consiglia di non dire niente; di sicuro stiamo facendo qualcosa che ci piace molto. Vedremo, poi condivideremo e cercheremo di capire.

A che punto è il lavoro?

Registreremo a dicembre. Abbiamo finito 7 pezzi e sono fiducioso che arriveremo a 12/13 che ci piaceranno. Per dicembre riusciremo ad avere almeno un ottimo disco di 9/10 pezzi; forse non riusciremo a registrare tutti i cantati in quella sessione, ma nei primi mesi del 2010, già a gennaio, credo. Se tutto andrà come pensiamo nei primi mesi dell'anno venturo avremo già chiuso le registrazioni, poi ci saranno i mixaggi e qualche pensamento... ma se tutto andrà bene con l'autunno del prossimo anno noi dovremmo avere il disco pronto.


E il progetto Beatiful?

I missaggi sono finiti da poco. Per la maggior parte li ha finiti Howe B a Londra, mandandoci i pezzi man mano che li concludeva; siamo stati talmente indaffarati da non poter seguire tutto, ma da un po' di tempo i Marlene quando lavorano è come se entrassero in officina: uno fa una cosa, un altro un'altra, e funziona molto bene. Il disco dei Beatiful dovrebbe uscire nei primi mesi del 2010; deve solo essere masterizzato.

I Marlene Kuntz come un'officina....

È un'officina al lavoro. Quando lavoriamo siamo in cinque, sei, sette persone coinvolte, tutte indaffarate nel portare avanti la propria competenza, anche solo nel cercare di suonare bene, certo, ma mentre fai un lavoro creativo ci sono mail a cui rispondere... sembrano cazzate, eppure il musicista è una persona e vive anche di questo: a meno che non ti chiami Bono e ci sono venticinque persone che le fanno per te, ma se lo fai tu ci sono tante, tante cose da fare. A volte è necessario avere fiducia che l'altro porti avanti qualcosa senza neppure democraticamente valutare tutti insieme se è giusto oppure no. Quindi, un'officina o un ufficio, forse ufficio è più calzante.

Luca "Lagash" Saporiti e Davide Arneodo vi hanno accompagnati in tournée. Li vedremo ancora con voi.

Siamo in sala prove adesso, tutti insieme. Volevamo che loro due ci raggiungessero una volta che i pezzi più o meno c'erano per poterli suonare tutti insieme. Ci interessa che il prossimo disco - questo lo so per certo - sappia di suonato, di band che sta suonando in quel momento, il più possibile.

di Tommaso Iannini
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