Officina della poesia "Nicola Imbraguglio" Laboratorio poetico

Franca Mancinelli

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    apassoleggero
    Sesso: Femminile
    00 16/04/2012 23:45
    da Mala Kruna


    smetto di piangere solo
    quando il motore è acceso:
    le immagini scorrono, chiudo gli occhi
    nel sedile dietro mentre guidi
    sulle strade in collina dove il cielo
    traspare dalle foglie.
    Non farti accorgere, non dirmelo
    che la fuga s’è chiusa in un cerchio,
    non darmi questo mondo fermo
    di cose intonacate e appese
    se mi abbracci non posso
    dare la guancia al buio, ti chiedo
    lasciami come un gatto lontano
    alla svolta, sul ciglio di una strada
    dove s’aprono valli
    di viti e ulivi e non trovo la casa.


    ***


    quanto paziente ostinato amore
    nel gesto che fai di muovere passi
    avanti e indietro nella sala, mentre
    col braccio e un ginocchio fingi
    di addolcire una cuna sulla sterrata

    come dondola il mondo e le cose
    di nuovo tremano, anch’io
    sarò nel buio.


    ***


    e la ragazza arco
    appoggia un piede in aria e congiunge
    costellazioni di non generati
    al grido che ha rotto ora le acque,
    appesa la pelle a un ramo cattura
    il vento, è una busta della spesa
    di desideri altrui
    svaniti in uno sguardo

    nel treno del mio sangue
    salite


    ***


    vorrei con le parole aprirti
    questa vita come una mano
    che sul tavolo capovolta
    aspetta d’essere riempita
    stretta nella tua. Vorrei la lingua
    a chiudere ogni foro, a intonaco
    di questo intreccio di sterpi bruciati.
    Saremo due camicie
    appese l’una dentro l’altra
    per una stagione intera
    dove la penombra ha immerso
    l’amo negli inverni.


    ***


    qua dove ogni parola è ramo rotto
    albero di musica in riva al mare

    quale piaga insieme siamo
    distanti

    solo arsa saliva pesto petto,
    ma se gli occhi appoggiassero ai tuoi occhi
    ogni nodo al sangue sarebbe fiocco.


    ***


    mentre mi scucio e frano
    lui bagna il dito sulla lingua e punta l’ago
    nell’aria che mi salda.


    Ha fatto uno zaino di me in un giorno
    l’amore in petali sul pavimento.
    Quand’era fondo il silenzio cantava
    goccia caduta dentro le costole


    si può respirare dalla sua bocca
    come l’annegato e camminare
    pestandogli i piedi,
    ma le gambe vorrebbero fluttuare
    come alghe al suono della sua voce


    e lui continua a spingere la culla
    il suo corpo come un pollice.


    Fors’è annodato alle sue dita questo
    gomitolo che srotola e svanisce.


    ***


    vorrei con le parole aprirti
    questa vita come una mano
    che sul tavolo capovolta
    aspetta d’essere riempita
    stretta nella tua. Vorrei la lingua
    a chiudere ogni foro, a intonaco
    di questo intreccio di sterpi bruciati.
    Saremo due camicie
    appese l’una dentro l’altra
    per una stagione intera
    dove la penombra ha immerso
    l’amo negli inverni.


    ***


    il passo sui binari del suicida
    svuota le bocche e spezza
    le redini di affetti incontrollati.
    Ora l’infante potrà camminare
    con l’equilibrio che porta le braccia
    a sollevarsi inermi dalla terra.
    È un giorno strabico, e le persone
    s’affacciano sul proprio sangue fermo
    chiedendo dove sbuca la corrente
    che spinge rossa e perfora gli occhi.
    L’obitorio è un lago calmo: le barche
    ovali come il seme di una donna,
    la carne dove dorme sempre un figlio.


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    tzitzeraz
    Sesso: Femminile
    00 20/04/2012 18:18


    una scrittura fortemente asciutta e originale che mi ha scosso e emozionato


    grazie Anna, per le tue antenne

    [SM=g11600]
    Nina


    "Ogni cavallo ha il suo modello di battaglia"
    Alda Merini