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liriche liberamente ispirate al libro "LOLITA" di Vladimir Nabokov


OSSESSIONE PER UNA NINFETTA
(liberamente ispirata al libro LOLITA di V. Nabokov)


Spiccava col suo giovane corpo e l’aria da bambina

tra la gente ignara,

quel piccolo micidiale demonietto,

inconsapevole anche lei del proprio fantastico potere.

Mi guardò col suo visino indecifrabile di ragazzina tredicenne

come se mi avesse letto il desiderio negli occhi

fino ad intuirne la profondità,

e nel preciso momento in cui i nostri occhi s’incrociarono,

tra di noi si stabilì subito un’intesa

capace di annullare in quell’attimo qualunque barriera

ed io non avrei potuto abbassare gli occhi

neanche se fosse stata in gioco la mia vita.

La sfiorai ma senza osare toccarla,

respirai intensamente quella sua delicata fragranza

che sapeva di borotalco,

e da quel punto così vicino eppure disperatamente lontano,

ebbi per la prima volta la consapevolezza,

chiara come quella di dover morire,

di amarla più di qualsiasi cosa avessi mai visto

o potuto immaginare,

e di voler essere il primo ad assaporare quel piacere proibito

che soltanto la mia giovanissima dea dell’amore

avrebbe saputo offrirmi

in un paradiso illuminato dai bagliori dell’inferno.

Un uomo normale,

forse per vergogna o sensi di colpa,

scaccerebbe via dalla propria mente simili pensieri.

Bisogna essere artisti,

eterni bambini sempre in volo senza logica né equilibrio,

folli di malinconia e di disperazione,

di solitudine e di tenerezza

per lasciarsi totalmente trasportare e tormentare

dalla magica ossessione per quella ninfetta.



ASSENZA
(liberamente ispirata al libro LOLITA di V. Nabokov)


Bastava un tuo sorriso

per mostrarti bella dentro e fuori

come un inno alla grazia,

malgrado le tue smorfie ed i tuoi capricci,

desiderabile, né donna e né bambina, favolosa e splendida

con la tua travolgente sensualità acerba

mista di malizia e d’innocenza.

Eri un cucciolo indifeso tra le mie braccia,

non riuscivi a tirare fuori la donna che stava nascendo in te.

Di quella mia incantevole lolita

che mi aveva stregato persino l’anima

fino a possedermi del tutto,

e del suo sconvolgente modo di essere,

non mi rimane ora che l’eco di un coro di fanciullesche voci

udite in lontananza e perdute per sempre

come foglie morte sparse lungo il sentiero

in una stordita calma irreale.

È la mia fine come uomo,

l’apice della mia ispirazione come artista.

La mia vita è ormai alla deriva nelle tue mani di bambina,

legata a te da un cordone ombelicale

obbedisce al tuo volere senza più orgoglio, senza dignità.

Mi tormenta l’immagine dei tuoi coetanei

che posano i loro sguardi carichi di desiderio

sul tuo giovane corpo.

È folle il pensiero che la tua verginale bellezza

appartenga esclusivamente ad un uomo della mia età

ma più ti sento irraggiungibile

e più cresce in me il desiderio di averti.

Come un vecchio mendicante ormai solo ed esausto,

chiedo ancora ad una ragazzina che non ha colpa,

l’elemosina d’un amore che mai potrà darmi.

Un amore impossibile, assurdo, folle

incomprensibile, a senso unico, non corrisposto

ma pur sempre un amore!

Forse sono posseduto dal diavolo

o forse ho solo qualche rotella fuori posto

è tutto così assurdo e illogico

ma io credo di amarla.