il FOLLE Arcano 0 (o XXII)

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Lucifero
00lunedì 6 febbraio 2006 11:47
L’Arcano rappresenta un giovane, a simbolizzare la sua avventatezza ed ingenuità, vestito come lo erano un tempo i buffoni o i danzatori che, con i loro lazzi e scherni, rallegravano il popolo e le corti dei principi.
Ciò è reso evidente dal copricapo di strana foggia cui sono appesi dei sonagli e dagli altri che adornano la sua giacca.
Con un sol piede l’uomo cammina con un sol piede ancora sul sentiero, mentre l’altro, che lo avanza, si trova al di fuori della via tracciata. Il bastone che impugna, anziché appoggiare sul solido terreno, affonda in una melma fangosa.
L’Arcano rappresenta quindi l’uomo che è dominato dalle sue passioni e che, volutamente, ha estinto in sé la luce dell’intelligenza razionale, in favore di uno stato diverso dell’essere.

Numero 0: Questa lama, nell’ordine progressivo degli arcani, non è distinta da alcuna cifra, né potrebbe esserlo, poiché il matto che rappresenta, essendosi sottratto alle immutabili leggi espresse dall’armonia, leggi espresse dalla numerologia, non ha “Nome” che è quanto dire né legge né regola. Alla Lama è attribuito il numero 0. E’ l’unico Arcano che non ha una collocazione precisa è, appunto, un jolly. Tradizionalmente viene collocato all’inizio della serie, come uno 0 matematico che dia inizio ad una serie numerica, o, al contrario, alla fine, imponendogli il numero 22, a conclusione di un processo iniziatico. E’ l’anello di congiunzione tra il primo e l’ultimo arcano e, al momento stesso, è il primo e l’ultimo arcano. E’ l’ alpha e l’omega: lo stesso attributo di Cristo.
Lettera Scin: Come immagine simbolica rappresenta la parte dell’arco dove la freccia viene scoccata sibilando. E’, in ebraico, il segno della durata relativa e del movimento che gli appartiene.
Esotericamente questo segno rappresenta il segreto della Grande Opera. E’ la trentunesima via dei Maestri della Kabbala (le 3 vie sono le 22 lettere geroglifiche ed i 10 numeri della decade Pitagorica, delle Sephiroth).

“La trentunesima via si chiama intelligenza perpetua e quella regge il Sole e la Luna e le altre Stelle e Figure, ciascuno nel suo orbe rispettivo. Ed essa distribuisce quanto conviene a tutte le cose create secondo la loro disposizione ai segni ed alle figure” (Abraham, “Libro del Mistero, Sepher Jetzirah)
La lettera Scin rappresenta la Luce Universale, la Luce astrale, l’Od dei Kabbalisti e da essa proviene la lampada magica con i suoi due poli ed il suo centro equilibrato. Quando il suo centro risplende appare come una face tra le corna del Baphomet e l’insieme composto dalle corna e dalla face richiama la forma di tridente che ha questa lettera, l’uomo – come il Ramingo raffigurato nel IX Arcano- dirige questa luce e con essa rischiara lo scabro cammino sul quale strenuamente procede, certo di pervenire sulla vetta dalla quale era ‘caduto’.

Quando, al contrario, egli lascia estinguersi questa lampada, privo della sua Luce l’uomo si perde nelle tenebre che lo circondano ed anziché ascendere il simbolico monte, i fiori allettanti che credeva cogliere ben presto si muteranno in sterpi e rovi, con le mani e i piedi lacerati incorrerà pure nel tremendo rischio di precipitare in qualche burrone.
L’uomo formula la Luce con la sua immaginazione, scrive Eliphas Levi, attira a sé forme sufficienti per dare forme convenienti ai suoi pensieri ed anche ai suoi sogni; questa luce l’invade se egli annega il suo intendimento nelle forme che evoca: non è più un illuminato, ma un pazzo.
La lettera Scin è tracciata in tutti i pentacoli kabbalistici che hanno per scopo l’adempimento di un desiderio, sia esso ispirato alla luce o alle tenebre. Scin è anche il segno che distingue il capro emissario nella Kabbala mistica.

Nell’Arcano che raffigura il Matto, le forze che il pentacolo posto sotto gli zoccoli del Baphomet (raffigurato nell’Arcano XV) esprime, hanno il sopravvento, ed il bruto subisce in tutta la sua tremenda potenza la fatalità di questa Luce.
Il Neofita che si presenta davanti al Grande Geroglifico per indossare la bianca veste –l’Olympiaca Stola dell’Iniziazione Iliaca, in seguito adottata dai Terapisti Esseni, dagli Orifici… simbolo dell’Apoteosi – era ben degno di questo supremo riconoscimento avendo inequivocabilmente dimostrato mediante le prove superate di avere raggiunto la completa padronanza non solo dei suoi atti ma, cosa ben più difficile, dei suoi stessi pensieri. In altre parole, l’Iniziato aveva raggiunto l’equilibrio nelle sue ideazioni, cause determinanti delle sue azioni.

Commento:Fino a quando l’uomo, con un supremo sforzo di libertà d’azione, non saprà svincolarsi recidendo tutti i legami delle passioni ( che lo avvincono al vorticare della Rota del Divenire dell’Arcano X), fino a quando non ristabilirà l’equilibrio che sconsideratamente egli, come il suo progenitore, ha sovvertito, non solo i rimorsi per il male compiuto per soddisfare il falso bene, il bene effimero insistentemente richiesto dall’egoismo, ma l’effetto stesso delle sue sconsiderate azioni non mancheranno di colpirlo in tutto il loro tremendo ma salutare rigore. Ecco ciò che esprime il cane o il lupo famelico che azzanna il Matto senza che questo, nella sua incoscienza, badi a difendersi. Solamente quando i morsi raggiungeranno parti vitali del suo organismo egli comincerà a rinsavire.

D’altra parte, l’interpretazione che completa la prima è quella che le si oppone: la follia del Matto lo eleva rispetto ai problemi e agli schemi del resto del mondo. Il Matto è felice perché tale.
Per fornire un’interpretazione completa possiamo dire che il Matto è tre cose simultaneamente:
E’, in primo luogo, lo sciocco nel senso più comune del termine e, in quanto tale, rappresenta il normale stato di consapevolezza dell’umanità. Non ha idea di dove i suoi passi lo stiano portando, di come sia fatta la vita. E’ colui che è perduto nell’ignoranza o nella eccessiva consapevolezza, che lo ha abbacinato.

Tuttavia, impone il secondo significato, il matto rappresenta l’iniziato, il discepolo, pronto a rischiare la vita per seguire la sua vocazione, la sua passione. Egli rappresenta la ricerca della verità e della conoscenza più importante tra tutte, quella del proprio ‘sé’. E’ colui che porta novità e che mette alla prova. Non dimentichiamoci che il giovane rappresentato, che prosegue e non bada a dove cammina, sta proseguendo sul ciglio di un baratro, una scogliera. Potrebbe cadere di sotto al minimo soffio di vento, ma è così preso dal suo viaggio da non curarsene.

Inoltre, è l’illuminato che pare pazzo agli occhi del mondo perché vive in completa libertà, non ha un’identità individuale, per questo, che gli viene attribuito il numero 0. Non è imprigionato in nessuno schema: è completamente libero di giocare.
Quella del Matto è la via dello sviluppo dell’Ego, è quella goccia di divinità che ha cercato l’esperienza attraverso il coinvolgimento della materia.


Interpretazione secondo il Wirth:
Impulsività, Incoscienza, Alienazione, Influenza lunare passiva.
-Passività, abbandono assoluto, riposo, rinuncia ad ogni resistenza, noncuranza, incoerenza, responsabilità. Qualità di medium, istintività.
-Nullità, incapacità di ragionare e di dirigersi, abbandono agli impulsi ciechi, automatismo. Incosciente sregolatezza. Stravaganza. Punizione ineluttabile di atti insensati, rimorsi vani, Annientamento.

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